“Midnight Sun”

Twilight: la saga è eterna, finché non ti uccide

Il quarto capitolo, appena uscito, è già in vetta alle classifiche. Non è letteratura, ripropone stereotipi, ma milioni di adolescenti lo amano. Perché?

Di Crocifisso Dentello
5 Ottobre 2020

Niente di nuovo sotto il sole. Come allungare il brodo di un successo commerciale tra i più clamorosi degli ultimi anni con un bilancio di oltre cento milioni di copie smerciate? La ricetta per l’accanimento terapeutico letterario è presto detta: si rispolvera lo stesso intreccio ma affidando il racconto a un altro io narrante. Midnight Sun di Stephenie Meyer – in libreria per Fazi e subito in vetta alle classifiche – è la carta carbone del primo volume della saga di Twilight ma con un correttivo: questa volta il punto di vista del racconto è affidato al vampiro Edward Cullen anziché a Bella Swan, narratrice della saga originale (medesima scaltra operazione di Grey, rivisitazione al maschile di Cinquanta sfumature di grigio). Ecco che riemergono, impressi su centinaia di pagine fresche di stampa, tutti gli ingredienti che hanno avvinto tra il 2005 e il 2008 milioni di lettori e lettrici.

La tetralogia di Twilight – se è vero che è il grado zero dello stile (nel nuovo Midnight Sun già solo nelle prime pagine si leggono frasi vagamente trite e risibili quali “il suo profumo mi colpì come un ariete, come l’esplosione di una granata” oppure “i miei nervi erano tesi allo spasimo, come corde di pianoforte, pronte a suonare alla minima pressione”) – è altrettanto vero che, al di là dell’usurata trama gotica centrata sull’amore contrastato tra l’umana Bella e il vampiro Edward, domina con un adescamento davvero raro l’immaginario young adult sia su carta sia sul grande schermo (le cinque versioni cinematografiche sono state record di incassi al botteghino con oltre 3 miliardi di dollari). Qual è il segreto di una fedeltà tanto duratura soprattutto di lettrici e spettatrici? Valga questo commento intercettato sul web: “Twilight rispecchia la vita di tutte le adolescenti: la scuola, le amicizie, il primo amore, la separazione, la famiglia. Mi sono facilmente immedesimata in Bella: timida, imbranata, non ha niente di speciale, niente che possa porla su un piedistallo. Eppure proprio lei riesce ad avere ciò che tutte desideriamo: una storia d’amore come nelle favole, un principe azzurro che la ama più di se stesso”.

Non sono mancate le intemerate di taluni movimenti femministi contro Stephenie Mayer: Bella incarnerebbe lo stereotipo della donna che senza l’eroe maschile stenta a imporsi con una propria identità autonoma. Stereotipo o meno, i romanzi dell’autrice americana non fanno altro che rinnovare la cara vecchia tradizione del feuilleton. Abbiamo due innamorati pronti a sfidare tutto ciò che si frappone alla loro unione: la differenza d’età (lui ha più di cento anni, lei non è ancora maggiorenne), l’estrazione sociale (lui fa parte di una casata secolare, lei vive con un padre divorziato), le amicizie (lui sta solo in famiglia, lei frequenta dei nerd) ma soprattutto lui è un vampiro e lei dovrebbe esserne la preda.

In questo Midnight Sun emerge un Edward quasi inedito nella sua cupezza di fondo, nel suo tormentato dibattersi tra restare fedele alla propria natura e cedere a una passione capace di mettere in discussione tutti i suoi principi (“Volevo cose di cui non avevo mai sentito bisogno nella mia centenaria esistenza, prima di incontrarla. Cose che sicuramente non avevo voluto prima di essere immortale”).

La premessa della trama è nota. Nel liceo di Forks l’eterna monotonia del vampiro viene spezzata quando si avvede che il suo potere di leggere la mente altrui si infrange davanti a una nuova studentessa, Bella appunto, i cui pensieri gli restano inaccessibili.

Ne nasce un’ossessione che sfiora la volontà di ucciderla tanto è invincibile per lui l’aroma del suo sangue (“Non potevo permettermi di trovarla attraente. Più cresceva il mio interesse, più aumentava la probabilità che l’avrei uccisa”).

Tra i due si sviluppa una passione che mette in pericolo entrambi e che determina una serie di eventi drammatici, fino a un bacio che non mette fine alle avversità ma che certo suggella un amore destinato a durare. Il tono è stucchevole, elementare. Ma è proprio questo canovaccio già sperimentato che le lettrici, giovani e meno giovani, cercano più o meno consapevolmente.

Dopo avere sormontato centinaia di pagine il premio cui si anela è uno scambio di battute che se ne infischia della verosimiglianza ma che anzi sfondi il muro del sogno, della fiaba: “Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti basta?” – “Sì mi basta” le assicurai. “Mi basta, per sempre”.

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