“Non ci penso proprio a candidarmi a sindaco di Roma”, dice Carlo Calenda e adduce come scusa l’ostilità dell’elettorato Cinquestelle: “Quelli neanche crocifissi mi voterebbero”. Ok, certo ma noi pensiamo che ci sia anche una ragione più profonda nel fatto che all’annuncio della ricandidatura di Virginia Raggi, oltre a ricoprire la sindaca dei soliti improperi (hanno perfino riesumato il povero Spelacchio) nessuno dei suoi possibili competitori si sia fatto avanti per dire eccomi qua, con me Roma rinascerà più bella e più superba che pria…
Perché, a differenza del Nerone di Ettore Petrolini, che si lamenta con l’“ignobile, stupida plebaglia” che non lo apprezza abbastanza, i meglio leader nazionali preferiscono continuare a crocifiggere la Raggi piuttosto che dire la verità. Che amministrare Roma (e i romani) è un’impresa titanica, che prosciuga il malcapitato (la malcapitata) di ogni energia, che ti crea plotoni di nemici (tra i forchettoni e gli amici degli amici), che ti toglie sonno e consenso, che ti manda ai matti.
Proviamo così, per gioco, a completare il ragionamento dell’accorto Calenda: ahò, mica so’ scemo, faccio una vita meravigliosa, pontifico nei talk dalla mattina alla sera, nel ruolo di oppositore competente e ragionevole sono imbattibile, con un partitino inesistente ho surclassato quel simpaticone di Matteo Renzi, metti che poi mi eleggono sul serio sindaco di Roma mica la prendo piccola la fregatura condannato come sarò per cinque anni a occuparmi di cassonetti, di bus combustibili o della scolmatura del fosso della Maranella, invece che dibattere di grandi questioni globali o dire a Conte che è tutto sbagliato, tutto da rifare.
È possibile che ragionamenti analoghi abbiano fatto a sinistra l’attuale ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, e a destra, Giorgia Meloni, che si sente pronta per palazzo Chigi, altro che Campidoglio. Perciò quando mi chiedono se me la sentirei di votare Virginia per la seconda volta (la cui colpa è semmai non aver valutato, troppo disarmata, l’enormità dei problemi che andava ad affrontare) rispondo semplicemente: vediamo prima se trova un avversario degno di questo nome e disposto a giocarsi anche la salute per questa meravigliosa, unica e tremenda città. E poi ne riparliamo.