Una ragazza corre, come inseguendo la propria libertà, dentro un bosco inesplorato, mentre tutt’intorno a lei la una costellazione di alberi, liane, ruscelli e luce sprigiona il suo concerto; un boscaiolo racconta le fatiche del suo mestiere che sta via via scomparendo di fronte a un fuoco che crepita; e ancora un coniglio si muove a tentoni e salti in una timpa dei monti Cairngorms in Scozia ora innevata dall’inverno ora germogliata di fiori con l’avvento della primavera. Queste – A Word of Warming di Yaz Ellis, Traces di Pins Sébastien – sono solo alcune delle storie che raccontano i dieci cortometraggi internazionali che verranno proiettati la sera di lunedì 7 settembre al Globe Theatre di Roma a Villa Borghese per il “Murmat Short Film Festival”.
Giunto, in questo 2020, alla sua terza edizione, il festival cinematografico – ideato da Murmat Studio, e organizzato dall’associazione culturale Shake Art in collaborazione con Nuvole Rapide Produzioni – è consacrato integralmente ai temi dell’ecologia, dell’ambientalismo.
“Ci siamo sempre occupati,” racconta Edoardo Saolini, uno dei direttori creativi, “sin dalla prima edizione di tematiche sociali di rilevanza. Per il 2020 abbiamo scelto il complesso e attuale tema dei cambiamenti climatici, infondendo speranza già dal titolo: #aGreenHope. Il cinema ha la capacità di parlare al maggior numero di persone, mostrando cosa sta succedendo al nostro pianeta. Crediamo in questo processo di sensibilizzazione che va, tuttavia, accompagnato da azioni concrete”.
Un leitmotiven unisce i corti che abbiamo visto in anteprima per i lettori: il suono, o meglio il rumore. Da parte di tutti i registi – quando si sceglie di non curare la pellicola con un soundtrack – , si registra un rispetto per il rumore naturale: lo sciabordio dell’acqua, il fremito delle foglie, lo scalpiccio dei passi sul terriccio o la spazzolata di quando si avanza sul sottobosco. “Sono cortometraggi che arrivano da tutto il mondo, ciascuno si è imposto all’attenzione della giuria che li ha selezionati per una precisa qualità e cifra stilistica”, spiega Marco Aquilanti, altro direttore artistico del Murmat, che fiero sottolinea come “la sinergia tra teatro e cinema che si è venuta a creare, in un momento così particolare per i lavoratori dello spettacolo, è – il gioco di parole è d’obbligo – spettacolare e di ciò andiamo fieri”.
In effetti, le voci sono assai diverse tra loro. Per chi deciderà di partecipare – con regolare prenotazione e tutte le procedure che abbiamo ormai imparato a utilizzare per assistere a un qualsiasi spettacolo –, si segnala, per originalità, l’immaginifico corto Eco Escort di Marcela Drobna, regista visionaria che imbastisce una fantasticheria da pop-art animata in stile videogioco anni ’90 (dal mondo dei videogame proviene anche tutto il sonoro) sulla vita erotica dei rifiuti, tra innamoramenti, orge e inquinamento.