Ai più la parola Spid non dirà quasi nulla. Eppure tra due giorni il sistema pubblico di identità digitale che permette di accedere ai servizi online della Pubblica amministrazione (s)travolgerà milioni di italiani che usufruiscono dei servizi erogati dall’Inps, che vanno dalle pensioni agli assegni familiari, dal bonus 600 euro al reddito di cittadinanza passando per l’Isee. Dal primo ottobre, infatti, lo Spid diventerà l’unico canale di accesso al sito dell’Istituto della previdenza sociale che non rilascerà più il tradizionale Pin. I cittadini già in possesso del vecchio sistema, però, lo potranno ancora utilizzare durante la fase di transizione tra Pin e Spid. Novità sostanziale visto che il portale Inps registra circa un milione di accessi al mese (il primo aprile, quando il sito andò in tilt per la richiesta del bonus 600 euro, superarono i 3 milioni), ma la maggior parte di questi utenti non hanno ancora sottoscritto l’identità digitale. Del resto la storia dello Spid è lunga e travagliata. Pilastro del piano Renzi-Madia per la semplificazione 2015-2017, il sistema Spid è partito nel 2016. Il governo prevedeva di collegare entro un anno circa 10 milioni di utenti. Ma solo tre settimane fa si è raggiunto questo traguardo su spinta del ministero per l’Innovazione tecnologica e della pandemia che ha aumentato esponenzialmente le richieste per accedere alle misure di sostegno previste dai vari decreti. Passando per due prove durissime che hanno mandato in crisi il sistema: l’obbligo di usare lo Spid per richiedere l’app 18 e la Carta del docente. Lo Spid però resta un servizio per “giovani”: lo possiede il 28% di chi ha tra 18 e 24 anni, mentre il 23% è nella fascia 45-54 anni.
È chiaro che scegliere un’unica modalità di autenticazione per accedere ai servizi della Pa sia la pratica migliore per sicurezza e privacy. Ma questo si scontro con un’età media italiana avanzata. Sarà, insomma, difficile (anche per via della procedura) che gli over 65 riescano a usare lo Spid per accedere al sito dell’Inps, continuando a preferire l’aiuto a pagamento di Caf e commercialisti. Decisamente peggio è andata con il bonus Vacanze, il cui flop ha avuto come motivazione ufficiosa anche la difficoltà di accesso all’app Io a cui si accede esclusivamente tramite lo Spid.