Editoria

Il fango contro ‘Il Fatto’ e i rosiconi sui nostri conti (che sono a posto)

È la stampa, bellezza!

30 Settembre 2020

Quando le persone mi chiedono: “È dura gestire un’impresa editoriale di questi tempi, vero?”, rispondo sempre che è molto più sopportabile gestire le difficoltà del mercato editoriale rispetto alla fogna mediatica costruita sulle frottole e non su fatti veri.

In effetti la cosa più dura e fastidiosa è dover gestire la consueta, ormai tradizionale, “informazione” che parte sempre da qualche angolo buio e triste per arrivare a propagarsi in un’onda maleodorante tramite certi siti di gossip.

La tentazione è sempre quella di non rispondere per non dare importanza alle bugie e, soprattutto, per non perdere tempo. Ma, per rispetto dei nostri lettori, dei nostri giornalisti, dei nostri dipendenti, del nostro direttore e dei nostri investitori, spesso sono e siamo costretti a replicare e precisare. Così anche oggi ho l’obbligo, ma anche il piacere di comunicare che l’articolo uscito lunedì su Dagospia titolato “C’è del movimento tra i Soci del Fatto”, costruito ad arte povera, riportava una serie di baggianate seguite da altre baggianate, culminate con l’ipotesi dell’ingresso di Daniela Santanchè come futura azionista della nostra Società. Tutto questo accadeva, guarda caso, proprio mentre il nostro Consiglio di amministrazione era riunito per approvare il bilancio semestrale.

Mentre il pezzo riportava l’intenzione del nostro azionista Edima di vendere le sue quote a causa della linea editoriale di Travaglio e dei conti in rosso, il nostro Cda approvava una semestrale con i conti a posto e un risultato di esercizio positivo. Inutile inviare diffide, rettifiche e smentite a Dagospia con preghiera di pubblicazione perché la velocità media di pubblicazione delle bugie è inversamente proporzionale a quella di pubblicazione delle nostre smentite. Che, al solito, sono state corredate da una simpatica foto (che ormai ha stufato anche i sassi) della sottoscritta insieme a Travaglio, risalente – credo – a dieci anni fa, quando eravamo inseguiti dai paparazzi non appena andavamo a cena dopo il lavoro. L’unica cosa positiva è che, per Dagospia, sembro non invecchiare mai.

Scherzi a parte, è tutto molto prevedibile e comprensibile: Il Fatto dà fastidio a tanti, il nostro giornale rompe le scatole a un bel po’ di potenti e in giro ci sono molti invidiosi malvissuti che forniscono informazioni inesatte o totalmente false a testate fatte apposta per diffonderle. A questo andazzo siamo ormai abituati: il mondo è bello perché è vario.

A chi però vuole sapere come stanno davvero le cose preciso che la Società Editoriale il Fatto è una società per azioni, approdata per giunta al mercato della Borsa un anno e mezzo fa, dunque – per definizione – aperta alla vendita e all’acquisto di azioni. I soci hanno diritto di vendere se ne hanno l’esigenza, essendo le nostre azioni per fortuna monetizzabili perchè hanno un valore. Considero fondamentale per la crescita della Società e il raggiungimento dei nostri obiettivi industriali valutare l’entrata di partner strategici nel nostro azionariato. Pertanto non ci preoccupa l’ipotesi che un azionista ceda le sue azioni a un nuovo socio funzionale alla crescita societaria. Come in tutte le Società, i cambiamenti nella compagine azionaria sono la normalità: ne abbiamo già avuti anche noi in passato.

Ma non è in atto alcuno sconvolgimento tra i Soci del Fatto, specie tra quelli fondatori e operativi, che credono fermamente nel piano di sviluppo. Il fatto che alcuni Soci possano avere l’esigenza di monetizzare la propria quota non comporta certamente un fuggi-fuggi, tantomeno per colpa della “linea Travaglio” (nota fin dalla nostra fondazione) né per i fantomatici conti in rosso (che invece sono in attivo). Mi dispiace poi deludere Dagospia, ma la sottoscritta non ha esercitato alcuna pressione per impedire a chicchessia di vendere le proprie azioni. Anzi, comunico di essere assolutamente favorevole ai cambiamenti, purchè siano sani e portino valore all’impresa. Dunque ben vengano altri azionisti, anche se “scomodi”. Anche perchè siamo protetti da uno statuto che ci tutela dalle “nocività”. Ma soprattutto perchè i soci “scomodi”, se sono intelligenti e avvezzi al business, sono i primi a non voler entrare nel Fatto. Quella su Santanchè nostra azionista è una boutade. Essendo donna tutt’altro che sprovveduta e abile negli affari, è la prima a comprendere che, se investisse davvero un milione e mezzo di euro per acquisire azioni (come riportato da Dagospia e da un’intervista addirittura su Repubblica), queste perderebbero immediatamente valore, visto che i nostri lettori non comprenderebbero l’operazione e smetterebbero di acquistare il giornale. Non credo che Daniela Santanchè abbia alcuna intenzione di buttare via i suoi soldi.

Insomma, cari lettori e investitori, godetevi la nostra bella semestrale su il sito www.seif-spa.it, con i conti a posto. E perché i conti sono a posto? Perché i ricavi sono aumentati, la diversificazione su diversi rami ha funzionato e soprattutto quel “maledetto” giornale chiamato Il Fatto Quotidiano, con la maledetta linea editoriale di Travaglio, ci ha portato un aumento dei ricavi del 30% nel primo semestre. Non cantiamo vittoria perché il 2020 è stato per l’economia un anno duro e lo sarà ancora, imponendo ulteriori sforzi a noi come a tutte le imprese. Ma intanto festeggiamo alla faccia di chi ci vuole male.

Ah, dimenticavo: ho un nuovo titolo-scoop da suggerire a Dagospia: “Il Fatto si fa distribuire da Berlusconi”. Oppure “Travaglio fa affari con Berlusconi”. Infatti abbiamo cambiato società di distribuzione per mia scelta, legata a motivazioni oggettive: dal 1° ottobre saremo seguiti da Pressdì, società del gruppo Mondadori. Lo “scandalo” è già pronto, servito su un piatto d’argento. Forza Dago a tutta birra. Divertiamoci un altro po’.

I ricavi sono 19,77 milioni di euro

Seif, società editoriale del Fatto, archivia il primo semestre del 2020 con ricavi a 19,77 milioni di euro, in aumento del 30,47% rispetto al 2019 quando erano stati 15,15 milioni. L’Ebitda è pari a 2.509.000 euro (398.000 al 30 giugno 2019
in crescita del 530%) e si registra un utile netto di 73.000 euro.

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.