“La crisi climatica non va in vacanza” recita uno degli slogan più usati in questi mesi dai Fridays di tutto il mondo. Ma sarebbe un errore pensare che questo motto sia vuota retorica o un semplice riferimento alle azioni estive dei movimenti: il clima sta cambiando, e i suoi effetti si vedono anche e soprattutto ora.
La California brucia
Puntuale come sempre è arrivata la stagione degli incendi, puntualmente più pericolosi, estesi e indomabili degli anni precedenti. In California sono andati perduti, secondo il Los Angeles Time, più di quattromila chilometri quadrati da luglio ad oggi. Gli incendi principali – rinominati Scu (Santa Clara Unit), Lightning Complex e Lnu (Lake Napa Unit) – sono considerati il secondo e terzo più grande incendio nella storia del paese. Mentre si attendono aiuti da oltre dieci nazioni, si cominciano a fare bilanci: cinque morti, decine di migliaia di evacuati, oltre millecento edifici persi e almeno ottantamila in pericolo.
I Caraibi piangono, Texas e Louisiana fuggono
Mentre poco più a ovest si trema per le fiamme, a est ci si prepara ad affrontare acqua e vento. L’uragano Laura ha raggiunto il golfo del Messico, raggiungendo la categoria quattro (su un massimo di cinque) e lasciando dietro di sé danni e disperazione. Nei Caraibi son rimaste sul terreno dodici vittime, e molte di più potrebbero esserci negli States, dove la tempesta è attesa molto più forte.
Mauritius in ginocchio
E’ stata la notizia di questa estate, passata per qualche giorno in primo piano rispetto all’aumento dei contagi in Italia: una petroliera giapponese si è incagliata e poi spezzata alle isole Mauritius, nell’Oceano Pacifico. Oltre novanta tonnellate di carburante stanno fuoriuscendo da settimane, e le autorità della piccola nazione insulare non sono per ora in grado di porre rimedio. Un danno incommensurabile non solo dal punto di vista naturalistico ed ambientale, ma anche economico: il turismo – industria principale delle Mauritius – è in ginocchio, e rischia di trascinare con sé tutto il paese.
Groenlandia oltre il punto di non ritorno
Anche un arresto dell’aumento delle temperature potrebbe non bastare per salvare i ghiacciai della Groenlandia. E’ questa la conclusione shock di uno studio del Byrd Polar and Climate Research Center della Ohio State University pubblicato sulla rivista Nature Communications Earth and Environment. Un problema enorme, e non solo per i paesaggi mozzafiato dell’isola artica. Lo scioglimento dei ghiacciai, infatti, è origine di alcuni dei fenomeni più preoccupanti della crisi climatica: l’innalzamento del livello dei mari, che rischiano di erodere man mano anche coste e città italiane; e la scarsità di acqua dolce, legata soprattutto alla riduzione dei ghiacciai montani. E a questo proposito, molti si chiedono se le stesse considerazioni non rischino di essere valide anche per le riserve di ghiaccio alpine. Senza quelle, l’approvvigionamento idrico di tutto il nord Italia – con le sue industrie e i suoi 27 milioni di abitanti – è a rischio.
Il fuoco arriva anche in Sardegna
Abbiamo aperto l’articolo con le terribili immagini della California in fiamme – che seguono quelle dei mesi passato in Australia, Brasile, Siberia – ma anche l’Italia è sempre più a rischio. La Sardegna, territorio storicamente tormentato dagli incendi, ha visto decine di ettari andare in fumo solo nelle ultime ore. Ancora sotto i livelli di guardia, ma già abbastanza da costringere intere comunità a mettersi in allarme. Ciononostante, la Regione continua nel suo piano di importare nuovo combustibile fossile e opporsi ad ogni impianto rinnovabile.