Parte la nuova media partnership a cui Il Fatto aderisce: The Signals, una rete di media indipendenti (oltre al nostro giornale, Mediapart, Die Zeit, RadioFrance, Basta, MiamiHerlad, McClatchy, NRC ed El Mundo) che realizzerà esclusive sulla base del lavoro di whistleblower “selezionati”. Un abstract della prima inchiesta sarà disponibile online già oggi alle 17, in contemporanea con gli altri media. Domani invece la pubblicazione sul giornale
Rivelano crimini, abusi, corruzioni e lo fanno a loro rischio e pericolo, perché spesso vengono licenziati, finiscono in galera o, addirittura, ammazzati. Si chiamano whistleblower. Per proteggerli è stata creata una nuova organizzazione: Signals Network che ha creato partnership con vari media internazionali. Per l’Italia ha scelto il Fatto Quotidiano. Abbiamo chiesto alla direttrice esecutiva di Signals, Delphine Halgand-Mishra, di discutere il suo lavoro.
Che tipo di aiuto concreto Signals Network offre ai whistleblower?
Signals è un’organizzazione non profit franco-americana che fornisce supporto a whistleblower selezionati che hanno contribuito a rendere pubblici abusi significativi, come Rui Pinto, il whistleblower di Football Leaks. Possiamo fornire questa assistenza in 11 nazioni, Italia inclusa. Possiamo offrire aiuto legale, sicurezza delle comunicazioni, rapporti con i media, supporto pubblico, sostegno psicologico e anche un posto dove poter stare temporaneamente al sicuro.
I whistleblower spesso chiedono aiuto alla stampa che però, per la maggior parte, è nelle mani di grandi aziende. Nel creare partnership, Signals Network dà rilevanza a questo fattore?
Lei ha ragione, la concentrazione dei media e/o la mancanza di completa indipendenza sono una grave minaccia alla libertà di stampa. Abbiamo scelto media partner che appartengono a un largo spettro di opinioni politiche, con un numero significativo di lettori e con una tradizione nel giornalismo d’approfondimento e con alti standard professionali. I nostri media partner hanno creato un sistema che consente di ricevere tutti contemporaneamente le stesse informazioni dai whistleblower. Questo sistema protegge le informazioni da potenziali interessi di stato o privati che possano influenzare la posizione editoriale di un particolare media: poiché tutti ricevono tutto allo stesso tempo, le rivelazioni del whistleblower non possono essere messe a tacere da interessi esterni.
Perfino le democrazie europee garantiscono pochissime protezioni ai whistleblower. L’Italia è all’inizio. Cosa pianifica Signals per rafforzarle?
I prossimi mesi sono cruciali: i Paesi europei hanno fino al 2021 per recepire nelle loro leggi la direttiva europea sulla protezione dei whistleblower, votata dal Parlamento europeo. Questa direttiva non è perfetta, ma è un grande passo in avanti nella protezione delle fonti giornalistiche. Quindi io invito tutti i cittadini europei a tenere gli occhi ben aperti su come i loro parlamenti recepiranno questa direttiva a livello nazionale. Con una grande rete di organizzazioni della società civile, stiamo monitorando il comportamento dei governi europei in materia. Quando Rui Pinto è finito in prigione in Portogallo, per esempio, sono andata a incontrare il ministro della Giustizia portoghese. Oggi Rui Pinto è libero anche grazie all’organizzazione Signals.
Prima inchiesta domani
Parte la nuova media partnership a cui “Il Fatto” aderisce: The Signals, una rete di media indipendenti (oltre al nostro giornale, Mediapart, Die Zeit, Radio France, Basta, Miami Herlad, McClatchy, NRC ed El Mundo) che realizzerà esclusive sulla base del lavoro di whistleblower “selezionati”. Un abstract della prima inchiesta sarà disponibile online già oggi alle 17, in contemporanea con gli altri media. Domani invece la pubblicazione sul giornale