I Globetrotters del Negazionismo
Molto bello il raduno della All Star Game del Disagio andato oggi in scena al Senato (e ribadisco al Senato). Fatte salve alcune sporadiche eccezioni, c’era davvero la crema del diradamento neuronale nazionale. Roba fortissima. Assai apprezzate, in particolare, le presenze del Beruschi Minore, dello Scorreggione Mentale, del Cazzaro Verde e del Fiancheggiatore Paragiornalista. Alti livelli. Spiace solo per l’assenza del Poro Schifoso e di Jimmy Il Rognoso: non avrebbero sfigurato. Tutti orgogliosamente senza mascherina, quasi tutti senza morale: è stata una rassegna splendida. Non mi emozionavo così tanto da quella volta in cui sconfissi a canasta Gasparri nel torneo indooor di Tegoleto.
L’apice è stato forse raggiunto da Andrea Bocelli, che ha battuto l’agguerrita concorrenza con un intervento straordinario. Questo: “Mi sono sentito umiliato quando mi è stato vietato di uscire di casa. Devo anche confessare, e lo faccio qui pubblicamente, di aver anche in certi casi disobbedito volontariamente a questo divieto. Non credo alla gravità del virus, non ho mai visto nessuno in terapia intensiva”.
Analisi encomiabile, al cui confronto il generale Pappalardo assurge ad Hegel.
Oltremodo rapito da questo avvincente simposio dei Globetrotters del Negazionismo Caricaturale, mi domando: ma non ce l’avete una dignità? Non vi vergognate?Non vi fate schifo da soli?
Dio non voglia che tornino tempi brutti, anzi bruttissimi, come quelli tra marzo e maggio: qualora accadesse, sareste i primi responsabili. E noi abbiamo buona memoria: certe brutte facce, e certe colpe enormi, non le dimentichiamo.
C’è Svizzera e Svizzera
Dai, ammettiamolo: questo tipetto qua è straordinario. Le sbaglia tutte, ma tutte, ma tutte. Ogni volta che apre bocca, è un boomerang che gli torna indietro e lo rende ancor più improponibile. Daje Matte’!
La distanza non impedisce di ridere
Vedi, Salvini: gli eventi, oggi, si fanno così. Impara dagli organizzatori di Saluzzo e dal pubblico meraviglioso che ieri ha riempito la ex caserma Musso per il mio spettacolo. Biglietto (o prenotazione obbligatoria con nome e cognome), rispetto delle distanze di sicurezza, sedie aggiunte se c’è troppa gente (problema che tu non corri, ultimamente). Mascherine quando si è troppo vicini, niente firmacopie e niente assembramenti (e Dio solo sa quanto mi spiaccia non poter abbracciare tutti).
Guarda che belle persone. Che gioia. Che contegno. Che meraviglia.
Ah: qui era a fine spettacolo (su Gaber, che dici di amare ma del quale non hai capito un Bechis). Ecco: se nella foto li vedi applaudire e sorridere così tanto, è anche perché avevo appena fatto una battuta su di te. Ormai, a livello teatrale, vali Gasparri: basta nominarti e tutti ridono a crepapelle. Ancor più dopo la baracconata di ieri al Senato. Daje Matte’!
(Ma soprattutto: grazie Sanremo, grazie Saluzzo. Miglior ritorno a teatro dopo sei mesi non poteva esserci!!!)
Bugliano non esiste, viva Bugliano!
Bugliano è un comune che non esiste. Fa satira e la fa bene. Ieri si inventa la notizia della cittadinanza onoraria ritirata a Bocelli. Ovviamente è una battuta. Ma ovviamente mica tanto.
Qualcuno ci crede. Tipo La Nuova Padania, giornale clandestino che esiste contro natura. E contro i lettori.
Questi bei giuggioloni prima danno indignati la notizia, poi sono costretti maldestramente a cancellarla dopo la babele di insulti.
La domanda è sempre la stessa: ma per essere ultrà salviniani bisogna sbagliarle tutte per legge o gli viene naturale? Una prece.
