Io umiliata e indignata: “Quella va bene per una botta!”
Ciao Selvaggia, sono in vacanza al mare, l’altro giorno ero distesa sul lettino e indossavo un bikini con i laccettini e il reggiseno senza imbottitura. Sono quel che sono, una ragazza con un po’ di cellulite sul sedere – ben coperto, per inciso – e un seno normale. Mi godevo il sole flebile delle 18, dopo tre mesi di lockdown e due di sessione d’esami, ero semplicemente felice di essere lì, libera e all’aperto.
Nel frattempo intorno a me gironzolavano bambini tra i tre e i quattro anni e con loro chiacchieravano i rispettivi genitori. Quando, però, le donne si sono allontanate, due di questi ‘gentiluomini’ si sono sentiti liberi di esprimere giudizi su di me. “Hai visto quella?”. “Non ha culo, non ha tette, che te ne fai di una così?”. “Sì, ma per una botta che mi importa?”. “Beh, al massimo una così è buona per giocarci un po”. “Sembra sapere il fatto suo”. Mi guardo attorno. Confesso, speravo che ci fosse qualcuna che corrispondesse a quella descrizione, ma attorno a me c’ero solo io. Ero io quella che andava bene per una botta, anche se senza culo e senza tette. Mi volto indietro e li guardo, avrei voluto mandarli al diavolo e dire a quelle povere donne che li accompagnavano quali bestie avessero accanto.
Lì per lì, la ferita di non essere desiderabile mi ha annichilito, ma è stato soprattutto sapere che mi avrebbero usata e gettata via senza alcuno scrupolo a farmi alzare, indossare i vestiti ed andare via. A casa mi sono guardata allo specchio e mi sono cercata quei difetti, ho tolto il costume e l’ho gettato col proposito di non indossarlo più.
Non sono una ragazza particolarmente insicura, certo ho i miei difettucci qui e lì, ma niente mi ha mai impedito di indossare quel che più mi piaceva, compreso un bikini coi laccetti. Ed ora la rabbia è il sentimento che mi accompagna, ma non per quegli omuncoli che a dispetto della loro età credono ancora di essere all’altezza di una 25 enne o che ancora sollazzano il proprio ego commentando in modo triviale le donne per strada come degli adolescenti farabutti.
Sono arrabbiata con me stessa perché sono stata in silenzio, ho subito le loro molestie, sono arrabbiata perché hanno vinto loro, mi hanno fatta sentire inadeguata e sbagliata e non sono stata in grado di proteggere me, né tantomeno quelle donne che hanno generato i loro figli.
Ti scrivo perché vorrei che chiunque leggesse questa storia e subisse qualcosa di simile possa imparare dal mio sbaglio, e riscattarmi avendo la fermezza di rispondere senza esitazione a chi osa considerarci oggetti da vendere o comprare.
Sara
Mestizia a parte, Sara, guarda il lato positivo. Tu non li incontrerai mai più, mentre le loro mogli devono dividerci un letto ogni sera. Non ti senti già meglio?
Quei cafoni pericolosi in fila che non rispettano le regole
Cara Selvaggia, mi trovo ad Ischia a trovare i miei genitori (anziani e malandati, che io e mia sorella cerchiamo di curare e proteggere per quel che possiamo) e fare un po’ di vacanza. Ogni giorno leggo notizie preoccupanti circa la risalita dei contagi dovuta ormai quasi esclusivamente ai comportamenti sconsiderati di tanti.
Sono in fila alla biglietteria di un noto parco termale, fila dove naturalmente non si rispetta la distanza: un agglomerato umano in un corridoio largo poco più di un metro. All’aperto certo, ma se non si rispettano le distanze cambia poco. Sono in fila e mi posiziono sulla linea bianca dipinta sul pavimento perché io la distanza la rispetto e la faccio rispettare a mia figlia perché dal mio punto di vista si parla di rispetto in senso più generale: rispetto per se stessa e per gli altri.
Purtroppo una coppia (non parlo di ragazzini, anzi) dietro di me non la pensa allo stesso modo e mi sta addosso, con mascherina a mo’ di collana. Non sto a spiegargli che al momento condivido l’appartamento con mio padre, paziente oncologico e cardiopatico, e mia madre, ipertesa e malata di Parkinson, ma mi volto e chiedo cortesemente di non starmi addosso soprattutto perché non indossano la mascherina. Il gran signore inizia a dirmi che stiamo all’aperto e quindi non ha nessun obbligo di mascherina, gli faccio presente che quello che dice é vero solo se la distanza viene rispettata altrimenti ha l’obbligo, prima di tutto civile, di indossarla. Lui, alzando di molto la voce e con fare minaccioso, mi dice che “la gente come lei deve restare a casa”. Capito? Io che insegno a mia figlia il senso civico e il rispetto devo restare a casa perché sono una povera mentecatta, lui invece furbo e intelligente può liberamente circolare e magari infettare chi cerca di proteggersi e proteggere gli altri.
A parte che se gente del genere continua a fare quel che vuole è quasi inevitabile un altro lockdown con tutte le sue catastrofiche conseguenze, penso ai miei genitori e ai tanti anziani vittime inconsapevoli di questi deficienti, e penso a mia figlia e ai bambini che si troveranno a dover sostenere un altro periodo di didattica a distanza che li priva del rapporto con gli altri bambini e con le maestre, per non parlare degli effetti devastanti sulla loro istruzione.
Ho tanta paura Selvaggia, non tanto del Covid, ma delle persone come questa e della loro profonda ignoranza dalla quale non basterebbero 10 mascherine una sull’altra per difenderci.
Giuliana
Cara Giuliana, ‘persone come questa’ come sai stanno in parlamento e tengono comizi. Per i cafoni che incontri per strada purtroppo non c’è rimedio, ma per quegli altri sì: la matita e la scheda.