La Russia è il Paese dove i giornalisti bruciano. L’ultima notte della sua vita Irina Slavina ha visto le divise della polizia entrare nel suo appartamento per requisire appunti, strumenti di lavoro, computer, macchine fotografiche. La mattina dopo, a pochi passi dal portone dell’edificio dell’Fsb, – servizi di sicurezza russi -, il fuoco l’ha divorata. […]
![''Irina Slavina, editor-in-chief of the @koza_press set herself on fire near the Ministry of Internal Affairs building in Nizhny Novgorod, Russia. Slavina died straight away. Her last post was: "Blame Russian Federation for my death", si legge sul profilo Twitter di Justice for Journalists Foundation, 02 ottobre 2020. ANSA / Immagine tratta dal profilo Twitter di Justice for Journalists Foundation +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ ++NO SALES; NO ARCHIVE; EDITORIAL USE ONLY++](https://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2020/10/08/irina-slavina-scaled-e1602151563908.jpg)
L’estremo sacrificio di Irina, nella Russia che istiga i giornalisti a darsi fuoco
L'ultima notte della sua vita, la caporedattrice di 47 anni ha visto la polizia entrare nel suo appartamento per requisire appunti, strumenti di lavoro, computer, macchine fotografiche. Non ha retto alle pressioni di chi cercava suoi contatti con il gruppo Open Russia, fondato dall'oppositore di Putin Mikhail Khodorkovsky