“Abbiamo bisogno che si muova la società civile perché gli Stati hanno dimostrato di non essere all’altezza”. Non è un milanese qualunque che ieri l’ha detto, bensì colui che ricopre in questo momento la massima responsabilità internazionale assegnata a un cittadino italiano: Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Lungi dall’avvalersi del suo prestigio e della sua esperienza, il nostro governo sembra sopportarlo come se si trattasse di un rompiscatole quando ricorda che non c’è nessuna invasione di migranti in corso, che sono i Paesi poveri a farsi carico di più del 90 per cento degli 80 milioni di profughi nel mondo, e che il flusso in atto verso le nostre coste sarebbe facilmente gestibile. Per questo Filippo Grandi ha scelto di definire “moralmente giusto e assolutamente indispensabile” il progetto ResQ people saving people nato a Milano per salvare le persone che rischiano di affogare nel Mediterraneo. Se lo Stato, per viltà, si sottrae al proprio dovere, ci penseranno i cittadini di buona volontà che non riescono a far finta di non vedere.
Tra i promotori ci sono anche dei magistrati in pensione, consapevoli del fatto che l’omissione di soccorso è un reato. Né può costituire un alibi che i naufragi avvengano in acque internazionali o libiche. Presidente onorario della nuova onlus è Gherardo Colombo. Ne è socio fondatore anche Armando Spataro. Insieme a loro numerosi avvocati, medici, assistenti sociali, educatori, missionari, sindacalisti, giornalisti, studenti. La società civile, appunto, che stavolta non si muove solo per protestare, ma per giungere entro la fine dell’anno prossimo al varo di una nave attrezzata per il salvataggio dei migranti.
Si prevede una spesa complessiva di circa 2,5 milioni per la quale è partita una campagna di crowdfunding che si avvale dell’esperienza di Banca Etica. Chiunque può associarsi e contribuire sulla piattaforma resq.it.
Il primo obiettivo è moltiplicare fino a mille il numero dei soci che attualmente sono 130. Il presidente operativo di Resq è Luciano Scalettari, giornalista di Famiglia Cristiana che conosce molto bene l’Africa: “Non possiamo tollerare che tanti Sos cadano nel vuoto, che Italia e Malta pratichino silenziosamente dei respingimenti in violazione del diritto del mare, e che vengano riportate a forza in Libia persone che lì vengono detenute per l’unica colpa di essere migranti”.
La nuova onlus lavorerà in piena collaborazione con l’unica organizzazione italiana che attualmente pratica il soccorso in mare: Mediterranea. Unendosi a una flotta europea ormai ridotta ai minimi termini in seguito al boicottaggio scatenato dal primo governo Conte; i cui decreti sicurezza, che prevedono multe salatissime, ancora non sono stati modificati da quello in carica.
Chissà se Luigi Di Maio avrà il coraggio di definire “taxi del mare” anche la nave di soccorso della società civile milanese. Da quando profferì quell’infamia, una dopo l’altra le insinuazioni rivolte contro l’azione delle ong si sono rivelate false. Si è dimostrato che il numero delle partenze dalla costa africana non aveva alcuna relazione con la presenza (ora sarebbe meglio dire: l’assenza) delle navi dei soccorritori. E nessuna delle indagini promosse dalla magistratura ha potuto dimostrare una complicità di questi ultimi con i trafficanti. Al contrario. È ormai comprovato che i miliziani della cosiddetta Guardia costiera libica e i carcerieri finanziati dal nostro governo sono spesso loro stessi criminali scafisti travestiti. Pronti a uccidere, com’è successo la notte di lunedì scorso, se i migranti intercettati sui barconi si ribellano a essere rinchiusi nei campi di detenzione.
La politica italiana nel suo insieme si sta rendendo colpevole di bugie disonorevoli in materia di immigrazione. Penoso è l’allarme lanciato per 25mila sbarchi in 7 mesi. Nessuna delle modifiche promesse è stata apportata al Memorandum italo-libico. Lo sbandierato accordo di Malta per la ricollocazione dei migranti è rimasto lettera morta. Con il varo di ResQ tornano in azione i cittadini di buona volontà.