“Basta reddito di cittadinanza agli assassini” grida il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani. E con lui tutta la destra e gran parte dei quotidiani, tutti ad affibbiare un reddito di cittadinanza inesistente agli assassini di Willy, a Colleferro, quando invece il sussidio è dei genitori.
Tutto è buono per sparare a zero sulla misura che costituisce la bestia nera dell’establishment e viene associata direttamente all’antipolitica (ignorando tutta la letteratura seria e di sinistra sul tema).
Il reddito di cittadinanza fa venire l’itterizia a chi per decenni ha sostenuto che bastasse finanziare a pioggia le imprese per creare lavoro e benessere.
Ma accanto agli strepiti ossessivi e sguaiati, ci sono anche quelli espressi con lo sguardo soave e brillante del professor Tito Boeri che a Piazzapulita, giovedì sera, affermava tranquillamente che “all’Inps c’è chi sostiene che la metà dei percettori del reddito di cittadinanza siano degli evasori”.
Boeri, che dell’Inps è stato presidente, evidentemente ha mantenuto contatti e voci all’interno, ma ciò non toglie che la sua affermazione viene etichettata dall’attuale presidente dell’Inps come “una chiacchiera da bar”.
Pasquale Tridico parla con il Fatto ovviamente infastidito dall’ennesima polemica che immancabilmente mira al suo istituto: “Ma si rende conto della castroneria? In Italia abbiamo 3 milioni di evasori. L’evasione pesa circa 120 miliardi di euro. Il reddito di cittadinanza costa al bilancio dello Stato circa 7 miliardi. Se la metà dei percettori del Rdc – prosegue Tridico – che sono 3 milioni, fosse composto da evasori, vorrebbe dire che i ‘poveracci’ che il Rdc aiuta, per 1,5 milioni almeno avrebbero ricchezze pari a 60 miliardi”.
Ma Boeri se la prende con l’Inps anche per i mancati controlli sul patrimonio dei percettori del Rdc: “Non mi stupisce che avessero il reddito sotto una certa soglia. Quello che mi stupisce è la parte patrimoniale: avevano auto e macchine intestate, questo doveva saltare fuori”. Anche qui Tridico si scalda: “I controlli sui redditi non li deve fare l’Inps, ma la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle entrate. Noi controlliamo i requisiti economici”. E poi, “le banche dati in comune con l’Agenzia delle entrate, o le banche, sa da quando esistono? Da quando c’è il reddito di cittadinanza”.
Al 21 giugno scorso, secondo la Guardia di Finanza, sono 709 i “furbastri” scoperti nel 2019 nell’ambito dei 22.151 interventi. Secondo i dati Inps, il reddito medio del reddito di cittadinanza è di 521 euro mensili. I 709 beneficiari indebiti scoperti sono costati quindi 4.432.668 euro, poco meno di 4,5 milioni di euro su un totale di 7,5 miliardi.
Frasi come quella di Boeri o la cagnara che viene fatta attorno a massacri come quello di Colleferro servono a far passare i percettori del rdc come evasori mentre, aggiunge Tridico, “sulla base di redditi falsi si usufruisce di sanità pubblica, asili nido, mense scolastiche” e di tutto il welfare disponibile. Che si fa, si taglia tutto in via preventiva?
Ma il punto è più di fondo e si collega al passaggio referendario. Come spiega chiaramente, finalmente, Stefano Folli su Repubblica, “il voto sul taglio dei parlamentari è un voto sul Movimento 5 Stelle”. L’occasione della resa dei conti con la marea dell’antipolitica. I colpi al reddito di cittadinanza fanno parte del disegno. Il resto sono, appunto, chiacchiere da bar.