Lei, la dama rossa, le osserva dall’alto con sguardo severo, certa che sarà ben difficile uguagliare il suo primato: è stata una delle 21 madri costituenti e poi anche la prima presidente della Camera. Maria Elisabetta Alberti Casellati e Marta Cartabia però sono ben decise a stracciare il record della cara compagna Nilde Iotti collezionando pure loro una seconda foto nella sala delle donne di Montecitorio oltre a quella che si sono già meritate dopo l’elezione alla presidenza del Senato la prima e della Corte Costituzionale l’altra. Ed è la foto più ambita: quella della loro investitura al Colle, incarico che nessuna mai ha ancora ricoperto. “Guardate. Quando allestimmo questa sala pensammo di incorniciare due specchi in attesa di sostituirli con le foto delle prime donne che diventeranno presidente del Consiglio e Capo dello Stato” spiega alle due, che l’ascoltano attentissime, Laura Boldrini. Che da presidente della Camera nel 2016 volle omaggiare le pioniere italiane nelle istituzioni. Ecco allora le elette all’Assemblea costituente, su una parete. E poi, su quella di fronte, tutte le altre che hanno lasciato il segno, a partire dalla prima ministra donna della Storia patria, Tina Anselmi. Ma è la terza parete, quella ancora vuota, che cattura l’occhio. “Il messaggio che volevamo lanciare alle donne che fossero passate davanti a questi due specchi è semplice: la prossima potresti essere tu” spiega ancora l’ex numero 1 di Montecitorio mentre le due Casellati e Cartabia non se lo fanno dire due volte.
E una dopo l’altra s’accostano, se pur con discrezione, alla cornice che riflette inevitabilmente la loro immagine: specchio specchio delle mie brame, chi andrà al Quirinale?
La pupilla di Silvio Berlusconi, di bianco vestita, non intende far rimpiangere la cara compagna Leonilde dei tempi belli con un discorso da pasionaria della causa femminile che lascia il segno. “Le donne sono quelle che hanno pagato il prezzo più alto del lockdown. E lo smart working che è stata una grande opportunità rischia di essere un ‘falso amico’ che le ricaccia in casa emarginandole dal mondo del lavoro riportando indietro le lancette dell’emancipazione di 50 anni”. Ma gli occhi e le orecchie della platea sono tutte per la sobrissima Cartabia e il giudizio della platea alla fine è unanime: già parla con i toni che sono usi al Quirinale. “L’affermarsi di una cultura della piena parità non può dirsi mai pienamente acquisito e richiede l’incessante impegno morale di tutta la Repubblica, cittadini e istituzioni, ciascuno nel suo ambito e in spirito di collaborazione” sussurra solenne a pochi giorni dal suo commiato alla Consulta quando entrerà a far parte ufficialmente delle riserve della Repubblica.