Il nuovo libro di Antonio Padellaro, La strage e il miracolo, 23 gennaio 1994, è fatto di materiali che di solito non si trovano in un libro di narrazione o in un libro documentario. Prima di tutto il volume vibra di una tensione che non smette mai e che quasi sentite nelle mani mentre leggete. È la tensione dello stadio, della partita e dell’immensa energia dei tifosi.
A questa strana materia, molto vissuta e poco analizzata persino dagli scrittori di strada (quelli che adorano stare nel fatto e vogliono appartenere alla folla) Padellaro dedica tre cose insolite: una scrittura martellante, come detta da un radiocronista, una corsa continua che muta dettagli e comportamenti, anche mentre leggete. E la passione cieca e totale del tifoso da cui rifiuta di prendere le distanze, incurante della sua reputazione di uomo colto e di giornalista di fatti e documenti mai riscaldati dalla presa di possesso della verità. Questa parola, verità, ci porta avanti nel sapere come maneggiare questo libro costruito intorno a una festa che deve diventare tragedia. Ma ciò che non accade, ci spiega l’autore-testimone, non uccide come previsto, ma accade lo stesso. Infatti la parola verità, che sto usando per queste pagine, funziona anche in un modo senza precedenti. L’autore-indagatorenarratore, con tutta la sua famiglia, è sul posto, ideale per un grande giornalista, se la tragedia preparata e prevista non fosse una strage. Per questo nel titolo è compreso la data di un giorno che stava per squarciare la storia italiana con l’esplosione di un intero stadio (lo stadio Olimpico di Roma) durante una partita della Roma (Roma-Udinese). La spiegazione dell’evento inaudito è semplice: la mafia, al suo meglio, e confortata dai successi di mosse sanguinose appena riuscite, era in vena di continuare il suo dialogo con la Repubblica Italiana, il principale cliente da cui esige un pizzo molte volte più grande di quello altissimo di cui godeva al momento (e di cui gode oggi) depredando persone, imprese e istituzioni.
Rendetevi conto della macchina narrativa messa in moto da Padellaro. Ci sono le pagine dell’attesa della partita che sono, da adesso, tra le più belle e nuove della letteratura italiana contemporanea (La strage e il miracolo è un documentario che addenta e morde i fatti con il miglior mestiere giornalistico, ma le pagine sull’attesa della partita sono molto di più. È come quando, a un prosatore, compare in pagina una poesia), ci sono le pagine larghe dell’Italia in quegli anni, c’è , quasi contemporaneamente, l’inventario di un vivere morale e sociale che appare una grande premonizione di ciò che sta per accadere. Non ci sarà il pazzesco attentato, ma ci sarà l’Italia dopo, con forti dosi di quel veleno. Infatti la tragedia annunciata e incompiuta porta la notizia di ciò che sono e stanno per essere, l’Italia, la mafia e il destino. Nel libro che reinventa la narrazione rigorosa dei fatti veri, avvolta nella tensione personale, la trovata geniale è nell’aver diviso pagine e capitoli in “Noi” e “Loro”. La trovata è letteraria e ricorda il teatro d’avanguardia “off Broadway” nella New York che irrompe negli anni Sessanta: “Volete vedere il teatro o essere teatro?”, vi chiedevano prima di darvi il biglietto in certi locali. Ma la trovata, che sembra un espediente per mettere ordine nella narrazione, ha un grandissimo valore morale. Chiede al lettore di decidere.
La strage e il miracolo Antonio Padellaro – Pagine: 100 – Prezzo: 10 – Editore: Paper First