Morta una Spea se ne fa un’altra. Spea è la società di ingegneria di Autostrade per l’Italia (Aspi) della famiglia Benetton che avrebbe dovuto controllare lo stato dei circa 3 mila chilometri della rete, in modo particolare ponti, viadotti e gallerie. Dopo di che avrebbe dovuto segnalare i punti critici, programmare gli interventi e gli investimenti necessari e eventualmente sollecitare la casa madre nel caso in cui quest’ultima avesse ritardato i lavori. Spea avrebbe dovuto essere, in sostanza, l’occhio vigile sulle autostrade e il braccio armato della società concessionaria se solo quest’ultima avesse voluto onorare il contratto con lo Stato e per questa via con i clienti-automobilisti.
La tragedia del ponte Morandi di Genova (14 agosto 2018, 43 morti) e le inchieste successive dimostrano che Spea ha fatto esattamente il contrario. Una sentenza recente della Cassazione riguardante tra gli altri la posizione dell’ex amministratore delegato, Antonino Galatà, ha chiarito in modo esemplare la faccenda: “Non fare i controlli, da parte di Spea era una scelta strategica”. Con quale scopo? Fare soldi.
Il compito vero di Spea era chiudere gli occhi per assecondare la volontà dei manager di Aspi, tutti protesi a massimizzare i profitti dei padroni di Autostrade, a cominciare dai Benetton. Tradendo il suo mandato, Spea faceva ispezioni all’acqua di rose, camuffando i dati sensibili, occultando le criticità, chiudendo gli occhi sui pericoli per evitare che i “signori padroni” dovessero tirar fuori i quattrini necessari per i lavori.
Caduto il ponte di Genova e crollato con esso un sistema sconsiderato di potere e di gestione autostradale, i vertici di Aspi hanno provato a rifarsi una verginità addossando proprio a Spea tutte le colpe. Spea è diventata la vittima sacrificale da offrire in pasto a giornali e magistratura nella speranza di occultare il più possibile le responsabilità che coinvolgono il management di Autostrade, la holding Atlantia e infine la proprietà Benetton: Spea è stata prima svergognata e poi garrotata sulla pubblica piazza dagli stessi che fino a un attimo prima se ne erano serviti.
A novembre 2019 le ricchissime commesse per le ispezioni autostradali sono state sottratte da Autostrade a Spea e passate ad altri: l’italiana Proger, società di ingegneria in espansione guidata da Marco Lombardi, zeppa di nomi famosi. Come il presidente Chicco Testa: ex dirigente di Verdi, Pci e Pds, deputato, ex presidente di Enel, ex amministratore di Rotschild. O come l’ex colonnello dei carabinieri Giuseppe De Donno e la società di sicurezza e intelligence G-Risk. O come il consigliere Roberto De Santis, salentino ed ex del cerchio magico di Massimo D’Alema, ex vicepresidente della influente London Court, sede al numero 49 di Piazza Navona, ex consigliere della Avelar Energy, società dell’oligarca russo del gas Viktor Vekselberg.
Proger è entrata in associazione temporanea di impresa con la potente Bureau Veritas francese, da cui ha ottenuto molte di quelle importanti referenze tecniche che per una società di ingegneria sono tutto. In più, per la parte riguardante in particolare le gallerie, alcune ispezioni sono state affidate da Autostrade alla Rocksoil di Pietro Lunardi, ex ministro delle Infrastrutture all’inizio degli anni Duemila con Silvio Berlusconi.
Privata della sua principale ragione sociale, oggi Spea è un guscio vuoto. Un centinaio dei circa 700 dipendenti, soprattutto ingegneri, sarà trasferito ad Aeroporti di Roma, alcune centinaia passeranno ad Aspi, altri sono stati pre-pensionati o indotti a farsi da parte, mentre i più coinvolti nelle malefatte passate sono stati congelati ai loro posti in attesa delle inchieste.
Eppure dopo aver ucciso Spea, Autostrade la fa rivivere. L’amministratore e direttore Roberto Tomasi sta assumendo ingegneri, circa un migliaio da ora al 2023, “per il progetto di costituzione della Newco di Ingegneria e Realizzazione nell’ambito di Autostrade per l’Italia”. In pratica Autostrade sta facendo una Spea 2 senza la parte riguardante le ispezioni e la sorveglianza della rete.
Si possono fare solo ipotesi sulla vera natura della Spea nuovo modello. Prima ipotesi: Autostrade sa per certo che, nonostante il crollo di Genova, di riffa o di raffa resterà in partita e si prepara al dopo con una sua nuova società di progettazione e direzione lavori. Seconda ipotesi: Spea 2 potrebbe allearsi o fondersi con Proger e, magari con l’intervento della Cassa depositi e prestiti, potrebbero far nascere un supercampione nazionale di ingegneria. Ultima ipotesi: Aspi potrebbe cedere al miglior offerente Spea 2 dopo averla fatta rinascere dalle ceneri di quella vecchia di cui sta vampirizzando le preziose referenze tecniche acquisite nel corso di decenni.