Il bulletto con la mascherina in tasca
Senato. Salvini arriva a Palazzo Madama senza mascherina, per partecipare alla All Star Game del Disagio.
I commessi del Senato gli chiedono più volte di indossarla, essendo obbligatorio, ma lui niente: “Non ce l’ho e non la metto”, dice con arroganza da bulletto, restando quindi a viso scoperto. Qualcuno allora gli fornisce una mascherina tricolore, ma Mastro Ciliegia la nasconde in tasca.
Guardate l’arroganza, la supponenza, la boria. Vergogna continua.
Una nuova band: Le negazioni
Ma questa mandria di ameni giuggioloni che – sui social come in Parlamento – sta latrando per l’allungamento dello “stato di emergenza” fino al 15 ottobre, lo ha capito che è una decisione che non può non prendere un paese minimamente normale?
Lo ha capito, la mandria, che “stato di emergenza” non vuol dire “lockdown”, e che anzi questa decisione è la via maestra per scongiurare nuove futuri drammi?
Lo ha capito, la mandria, che non cambierà una beata mazza rispetto ad oggi e che gli unici sacrifici che dovremo continuare a fare saranno quelli di indossare la mascherina (in luoghi chiusi), lavare le mani spesso e rispettare il distanziamento sociale?
E basta con questa ignoranza crassa, via. Ormai in Italia il dibattito è tra chi ragiona e chi usa il cervello giusto per scegliere se fare un rutto o una scorreggia. Che pena.
L’affare (Fontana) s’ingrossa
25mila camici mai consegnati, che assurgono ora a “corpo del reato” secondo la Procura. Bugie su bugie (per esempio sul conto corrente da 4.5 milioni in Svizzera, secondo Fontana “non operativo dagli Anni Ottanta” ma usato fino al 2013). “Non ho saputo nulla fino a maggio”, ma un assessore dice di averlo avvertito il 16 aprile.
Più passano i giorni, più l’affaire Fontana si ingrossa. Di sicuro moralmente e politicamente, in attesa degli snodi giudiziari. Stiamo parlando di uno dei peggiori governatori di sempre, ora ulteriormente appesantito da questi macigni, ma centrodestra e renziani (la stessa cosa) minimizzano e solidarizzano: non coi lombardi, ma con Fontana.
Ci rendiamo conto che, in qualsiasi altro paese democratico, uno così sarebbe già stato cacciato, o meglio ancora avrebbe già avuto il buon gusto minimo di dimettersi, o meglio (meglio) ancora non sarebbe mai stato eletto? Ma dove vogliamo andare, con una classe dirigente ridotta a questo livello, se non dritti verso l’abisso? È davvero tutto allucinante.
Non siete leghisti, vi conviene cambiare (testata)
Vi ricordate de La Nuova Padania? È il giornale che ha preso per vero il comunicato stampa anti-Bocelli del comune di Bugliano (che non esiste). Ne ho scritto. Il giornale ha ammesso poi l’errore e cancellato l’articolo.
Ora la direttrice, esprimendo stima nei miei confronti, in un lunghissimo articolo mi ricorda che sì, loro hanno sbagliato, ma che con la vecchia Padania non c’entrano nulla. Non solo: non c’entrano nulla con la Lega, sono anti-salviniani e proprio non ci stanno a passare per leghisti.
Ne prendo atto e sono felice di avere sbagliato nel ritenerli leghisti. Meglio così. Mi dolgo dell’errore: mi autopunirò guardando sei puntate di fila di porro. Ciò detto, consiglierei alla simpatica – non scherzo – direttrice Stefania Piazzo di cambiar nome alla testata. O di arricchirla con una didascalia più esplicita (tipo: “Non sembra, ma Salvini ci sta sulle palle”). Aiuterebbe a fugare naturali fraintendimenti.
Essere anti-salviniani e chiamarsi La Nuova Padania è come essere fascisti e chiamarsi La Nuova Unità. O come essere antifascisti e votare la Meloni.
Buona fortuna!