Dacché Mario Draghi s’è manifestato al meeting ciellino di Rimini assistiamo a un dibattito mediatico francamente imbarazzante: da un’interpretazione vagamente approssimativa di un testo volutamente vago, la maggior parte dei commentatori italiani ha iniziato a prendersela coi “sussidi” come fossero il peggiore dei mali (a non dire di quelli ossessionati dall’impossibilità di licenziare). I soldi spesi in sussidi – fanno dire a Draghi che non l’ha detto – impedirebbero di fare investimenti produttivi per rilanciare la crescita, eccetera eccetera.
Ebbene, visto che questi tizi in genere ci spiegano anche che dovremmo fare come i “Paesi civili”, varrà la pena riportare quanto sostenuto dal portavoce di Angela Merkel mercoledì: la Cancelliera, ha detto, è incline a estendere il programma Kurzarbeit – una sorta di cassa integrazione – fino a due anni (da uno) come suggerito dal ministro delle Finanze Olaf Scholz.
Due anni di cassa integrazione, aveva sostenuto domenica il prossimo candidato socialdemocratico alle politiche, servono perché “la crisi innescata dal coronavirus non sparirà improvvisamente nelle prossime settimane. Le aziende e i dipendenti hanno bisogno di un segnale chiaro da parte del governo: ti copriamo le spalle per il lungo periodo in questa crisi, in modo che nessuno venga lasciato andare senza bisogno”.
Esattamente come in Italia, quei “sussidi” (anatema) servono a non disperdere base produttiva e occupazionale per una crisi in parte passeggera (e se non lo sarà quei soldi saranno l’ultimo dei problemi). La decisione finale sulla questione verrà presa dal governo tedesco entro martedì: il programma Kurzarbeit, che risale alla crisi del 2008-2009, serve sostanzialmente a integrare la retribuzione dei lavoratori il cui orario sia stato temporaneamente ridotto (come da noi, all’ingrosso, la Cassa integrazione). Attualmente in Germania dovrebbe riguardare oltre cinque milioni e mezzo di dipendenti, soprattutto nella manifattura e nel commercio.
Gli esperti economici che supportano il governo di Grosse Koalition tedesco temono che i licenziamenti, senza i sussidi (anatema), sarebbero nell’ordine delle centinaia di migliaia nei prossimi mesi. Un danno enorme per chi resta in mezzo a una strada e – particolare non secondario – anche per chi governa, visto che il 2021 in Germania è un anno elettorale.