L’autunno scorso, ad Atreju festa di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni organizzò un dibattito sul mio libro Il gesto di Almirante e Berlinguer centrato sul tema dell’interesse nazionale che negli anni 80 convinse i due leader storici, pur da posizioni conflittuali di destra e di sinistra, a collaborare nella lotta contro il terrorismo. Sul palco, assieme a Ignazio La Russa c’erano anche Walter Veltroni e Bianca Berlinguer, a dimostrazione di una visione politica rigorosa nei principi, ma aperta al dibattito che ogni giorno di più sondaggi alla mano, indicano la Meloni come la leader non solo della destra italiana, ma anche dell’opposizione, in un futuro meno lontano di quanto si pensi.
Nei giorni del negoziato a Bruxelles ha fatto molto discutere la sua frase: “Se Conte difenderà l’interesse italiano ci troverà al suo fianco”, completata ieri da un giudizio che è sembrato più sospeso che negativo (“abbiamo tifato per l’Italia, ma si poteva fare di più“) sui risultati ottenuti dal premier in Europa. Parole che nel confronto con le consuete esternazioni da bar di Salvini (“Una fregatura grossa come una casa”) hanno suscitato il solito stucchevole vespaio sulle divisioni nel destracentro.
Differenze che se pure esistono (vedi le dolci espressioni di Berlusconi sui 209 miliardi ottenuti) non impediscono alla coalizione di mietere successi nelle elezioni regionali. Con concrete possibilità di piantare altre bandierine vittoriose nel prossimo turno di settembre. Se dunque l’opposizione a questo governo di Fdi, in Parlamento e nelle piazze, prevedibilmente non arretrerà di un centimetro, non è detto che non si possa sviluppare in parallelo un dibattito sul tema dell’“interesse italiano”.
Di come in una fase così difficile per il Paese tutto, destinata a protrarsi nel tempo, culture politiche diverse e opposte possano dare il loro sostegno alla coesione nazionale e quindi alle istituzioni democratiche. Come 40 anni fa seppero fare Almirante e Berlinguer. Cosa ne pensa Giorgia Meloni?