“Quanto vano è il mettersi seduti a scrivere quando non ci si è posti eretti a vivere” sosteneva Thoreau, come a dire che se non si vive pienamente difficilmente si avrà qualcosa d’interessante da raccontare. Di italiani aspiranti scrittori ce ne sono tanti (non è vero però che sono più quelli che scrivono di quelli che leggono, semmai il problema è che si legge troppo poco) ma uno su mille ce la fa. Su che cosa accadrà dopo l’agognato esordio, inizio di una carriera top o flop?, potrà dire solo il tempo. Debutti che diventano best-seller, anche all’estero, e poi film-serie tv, come La solitudine dei numeri primi di Giordano, Gomorra di Saviano, Acciaio di Avallone o il recente I leoni di Sicilia di Auci non capitano tutti i giorni, ma l’editoria nostrana punta sempre su nuove penne.
Come Einaudi ora con Barbara Frandino, giornalista e sceneggiatrice che con scrittura affilata, minimale, racconta in È quello che ti meriti quel momento doloroso ma vitale in cui un grande amore si tinge d’odio. “Cercare il nuovo è il motore del nostro mestiere”, racconta Paola Gallo, responsabile della narrativa italiana di Einaudi, “ma ogni libro fa la sua corsa. Ci sono opere che arrivano e s’impongono, esordio o no, come credo farà a gennaio L’arte di legare le persone di Paolo Milone, 40 anni di lavoro in un reparto di psichiatria, passati a ‘guardare l’abisso con gli occhi degli altri’. Siamo in ascolto, ma ascoltiamo con più attenzione chi trova il modo giusto per dirci chi è, cosa vuole”.
Molti i titoli attesi per inizio 2021. Per Rizzoli Manuela Piemonte col conteso Amazzoni, storia di tre giovanissime sorelle italiane di Libia, mandate in colonia a Marina di Massa, dove vengono sorprese dallo scoppio del Secondo conflitto mondiale. “Cerchiamo l’istinto, la voce e la storia giusta, vogliamo dar risalto alle nuove scritture senza creare però la categoria specifica dell’esordiente”, spiega Michele Rossi, responsabile narrativa di Rizzoli mentre Giovanni Francesio, a capo di quella di Mondadori, dice che “si diventa scrittori non quando lo si decide, ma quando non lo si può evitare perché è urgenza insopprimibile, quasi fisica”.
Gian Arturo Ferrari, guru dell’editoria, specifica che gli editor leggono moltissime delle proposte che ricevono ma la selezione è feroce, il 90 per cento dei testi viene cassato alla prima scorsa” e consiglia, come Francesio, di puntare sugli agenti letterari che fanno un prezioso lavoro di filtro-tramite con gli editori mentre quando era giovane lui (è classe 1944) “l’accesso alla pubblicazione era un meccanismo di cooptazione, cioè i circoli letterari cooptavano i giovani favorendone l’esordio e dire che si poteva insegnare a scrivere era eresia: essendo un’arte dipendeva solo dall’ispirazione. Oggi invece le scuole di scrittura possono essere un valido supporto per imparare almeno i rudimenti”.
Mondadori accenderà i fari sul trentenne milanese Gianluca Nativo, insegnante elementare, con Il primo che passa, storia di formazione di un ragazzo omosessuale. Anche Nne ha inaugurato due anni fa la serie “Gli Innocenti” dedicata agli esordi italiani (da lì arriva Alessio Forgione, nella dozzina dell’ultimo Strega con Giovanissimi) e a marzo punterà sul 29enne Pier Lorenzo Pisano, finalista al Premio Calvino 2019, mentre Longanesi proverà con Tommaso Scotti, matematico che vive e lavora in Giappone, col giallo L’ombrello dell’imperatore.
Per Marsilio, che ha lanciato Mazzantini, Gamberale, Tamaro, la scommessa è la giornalista-editor Valentina Della Seta con Le ore piene (maggio), sulle ore che una donna matura e un giovane uomo, conosciutisi su un sito d’incontri, trascorrono insieme. Nord ha fatto bingo con Daniela Raimondi con l’epopea famigliare La casa sull’argine, uscito ad agosto e ancora in classifica, cinque edizioni, in traduzione in otto paesi. Garzanti e Feltrinelli ripongono speranza, a gennaio, rispettivamente su Il mistero della pittrice ribelle, romanzo storico dell’architetto Chiara Montani nella Firenze dei Medici, e Carmen Barbieri con Cercando il mio nome sul tema del lutto.
Molti saggi consigli li dà La scrittura non si insegna (Minimum Fax) di Vanni Santoni, 42 anni e un curriculum d’oro: se non si può insegnare a scrivere si può almeno insegnare a pensare come uno scrittore. Come? Leggendo tanto.