Reinhold Messner - Nuove vette a 76 anni

“L’Italia è incerottata. E ora ho l’età per fare il senatore a vita”

6 Luglio 2020

Reinhold Messner è ancora un giovanotto. “Ho 76 anni, sono un vecchietto. Potrei fare il senatore a vita”.

Vorrebbe?

Beh il mondo un po’ lo conosco. Ho scarpinato ovunque, credo di essere atterrato nelle viscere di un centinaio di Paesi e aver scalato tutte le loro cime.

Tremilacinquecento spedizioni, in vetta su tutti gli ottomila metri del pianeta.

Il senso di una sfida che non muore mai.

Ora, placido, sta nel Castello di Juval in val Venosta. Da lassù come vede l’Italia?

Tutta ancora incerottata dal Covid. Senza però la passione di una volta, quella voglia che ci mangiava al tempo del dopoguerra. Era una sensazione collettiva di voler sfidare la povertà e vincerla, di cercare il futuro ovunque e in qualunque condizione.

Ma quello era il dopoguerra!

È vero, il contesto non è paragonabile. Però il coronavirus sta cambiando il mondo sotto i nostri occhi.

Cambia l’idea di Stato.

La pandemia ha distrutto i legami internazionali e rinchiuso tutti nella propria casa. Nei tre mesi più feroci della pandemia l’Europa si è dissolta. L’Italia ne ha avuto una percezione diretta, immediata. Perciò quel che si immagina oggi col Recovery Found è la risposta obbligata, giusta, adeguata. La Merkel sta facendo un gran lavoro.

Lei è un grande estimatore della Cancelliera.

La conosco bene, viene a passeggiare da me. È una statista, si rende conto che siamo alla prova finale e non c’è un girone di ritorno.

La Merkel ha l’energia che manca all’Italia?

La disciplina degli italiani durante il lockdown è stata encomiabile. Il problema è che a quella disciplina ora non corrisponda un’energia vitale per guadare il torrente della crisi. Sono acque profonde dentro le quali si può morire.

La passione manca.

Da alpinista ho praticato il metodo della rinuncia: all’aria quando scarseggiava, al cibo quando mancava. La rinuncia è la capacità di aggredire la crisi, di approfondire la conoscenza del sacrificio, e poi di saperlo gestire.

Ma se non c’è passione dove si trova la capacità di affrontare il sacrificio?

Il sacrificio è un effetto collaterale della passione. Quanto ingegno ci metti, quanta fatica e dedizione impegni per raggiungere il traguardo? Quanto sei disposto a rinunciare pur di arrivarci? Se è modesta la dose d’ingresso, anche il forfait sarà dietro l’angolo.

L’Italia è mollicciona.

Io sono figlio del boom del dopoguerra. La vita l’abbiamo mangiata con le mani, aggredita, conquistata. C’è questa voglia in giro oggi?

Solo i cinesi sembrano averla.

Infatti gli Usa saranno sconfitti dalla Cina. E quel mondo lì sarà egemone. È nelle cose, e anche nella capacità dei cinesi di avanzare senza aprire conflitti armati. Non guerreggiano con le armi ma con i mercati. Cos’è la via della Seta se non un corridoio che attira ed espande? In Pakistan hanno realizzato un porto grande quanto dieci dei nostri.

La sua diagnosi è infausta.

Io invece penso che sarà possibile un nuovo Rinascimento.

Dopo tutto il Rinascimento seguì a una grande pandemia.

L’ingegno ce l’abbiamo, il talento è nel dna, lo spirito d’avventura non ci manca. Io sono sudtirolese: sei chilometri da qui e guardo l’Austria, volto lo sguardo e vedo l’Italia. Il vizio che divide nord e sud d’Europa è l’idea che il litigio possa divenire un sistema di relazione, che il governo debba essere obbligatoriamente figlio di un litigio, che anzi la litigiosità sia una virtù necessaria. Chi non litiga sparisce dal confronto pubblico, perde posizioni, riduce la propria reputazione. Quando la classe politica capirà che il litigio è un vizio inescusabile, che brucia il credito internazionale e soprattutto non risolve i problemi, allora la strada sarà in discesa.

L’Italia è tutta scucita.

L’ago e il filo ci sono. Bisogna metterci la testa e poi adoperare le mani per ricucirla.

Più facile arrampicarsi sull’Himalaya.

Ogni cosa impossibile è poi alla nostra portata.

Lei sarà senatore a vita.

Lei dice?

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