Il cosiddetto “decreto Agosto” dovrebbe essere in procinto di andare in Consiglio dei ministri: “Speriamo questa settimana e di pubblicarlo subito in Gazzetta Ufficiale”, ha detto il viceministro Pd all’Economia, Antonio Misiani. Si tratta del terzo decreto anti-crisi della serie iniziata a marzo: vale 25 miliardi di maggior deficit, il che porta gli interventi in disavanzo durante l’emergenza Covid-19 a circa 100 miliardi totali.
La gran parte dei nuovi interventi si concentrerà sul lavoro e quel che qui interessa è che la maggioranza, oltre a tutto il resto, continua a discutere sui due punti più qualificanti del provvedimento: la proroga del blocco dei licenziamenti fino a fine anno e quella della cassa integrazione “Covid”, due cose che vanno necessariamente insieme. C’è un bel pezzo del Pd, oltre ovviamente ai renziani, a cui non piacciono le due misure e, sorprendentemente, è sulla seconda che c’è la battaglia politica più consistente a difesa di quelli che chiameremo “i furbetti della Cig”. Una battaglia non attenuata nemmeno dal fatto che in quel testo a lorsignori viene fatto pure un nuovo regalo.
Per capire, bisogna entrare nei dettagli: come si ricorderà, tanto l’Ufficio parlamentare di bilancio che uno studio Inps-Bankitalia hanno evidenziato come una percentuale significativa di imprese (una su quattro o addirittura una su tre) ha usufruito della Cassa integrazione guadagni nelle sue varie forme pur non avendo avuto cali significativi del fatturato: in sé una cosa sgradevole ma legale, anche se – va detto – è possibile, ma statisticamente assai improbabile in queste dimensioni, non aver subito contraccolpi nei ricavi avendo lasciato i propri dipendenti a casa (il che comporta che in molti hanno lavorato pur essendo in Cassa integrazione).
Un bel trasferimento di ricchezza dalla fiscalità generale a imprese che non ne avevano bisogno (2,7 miliardi secondo le prime stime), questo mentre i redditi dei lavoratori in Cig calavano in media del 27% (sempre Inps-Bankitalia). Ieri ilfattoquotidiano.it ha pubblicato – anonimamente – alcune storie di dipendenti costretti a lavorare dalla cassa integrazione e, nel colonnino qui accanto, vi chiediamo di raccontarci anche la vostra: non sono solo i piccoli truffatori del Reddito di cittadinanza a meritarsi l’onore delle cronache.
Tornando al decreto a venire, per evitare che anche le prossime 18 settimane di Cassa integrazione finiscano in discreta parte a imprese che non ne hanno bisogno, il governo sta valutando una certa selettività all’ingresso: è previsto infatti un “contributo” a carico di quelle aziende che chiedano la Cig senza avere avuto perdite superiori al 20% del fatturato.
Una previsione quest’ultima che non piace, come detto, a un pezzo di maggioranza (vedi l’intervista di ieri del deputato-economista dem Tommaso Nannicini, contrario anche a prolungare il blocco dei licenziamenti), a non dire dei lamenti di Confindustria. Non basta – ai non ingenui cantori delle virtù dell’industriale novello Atlante assediato dallo Stato corrotto – nemmeno l’ulteriore “aiutino” inserito nelle bozze del decreto anche per i furbetti di cui sopra: sconti fiscali per chiunque riporti i dipendenti al lavoro, senza riferimenti a cali di fatturato.
In sostanza, lo Stato ha pagato lo stipendio anche ai dipendenti di aziende che non hanno subito danni dal coronavirus e ora le pagherà per far tornare quegli stessi dipendenti al lavoro. Altri sgravi, anche se storicamente hanno funzionato molto poco pur costando moltissimo, saranno concessi a chi aumenterà l’occupazione rispetto al periodo pre-Covid.