Alzi la mano chi, praticante assiduo dei social network, non abbia avuto almeno un contatto che sia finito nella rete delle finte dirette di Cristiano Ronaldo. La truffa è la seguente: sul rullo delle notizie di Facebook appare un video con il bollino della “diretta” e il (bel) viso di Cr7. Sembra stia davvero parlando con gli spettatori. Accanto, un indovinello e una didascalia che invita a risolvere l’arcano per vincere i 5mila dollari destinati ai primi 2.500 utenti. Facile, si posta la risposta nei commenti e immediatamente si riceve un messaggio privato che può invitare a fare due cose per poter poi avere accesso agli agognati dollari: condividere il video della diretta in dieci gruppi attivi di Facebook e poi contattare i gestori della pagina dicendo “fatto”. A quel punto, l’ultimo passaggio: la richiesta di dati e coordinate bancarie che, come avvisano continuamente – e come hanno fatto anche questa volta – Polizia Postale & C. non bisogna mai fornire online.
Il livello di raffinatezza dell’operazione è impressionante: la finta diretta è composta da una lunga serie di reali dirette di Ronaldo “incollate” per un totale di circa quattro ore, con la consapevolezza che ogni utente ne vedrà solo una piccola parte e quindi crederà sia autentica, registrata in quell’esatto momento. C’è poi un vero e proprio esercito di pagine che, contemporaneamente, lanciano il video-truffa in ogni angolo del social intercettando una platea enorme e amplificandolo, con il trucchetto “condividi se vuoi i soldi” con la complicità degli utenti. Un mostro di quella che viene definita “ingegneria sociale”, insomma: con tecniche raffinate, umane o artificiali, si può evincere molto di una persona dai social network, anche risalire alle sue password.
Ancora una volta, poi, la truffa coinvolge l’immagine di un vip super-ricco, portando l’utente a pensare che sia verosimile che voglia donare qualche milione al “popolo” per festeggiare, per dire, l’arrivo di un figlio o – come era accaduto con la maxi truffa in cui si prometteva di moltiplicare per mille le donazioni in bitcoin – per essere solidale nell’emergenza Covid: in quel caso si era riusciti a prendere il controllo addirittura degli account ufficiali Twitter di Obama, Elon Musk, Bill Gates e altri. Dietro c’era una rete creata online da giovani e giovanissimi americani che probabilmente non si erano nemmeno mai incontrati. Non è escluso che pure stavolta l’organizzazione sia tanto criminale che “virtuale”.