È difficile dar torto alla candidata M5S alla presidenza della Regione Puglia, Antonella Laricchia, quando su Facebook scrive che il passato del suo avversario di centrodestra Raffaele Fitto “dimostra che non ha saputo garantire il rispetto dei soldi dei pugliesi e dei loro servizi pubblici”. Ed è perfettamente comprensibile che, dopo aver enumerato i fallimenti e gli errori di Michele Emiliano, definisca il presidente uscente “non credibile” ricordando anche che “su di lui e la sua squadra indagano diverse procure d’Italia”. È poi corretto che, nel rifiutare le offerte di alleanza con il centrosinistra, Laricchia ricordi come in una competizione locale “gli interessi dei pugliesi” siano “più importanti dei miei vantaggi personali (mi hanno promesso poltrone certe e prestigio assicurato) o di Giuseppe Conte (una maggioranza parlamentare teoricamente rinsaldata)”.
La candidata è infine nel giusto quando spiega che “le elezioni regionali decidono il destino della Sanità di un territorio, dei servizi agli agricoltori offerti da agenzie e consorzi di bonifica, dei centri per l’impiego, della formazione, dell’Acquedotto Pugliese” e che per riorganizzare e riformare tutti questi settori “occorre la credibilità della squadra”.
Quello che però nel ragionamento dell’esponente pentastellata non convince sono le conclusioni. Scrive infatti Antonella Laricchia: “La mia presenza non è scontata, chiaramente sono sacrificabile in ogni momento, se qualcuno lo decide dall’alto. Ma non chiedetemi di piegare la testa, piuttosto trovate il coraggio di tagliarla, se volete salvare la mala politica di Emiliano e Fitto, perché finché non sarò rimossa da questo ruolo che mi è stato attribuito, andrò avanti a guidare questa opportunità di cambiamento”.
Si tratta di parole in apparenza belle e di valore, specie in un mondo come quello della politica in cui in tanti aspirano solo a scrivanie e prebende. Ma se ci si riflette un attimo rivelano pure un pesante vizio logico. Perché la realtà in Puglia dice che la competizione per la presidenza è a due: o vince Fitto (probabile) o vince Emiliano (improbabile). Tutti gli ultimi risultati elettorali e tutti i sondaggi certificano che il Movimento Cinque Stelle è destinato alla terza posizione a una distanza siderale dai due contendenti. Dunque non è vero che, correndo da sola, Antonella Laricchia potrà evitare che al governo della Regione vada ancora una volta quella che lei definisce “la mala politica”. Perché “l’opportunità di cambiamento” rappresentata dalla sua candidatura, numeri alla mano, non c’è. Ce n’è però un’altra. I Cinque Stelle possono essere decisivi per la eventuale rielezione di Emiliano. E in caso di vittoria potranno condizionare le sue scelte (e le sue nomine) semplicemente facendo presente che se loro gli tolgono la fiducia lui e la sua giunta vanno a casa. Insomma, per l’esponente pentastellata e le tante persone che la sostengono l’alternativa tra “piegare la testa” o farsela tagliare non esiste.
A nostro avviso ne esiste invece un’altra: usare la testa o non usarla. Se la candidata e i Cinque Stelle pugliesi la usano già nei prossimi cinque anni potranno realizzare – a beneficio dei cittadini o non di Giuseppe Conte o di Antonella Laricchia – una parte importante di quegli obbiettivi contenuti nel loro programma. Se non la usano, e la loro analisi sui mali della politica regionale è corretta, assisteranno invece impotenti al naufragio della loro terra. E di certo, alle elezioni successive, tanti pugliesi non lo dimenticheranno.