C’è il burlone che pubblica un fotomontaggio in cui abbraccia il Duce, quello che chiama “nonno” Mussolini, quello che si fa i selfie col braccio teso, quella col tatuaggio nazista sul petto. Come un album di figurine, le cronache delle ultime settimane raccontano una squadra di macchiette nere candidate nelle liste delle prossime elezioni comunali. Nei piccoli centri Salvini, Berlusconi e (soprattutto) Meloni non fanno nessuna selezione all’ingresso.
Il caso che ha trovato più spazio sui giornali è quello del candidato sindaco di Corsico (Milano), Roberto Mei. Un tipo simpatico: si è dimenticato di cancellare dal suo profilo Facebook le tracce della sua fede. Nel 2010 salutava Mussolini come uno di famiglia: “Ciao nonno!!!”, “presto lo andrò a trovare a Predappio”. Dilettava i suoi amici con lunghe citazioni del Duce, definiva il 25 aprile “lutto nazionale”. Il bello è che Mei è sostenuto dall’inedita alleanza Forza Italia-Italia Viva: è il candidato pure dei renziani. Ha provato a fare marcia indietro, a spiegare che erano sciocchezze di gioventù: “Oggi posso sinceramente definirmi un repubblicano democratico antifascista”. Poi però è venuto fuori un altro post più recente, marzo 2019, in cui faceva gli auguri per il centenario dei fasci di combattimento. Il signore ha le idee confuse, chi l’ha scelto ancora di più.
Stefano Sala è il candidato sindaco di Capriano del Colle (Brescia). Espressione di una lista civica, è appoggiato anche dalla Lega di Salvini. L’ultima festa della Liberazione l’ha celebrata così: “Ho letto che palazzo Chigi ha autorizzato i festeggiamenti per il 25 Aprile. Ritengo che la canzone adatta per il flash mob sui balconi sia: Battaglioni, non Bella ciao”. Anche perché “Bella Ciao è il canto più antisemita di tutto il regime”. In altre occasioni si è augurato una “marcia su Roma” e si è fatto un selfie mentre beveva da una tazza con l’immagine di Mussolini. La Lega tace.
Il più creativo è Fiorenzo Bonatti, candidato di Forza Italia a Mantova: si è messo al lavoro con Photoshop e ha pubblicato un delizioso fotomontaggio in cui abbraccia il Duce. D’altra parte Bonatti ha una lunga militanza nell’estrema destra, dal Msi di Almirante alla Fiamma di Rauti. Nel 2018 si era candidato con la lista “Italia agli italiani”, sostenuta da Forza Nuova (capolista al Senato, prese 2mila voti, 0,78%). All’improvviso ha scoperto le virtù liberali ed è approdato in Forza Italia. La foto con Mussolini è una “goliardata”, dice, lui è “un moderato”.
È meno sobrio il profilo di Cristian d’Adamo, infilato in una lista che sostiene Giulio Mastrobattista, il candidato sindaco di Fratelli d’Italia a Fondi (Latina). Questo intellettuale della politica pontina sul suo profilo Twitter si presenta con una bandiera della Lazio e un orgoglioso saluto romano: “LAZIALE E FASCISTA”. E per completezza: “Naziskin, negazionista, omofobo, xenofobo, antidemocratico, anticostituzionale, anticomunista e antisemita”.
A Cologno Monzese (Milano) abbiamo una doppietta. C’è l’assessora meloniana Gianfranca Tesauro che a maggio si è mostrata in pubblico con la mascherina “Boia chi molla” e poi c’è Salvatore Giuliano, candidato pure lui con FdI, che sui social metteva subito le cose in chiaro: “Prima di chiedermi l’amicizia, sappi che sono fascista e odio gli islamici”. Pure lui ha rimosso il messaggio: ovviamente è stato “strumentalizzato”. Le liste di Giorgia Meloni, per chissà quale ragione, sono le più zeppe di nostalgici. Qualcuno è pure candidato alle Regionali, come il campano Gimmi Cangiano (slogan elettorale: “Me ne frego”). A Riva del Garda (Trento), per andare sul sicuro, Fratelli d’Italia candida direttamente il leader locale di CasaPound, Matteo Negri.
All’elenco mancava una presenza femminile: a Valenza (Alessandria) era candidata in una civica di centrodestra Sabrina De Ambrogi. Si è autosospesa quando è venuta fuori una sua vecchia foto con il logo delle Ss naziste tatuato sul petto. Ad Arezzo un fascista era candidato addirittura con il centrosinistra: Flavio Sisi sul suo profilo regalava pensierini illuminati come “Dux mea lux” e “Sono fascista e fascista morirò”. Invece, da vivo e vegeto, era finito in una lista collegata al sindaco del Pd, Luciano Ralli. Se non altro è stato cacciato. Non è stato cacciato invece Gianni Brogi, pure lui autore di numerosi elogi mussoliniani sui suoi profili social. È stato scelto da Salvini – stavolta per le Regionali – per appoggiare Susanna Ceccardi in Toscana. Rimane saldamente in lista.