Sostiene di non poterne più di vedere la sua Forza Italia ormai ridotta a scendiletto di Matteo Salvini. Per questo il senatore azzurro Vincenzo Carbone ha rotto gli indugi e ha infine deciso di fare il grande salto approdando tra le braccia di Matteo Renzi. Con un triplo salto carpiato destinato a fare rumore. Perché la sua scelta fa gongolare Italia Viva che adesso si vanta di rafforzare i numeri risicati della maggioranza a Palazzo Madama. Anche se resta il sospetto che il sovranismo della Lega tanto inviso a Carbone o la tenuta del governo Conte II, poco c’entrino con la decisione dell’azzurro di cambiare casacca: il senatore infatti la prossima settimana rischiava di essere sfrattato senza molti complimenti dallo scranno che occupa dal 2018. Abusivamente almeno a sentire il patron della Lazio, Claudio Lotito, che ha fatto di tutto per vedersi riconoscere il posto che – sostiene – spetti invece a lui in base a un complicatissimo ragionamento di resti e quozienti. Ma pure a sentire l’attuale sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro di LeU, anche lui tra i candidati non eletti alle Politiche che hanno fatto ricorso di fronte alla Giunta delle elezioni di Palazzo Madama. Da cui si attende una decisione dopo oltre due anni di discussioni infruttuose.
Ora però si sono concluse anche le operazioni di riconteggio delle schede, almeno quelle che nel frattempo non sono andate distrutte. Il risultato è univoco e condanna Carbone: a voler tener fede ai calcoli e alla correzione dei verbali di quasi 500 sezioni passati ai raggi x, non sarebbe mai dovuto entrare in Senato. Dove invece avrebbe buon diritto di approdare De Cristofaro. Ma c’è un ma: perché al netto dei calcoli, delle prove di resistenza e pure dei pareri dei costituzionalisti acquisiti agli atti, la partita resta tutta politica. E la mossa di Carbone proprio a ridosso della decisione ha sparigliato le carte: Italia Viva a cui ha aderito l’altro giorno, in Giunta conta molto oltre il suo peso specifico in Senato, con i suoi tre rappresentanti detiene una sorta di golden share che potrebbe risultare decisiva per un esito a suo vantaggio. Forse così si spiega la folgorazione dell’ormai ex azzurro sulla strada di Rignano.
A conti fatti sia con la conferma del seggio di Carbone sia con il subentro di De Cristofaro, la maggioranza acquisterà un senatore in più. Ma uno non vale uno. Il passaggio di Carbone a Italia Viva, oltre che nell’imminenza della decisione sul suo seggio, è avvenuto anche all’indomani della decisione del suo amico Armando Cesaro, (erede di Giggino ’a Purpetta) di non correre alle Regionali, nonostante la valanga di voti presi nel 2015: lo ha fatto in aperta polemica con Matteo Salvini che avendo dovuto digerire la candidatura per la presidenza della regione di Stefano Caldoro di Forza Italia ha preteso almeno di mettere il veto sui Cesaros. Che non l’hanno presa affatto bene e con loro anche i fedelissimi tra cui è da sempre iscritto Carbone. Nel partito azzurro in Campania già alle prese con una campagna elettorale tutta in salita, ora si teme il peggio. Ossia che la mossa del cavallo del senatore ormai renziano prefiguri un emorragia di voti (quelli tradizionalmente mobilitati dai Cesaro) per Forza Italia, a tutto vantaggio di Enzo De Luca che è appoggiato anche da Italia Viva. E così sulla decisione che compete alla Giunta si gioca una partita che va certo oltre la questione del seggio al Senato. Lo sa pure Lotito che finora ha sperato. “La maggioranza – dice il suo portavoce Arturo Diaconale – ha tutto l’interesse a difendere il seggio del senatore Carbone. A dimostrazione che ormai, come è diventata abitudine, le ragioni di opportunità politica prevalgono su quelle giuridiche”.