La capienza dei mezzi pubblici non arriverà al 100%, ma al più potrà essere ampliata fino ai due terzi del totale, il 75%. E le mascherine in classe – laddove è impossibile mantenere la distanza di un metro – saranno obbligatorie dai 12 anni in su, non al di sotto. Queste le indicazioni che trapelano dalla riunione del Comitato tecnico-scientifico del 26 agosto con il nodo trasporti ancora all’ordine del giorno: si cerca la quadra tra tecnici, Regioni e governo e se si dovesse trovare sarebbe una manna dal cielo per la ministra De Micheli e la conferma, per il ministero dell’Istruzione di viale Trastevere, che deroghe e collaborazione sono più semplici da ottenere per qualcuno che per altri. “È necessario riaprire le scuole nonostante i rischi”, ha detto in audizione alla Camera il coordinatore del Cts, il medico Agostino Miozzo, senza nascondere però che il ritorno in classe potrebbe “produrre un lieve incremento dell’indice di trasmissione”. Come in Germania, dove a pochi giorni dall’apertura sono stati richiusi oltre cento istituti, con migliaia di alunni e docenti in quarantena.
L’estrattodel verbale relativo ai mezzi pubblici è stato trasmesso al ministero dei Trasporti. I tecnici vogliono evitare di stipare autobus e tram fino al massimo della capienza negli orari di punta. Da qui la proposta di aumentarla fino ad un massimo del 75% e l’invito, invece, ad aumentare il numero di corse: non solo finanziando le aziende di trasporto pubblico locale, ma anche “noleggiando” mezzi da società private. Dubbi, invece, sulla bizzarra proposta di considerare “congiunti” compagni di classe e colleghi di lavoro a bordo dei mezzi, in modo da derogare al distanziamento. Soluzione singolare, anche perché lo status cesserebbe una volta arrivati in classe (o in ufficio). La speranza, comunque, è che gli interventi necessari si rivelino meno pesanti del previsto: secondo un’indagine commissionata dal Cts, infatti, solo un terzo degli studenti italiani si recherebbe a scuola con il trasporto pubblico.
Sull’obbligo di mascherina, quel che è certo è che sarà in vigore sui mezzi pubblici, all’entrata e all’uscita da scuola e negli spazi comuni (ad esempio durante la ricreazione). Dovranno indossarla sempre docenti e operatori (e allo scopo si valuta un modello trasparente per facilitare la lettura del labiale). Gli studenti al banco, invece, la terranno solo se non sarà possibile rispettare il metro di distanza. E l’obbligo, in linea con le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, ci sarà solo dai 12 anni in su. Anche se Miozzo rassicura: “La società italiana di pediatria ha dichiarato che non esiste un problema nell’indossarle, neppure per i più piccoli, a meno che non abbiamo patologie o difficoltà di vario genere”. Per quanto riguarda la misurazione della temperatura, sembra assodato che spetterà ai genitori al momento di uscire di casa (e non dovrà superare i 37,5°).
Riguardo i test sierologici per i docenti, partiti il 24 agosto tra mille difficoltà, il coordinatore del Comitato ha chiarito che, secondo lui, sarebbero dovuti essere resi obbligatori. Ieri i medici di base hanno lanciato l’allarme sulla possibilità che ci sia una corsa a farli “last minute” (retroscena: uno dei motivi per cui molti non hanno dato disponibilità riguarda il fatto che chiedevano di essere pagati extra). “È una procedura invasiva che deve avere un percorso normativo, ma i rappresentanti del Parlamento siete voi”, ha detto ai deputati in audizione. Qualcuno poi gli ha chiesto se il Comitato, nelle proprie valutazioni, abbia mai ceduto alle pressioni politiche. “Non ho mai portato dati fasulli o bufale – è stata la replica – ho portato i dati e le validazioni della comunità scientifica internazionale. Alcune affermazioni le ritengo una offesa al lavoro di 26 esperti. Mai ci sono state forzature dal governo o dai singoli ministri per imporci una lettura diversa da quella che la scienza impone di dare”.