Il piano era questo. Un detenuto doveva aprire la porta della cella usando dei ganci. Poi si sarebbe entrati nell’aula utilizzando una copia della chiave. Praticando un’apertura saremmo sbucati nell’ufficio del maresciallo. La porta. La strada. La libertà. Era settembre del ’62. Venni a sapere che il maresciallo aveva chiesto un giorno di permesso. (…) […]
Grazianeddu fugge di nuovo: “Così evasi le altre nove volte”
L’eterno latitante - Mesina, “re del Supramonte”