Gay ed esponenti Lgbt. Poi Aleksey Navalny, le Pussy Riot, fino ai testimoni di Geova. Per investigarli e prenderli tutti in un colpo solo, alle divise della Federazione russa è bastato un software. Costa centinaia di migliaia di euro anche nella sua versione meno avanzata e ha un nome all’apparenza innocuo: Ufed. Sono le iniziali dello Universal Forensic Extractiom Device, uno strumento spia che permette di accedere a ogni computer e telefono che chiunque abbia in mano a ogni latitudine del mondo. Tutto è penetrabile e vulnerabile per Ufed: specialmente i device di dissidenti e critici di Mosca, perseguitati dal Comitato investigativo pubblico della Federazione russa, ufficio creato nel 2007 con a capo Aleksandr Bastrykin, che delle sue indagini risponde solo a un suo vecchio amico di università: Vladimir Putin.
Il software spia è stato usato per almeno 26 mila casi, come ammesso dallo stesso Bastrykin, che lo ha dispiegato per vagliare membri e fan delle Pussy Riot, testimoni di Geova, – torturati con elettroshock nelle carceri russe, come ha confermato più volte l’ong per i diritti umani Agora –, cittadini accusati di “propaganda omosessuale” e l’Rbk, il fondo anti-corruzione creato da Navalny. Mentre l’oppositore si fotografa finalmente in piedi e a occhi aperti dopo il coma da avvelenamento a Berlino, il suo appartamento a Mosca viene perquisito e sequestrato dal Fsb, ex Kgb, per il risarcimento richiesto dallo “chef di Putin”, Evgeny Prigozin, già fondatore dei mercenari Wagner e della compagnia di troll di Pietroburgo. Al fondo anti-corruzione di Navalny il “cuoco del presidente” ha fatto causa per milioni di rubli per un’informazione: quella che ha diffuso il dissidente sulle forniture scadute alle scuole di Mosca, appalto di rifornimento vinto da Prigozin che riempie anche le mense dell’esercito russo.
Ufed è la creazione che l’israeliano Yossi Carmil porta all’occhiello. L’amministratore delegato dell’azienda che lo produce, la Cellebrite, è calvo, paffuto e spesso sorride. Almeno lo faceva in foto quando rilasciava qualche breve dichiarazione ai quotidiani come Ynet, a cui ha detto di poggiare la testa sul cuscino tranquillo la sera: “Dormo bene di notte perché so per chi lavoro, noi siamo dal lato giusto”. Ha aggiunto che “tra i 200 Paesi sul pianeta 160 sono esclusi” dalle liste dei suoi clienti, ma non risponde a chi ora gli chiede perché dei suoi servizi usufruiscono da anni Stati accusati di violare i diritti umani.
Dall’oppositore più famoso di Mosca a quello più celebre a Ryad. Ufed è l’algoritmo che fa stringere mani ad arabi e israeliani: un rappresentante della Cellebrite è stato accolto in Arabia Saudita nel 2019, riporta il quotidiano Haaretz, proprio quando il critico di regime Jamal Khasgoggi veniva ucciso nel consolato di Istanbul. Se sappiamo chi sia Carmil, l’israeliano con una delle tecnologie più potenti e intrusive in circolazione, è grazie al lavoro dell’avvocato Eitay Mack, giornalista di +972, organizzazione e media indipendente fondata da israeliani e palestinesi. Coraggioso autore di diverse inchieste sul software e di una petizione che tenta di frenarne l’esportazione verso l’estero, Mack ha chiesto alle autorità del suo Paese come faccia l’uomo d’affari a scansare embarghi come fanno i gabbiani quando sorvolano le nuvole.
Dopo le piazze in lotta a Hong Kong, Carmil ha raggiunto il Venezuela durante le rivolte e di recente la Bielorussia, facendo un affare dopo l’altro con i governi in crisi per lo scontento della popolazione. Solo qualche giorno fa le accuse di collaborazione con il governo Maduro sono state negate dall’azienda che continua a rifornire clienti da est a ovest, da sud a nord, fino alla polizia di New York. La ditta però non ha fornito informazioni su come Ufed sia finito nella Russia sotto embargo quanto Bastrykin, sottoposto personalmente a sanzioni dal 2017. “Il presidente russo e i suoi sostenitori promuovono una legislazione che incrimina i critici e riduce lo spazio democratico in Russia”. Prima contro gli Stati più potenti del mondo, poi contro l’amministratore delegato della tecnologia spia più temibile e infine contro i giornalisti: Mack ha sottolineato come i reporter israeliani siano stati attenti a condannare la violazione della privacy dei concittadini quando Ufed è stato usato dallo Shin Bet, servizi segreti di Tel Aviv, per tracciare i malati di Covid-19, ma anche come siano rimasti muti quando è stato usato dai regimi per ammazzare i loro colleghi di altri Paesi.