Gli spiccioli dei sovranisti
Sapete chi è quello a sinistra (nella foto)? Geert Wilders. Olandese. Salvini ne è il principale sostenitore. Il motto di Wilders? Uguale a quello di Rutte, anzi peggiore: “Neanche un centesimo agli italiani”. Votare Salvini convinti che farà gli interessi degli italiani è come comprare Libero convinti che farà informazione libera. Aprite gli occhi!
Più sottovalutano Conte, più lui vola
Sabato, durante la puntata di In onda estate, prima che Salvini scappasse con consueto coraggio ho ricordato alla sua tifosa che Conte era il politico più amato dagli italiani. Ella (Chirico) si è messa a ridere dicendo che non era vero. Sono fatti così: i sondaggi, per loro, sono attendibili solo quando li danno vincenti.
Me il punto non è solo questo. Conte, da anni, viene sottovalutato. Ed è la sua fortuna, perché con certa opposizione e certo giornalismo può star tranquillo. È uscito su Repubblica un sondaggio di Demos che stupisce solo chi vive su Marte: il presidente del Consiglio degli ultimi 25 anni (quindi di tutta la seconda Repubblica) più apprezzato dagli italiani è Giuseppe Conte. Dietro di lui Silvio Berlusconi (?) e Romano Prodi. Allo stesso tempo però Berlusconi viene indicato come il peggiore inquilino di Palazzo Chigi. Il podio dei disastri è completato da Mario Monti e (ovviamente) Matteo Renzi. Più sottovalutano Conte, più lui vola. Ma tanto mica la capiscono.
Rutte, il Gianburrasca gonzo
Era da tempo (a parte Renzi e Salvini, ma loro non contano nulla) che non si vedeva sulla scena politica europea un concentrato di miopia, incapacità, miseria e arroganza a caso come questo Rutte. Una sorta di Gianburrasca gonzo. In attesa di capire di che morte economica moriremo, le sue colpe storiche sono già totali e immonde. Si vergogni.
Il “caso Scanzi” a Piombino
Continua la saga “Caso Scanzi a Piombino”. Addirittura è l’apertura del Tirreno. È tutto meraviglioso! Daje Lega, vola sempre più in basso come sai fare solo tu.
Il capolavoro di Conte e i soliti sciacalli
Capolavoro. È quello che ha ottenuto Giuseppe Conte dopo una trattativa durissima, in cui l’Europa (e quindi l’Italia) si è giocata tutto. L’ufficialità è arrivata alle 5.32 di stamattina, al quarto giorno di plenaria. Per una volta, l’Europa non si è rivelata soltanto una mera realtà geografica.
Ieri sera, all’ora di cena, quando i profili dell’accordo sono parsi chiari, persino alcuni detrattori storici del Presidente del Consiglio hanno dovuto ammettere a denti stretti: “Se finisse così, sarebbe un’innegabile vittoria per Conte”. Infatti certi programmi di propaganda destrorsi, ieri sera, erano tristi come Renzi dopo il meraviglioso 4 dicembre 2016. E vedere le loro facce idiotamente bastonate era sublime.
L’Italia porta a casa addirittura più di quanto si sperasse a maggio, quando il Recovery Fund (fortemente voluto da Conte) era giusto un’idea vaga di salvadanaio multiuso. Nello specifico, il nostro paese perde 3,8 miliardi di aiuti diretti rispetto ai previsti 85.2 a fondo perduto, fissando l’asticella a 81,4. Ma ne guadagna 38 in prestiti, che nella nuova versione salgono a 127 miliardi (previsti 89 circa). Dei 750 miliardi europei, poco meno di 209 (dovevano essere sui 174) andranno al nostro Paese, primo beneficiario del Fondo davanti alla Spagna. Per l’esattezza il 28% del Recovery Fund.
Nelle prossime ore vedrete – da parte dei soliti casi umani – la consueta sfilata putrida di disonestà intellettuale. Pur di non ammettere che Conte ha fatto un capolavoro, diranno di tutto. Come lo hanno detto durante la pandemia. Come lo hanno detto dopo Autostrade. Eccetera. Oggi dovremmo essere felici tutti, ma certe beccacce – pur di veder politicamente morto Conte – auspicherebbero financo il trapasso del paese.
Anche solo due giorni fa, con quella sciagura ambulante chiamata Rutte messasi di traverso, un accordo così pareva impossibile. Invece è arrivato. Certo, i “paesi frugali” ottengono in cambio sconti e agevolazioni assai discutibili, ma le trattative estenuanti sono così: si prende e si dà. Si chiama realtà, e la realtà è come la politica per Rino Formica: “sangue e merda”. Tutto il resto è pippa mentale o propaganda, oppure entrambe le cose (cioè Salvini).
Ci attendono mesi duri, scelte faticose, battaglie tremende. Sarà una lunga lotta: per i cortei è presto. Ma – nella tempesta – meglio di così non poteva andarci, e menomale che a Palazzo Chigi c’è un galantuomo. E non certi sciacalli.
Per Salvini l’emergenza post-Covid non si cura col Recovery Fund ma coi panzerotti
Ennesimo capolavoro di Salvini, che in questo video straziante dice la sua sui paesi frugali, regalandoci un concentrato puerile di stereotipi e deliri politici. Molto bello il passaggio in cui, ovviamente senza mascherina, sputazza sul piano di lavoro della signora che sta cucinando. Son soddisfazioni.
Affascinante, in particolare, la sua contrapposizione tra le bellezze (enormi) della Puglia e “l’andare a chiedere l’elemosina col cappello in mano in Europa”. Ma che c’entra? Qual è il nesso? Evidentemente, per il Cazzaro Verde, l’emergenza post-Covid non si cura col Recovery Fund ma coi panzerotti. La sua pochezza contenutistica è commovente.
Por’omo.
A’ Daniè, stacce
Se aspetti che qualcuno applauda te, Santanché, stai fresca. Non conti politicamente una mazza e hai meno fan di Bechis: stacce.
Persino gli alieni hanno capito
Lei è Elena Murelli. Deputata della Lega. Oggi, seguendo pari pari il suo capo, è arrivata a dire alla Camera: “Per tenervi le poltrone, importate il Covid“. Pd, Leu e M5s hanno abbandonato l’Aula. E gli alieni, una volta di più, hanno capito perché non abbia alcun senso invaderci.
Quanta pora gente che esiste al mondo, mamma mia.
Parla come mangi
Ieri, al Senato, Salvini (citando male e a caso il filosofo Ludwig Feuerbach) ha detto: “L’uomo è ciò che mangia, se l’uomo mangia male vive male”. Una frase che, detta da lui, suona come “L’uomo è ciò che racconta la sua pettinatura” detta da facci, oppure “L’uomo è ciò che compra” pronunciato da Moggi. In ogni caso, per una volta sono d’accordo: L’uomo è ciò che mangia. E Salvini, che forse ha un futuro come nuovo Mengacci, sta lì a dimostrarlo.