Covid, ancora tu. In Spagna riesplodono i contagi: 30 province in allerta per 6.500 nuovi casi in meno di una settimana. In Catalogna torna la raccomandazione a uscire di casa solo per necessità, le mascherine sono di nuovo obbligatorie anche a Madrid e si richiudono bar e locali notturni. Gran Bretagna e Norvegia mettono in quarantena ai viaggiatori di ritorno dal Paese iberico, mentre Francia, Germania e Olanda sconsigliano proprio di andarci. Così il turismo – in leggera ripresa nelle isole – è messo di nuovo ko. A pesare è soprattutto la mancanza di funzionari addetti al tracciamento dei casi: solo uno per 10 mila abitanti. Eppure l’Organizzazione mondiale della Sanità assicura che il metodo spagnolo per il tracciamento dei contagi funziona benissimo e le voci dei cittadini stranieri raccolte sulle spiagge confermano il sentimento di sicurezza. Da Benidorm (Alicante) – la spiaggia dove svernano 5 milioni di britannici ogni anno – la giornalista inglese Michelle Baker, riferimento dei turisti del suo Paese dal suo canale YouTube testimonia: “Qui è più sicuro di qualunque altra città inglese”.
L’altro killer viaggia in metro. Sono sei i lavoratori o ex lavoratori di Metro Madrid a essere morti a causa dell’amianto. Un’altra decina si sono ammalati e molti aspettano conferma della relazione tra le proprie malattie e “il nemico bianco”. L’azienda dei trasporti ha sempre negato l’esistenza dell’amianto nelle sue gallerie – fin dalla prima richiesta di verifiche da parte di una consigliere regionale, nel lontano 1991 – finché non ha dovuto cedere all’evidenza. Due anni fa, Metro Madrid ha promesso una bonifica degli spazi con un investimento di 140 milioni di euro entro il 2025 e accertamenti con Tac per tutti i 7.000 lavoratori. Ma poi ci ha ripensato. Nel 2018 la Commissione regionale ha stabilito che l’azienda ha nascosto per decenni la presenza di amianto nelle sue strutture, ma il vero processo per il risarcimento delle vittime e delle famiglie è iniziato soltanto l’anno scorso.
A volte ritornano. La giustizia argentina chiama a testimoniare il 3 settembre l’ex ministro spagnolo Rodolfo Martín Villa nel processo contro i crimini del franchismo. Martín Villa – già ministro per le relazioni con il governo nel 1977 – è accusato di essere una delle menti delle principali mattanze della Transizione spagnola dalla dittatura di Francisco Franco, alla democrazia. Si parla di 12 omicidi aggravati in un contesto di crimini contro l’Umanità. Primo, il massacro di Vitoria del marzo del 1976 in cui la Polizia uccise 5 operai in una chiesa già riempita di gas. In quel momento l’imputato era ministro delle Relazioni sindacali del governo presieduto da Carlos Arias Navarro. È dello stesso anno l’uccisione di una donna a Santurce (Paesi Baschi), da parte dei cosiddetti “guerriglieri di Cristo Re”, un gruppo di ultradestra coperto dalla Polizia. Mentre l’anno dopo muore uno studente in una manifestazione per l’amnistia dei prigionieri politici della dittatura. Per finire la giudice argentina, María Servini, sta indagando anche per gli avvenimenti di Sanfermino del ’78, uno degli episodi più violenti della repressione della Polizia durante la Transizione. Uno studente viene colpito in piena fronte mentre srotola un manifesto a favore dell’amnistia. Nella calca saranno 150 i feriti. Martín Villa giuda il ministero degli Interni. Per 4 volte l’ex ministro si è rifiutato di testimoniare, coperto dalle forze politiche in parlamento. Avrebbe dovuto farlo a marzo. Ma poi è arrivato il Covid.
La Spagna dal sofà. Google Arts & Culture e il Ministero della Cultura hanno messo online un portale attraverso cui scoprire il Paese iberico con tutti i suoi monumenti comodamente dal divano di casa. Si tratta di 150 reportage con tanto di percorsi virtuali per scoprire o rivedere il patrimonio culturale spagnolo attraverso i 5 sensi: dal flamenco, alle tapas, alla brezza marina del Nord, alla Sagrada Familia, per finire toccando la moda spagnola conservata nel Museo del Traje di Madrid. Meglio di niente.