Afermarli poteva essere, paradossalmente, solo una pandemia. O neanche quella. Anche se, a scuole chiuse, veniva difficile scioperare ogni venerdì. Ma è bastato che l’anno scolastico ripartisse perché anche Greta Thunberg, la giovane attivista per il clima, e i suoi “fratelli” internazionali del movimento Fridays For Future riprendessero le attività.
“Settimana 108 di sciopero per il clima”, scriveva su Twitter il 10 settembre la portavoce del movimento, fotografata con i suoi compagni brandenti cartelli contro i cambiamenti climatici bardati di mascherine a tema, nel primo, ennesimo, nonché primo post-pandemia, venerdì di protesta.
D’altronde chi è cosciente che sia già troppo tardi per salvare il Pianeta e che – complice anche il Covid-19, che ci ricorda il male che abbiamo fatto al Pianeta, il classico cane che si morde la coda – sa che non c’è un minuto da perdere, né manifestazione da rimandare, seppur “rispettando le distanze di sicurezza come previsto dalla norme anti-Covid. Ma cinque mesi di lockdown non sono intanto passati invano. In attesa di tornare per strada o di fronte ai grandi della Terra con i loro slogan, i giovani per il clima hanno impugnato un’altra arma: la denuncia contro governi e istituzioni di mezzo mondo per non aver rispettato l’Ambiente. Dal Portogallo, alla Spagna, al Messico, all’Australia, sono decine le Istituzioni chiamate a rendere conto del proprio operato – mancato – contro i cambiamenti climatici dai ragazzi. “Con il Covid non abbiamo potuto proseguire con le proteste in strada. E cercavamo un’altra maniera di combattere il cambiamento climatico”, spiega Tom Webster Arbizu dall’Australia, 15 anni e leader negli ultimi 18 mesi degli scioperi giovanili del suo paese. Ora Tom è passato a far parte degli otto minori tra i 13 e i 17 anni che hanno denunciato la ministra dell’Ambiente, Sussan Ley, in procinto di autorizzare l’ampliamento della miniera di carbone del Nuovo Galles del Sud. A sostenerli nella battaglia, vista l’impossibilità per i minorenni di rivolgersi direttamente a un giudice, è una suora di 85 anni, Marie Brigid Arthur, che ha già avuto un ruolo in altre cause come quelle dei rifugiati contro il governo. Nella denuncia presentata al Tribunale federale, i giovani, assistiti dai legali di Equity Generation Lawyers, ricordano gli effetti che stanno avendo sul cambiamento climatico le emissioni di gas serra nell’atmosfera e le conseguenze per l’Australia, “incendi, inondazioni, siccità, tornado ecc..”.
L’Australia chiama il Messico, dove un altro gruppo di giovani tra i 17 e i 23 anni dello Stato della Bassa California, ha inviato una denuncia al suo governo per non aver ancora preso misure concrete contro il surriscaldamento globale. “Dobbiamo alzare la voce, perché ciò che è chiaro è che il futuro nostro e delle generazioni prossime è sotto minaccia”, scrive uno dei giovani firmatari messicani, Nelson Garduño, che prosegue: “la generazione che oggi governa e prende decisioni ha un debito morale che aumenta man mano che non si prendono decisioni concrete contro l’inquinamento”. Anche i messicani, così come i ragazzi portoghesi – che hanno deciso di portare in Tribunale ben 33 Paesi che non stanno attuando politiche ambientali contro il surriscaldamento globale – fanno parte del movimento Youth V. Gov (giovani contro il governo), una rete se non perfettamente sovrapponibile a Fridays For Future, indissolubilmente relazionata al movimento globale di Greta Thumberg e che da lei e dalle sue azioni dipende. Ma non c’è posto per i distinguo, una rete appoggia l’altra, ci si ritwitta a vicenda le azioni, in un movimento mondiale che non è stato frenato neanche dalla pandemia. Oggi, infatti, è il gran giorno del rientro in scena dei giovani ambientalisti, che in una conferenza stampa virtuale, annunciano la prossima azione congiunta globale alla presenza di giovanissimi leader da tutto il mondo. Nicole Becker e Eyal Weintraub dal- l’Argentina; Kevin Mtai, Kenya; Mitzi Jonelle Tan, Filippine, Disha A Ravi, India; Laura Verónica Muñoz, Colombia e Greta Thunberg, Svezia, si danno appuntamento il 25 settembre per oltre 2.500 scioperi climatici in 30 Paesi per chiedere un’azione urgente per affrontare la crisi climatica. “Le azioni saranno online e nelle strade nel rispetto dei regolamenti anti-Covid 19. “Lottiamo per il nostro presente, non solo per il nostro futuro: gli scioperi globali giovanili per il clima sono tornati”, promettono.