L’ex capo che è ex per modo di dire passerà (anche) da loro, per costruire un pezzo di futuro. Innanzitutto dalla dimaiana Chiara Appendino, sindaca di Torino che ieri ha ufficializzato ciò che tutti sapevano, cioè che non si ricandiderà. Ed è proprio lei il nome su cui Luigi Di Maio vuole puntare forte per la segreteria prossima ventura del Movimento. Ma poi c’è anche la non proprio dimaiana Virginia Raggi, sindaca di Roma che invece correrà ancora per il Comune, come ha messo nero su bianco già in agosto. E Di Maio non vuole ostacolarla, perlomeno non ora. Da qui a breve le esprimerà il pieno sostegno, dopo quel “Raggi? Non mi fossilizzerei sui nomi” di domenica scorsa che l’aveva costretto a una rapida smentita. “Oggi come oggi non c’è alternativa, e Luigi da buon pragmatico lo sa” conferma un big grillino. Tradotto, Di Maio è conscio del fatto che “il Pd non trova nomi davvero spendibili” come dicono dal M5S.
Soprattutto, il ministro degli Esteri ragiona anche in chiave Stati generali. Sa che fare muro alla Raggi la spedirebbe dritta nelle braccia di Alessandro Di Battista, che lunedì nella conference call con la sindaca, Paola Taverna e oltre 500 tra eletti e attivisti romani ha definito “non negoziabile” la sua ricandidatura. Raggi e l’ex deputato potrebbero fare asse a livello nazionale, facendo leva sul loro notevole consenso tra gli iscritti (e sull’appoggio di Davide Casaleggio). Il fastidio di diversi eletti per l’intervento di Di Battista (“Ha fatto un discorso da congresso nazionale, e invece si doveva parlare solo di Roma” accusano) conferma indirettamente certi timori e le conseguenti valutazioni. Quindi, sostegno a Raggi, come l’ex capo scandirà in questi giorni.
È invece già evidente la sua vicinanza nei confronti di Appendino, che ieri ha confermato di non volersi ripresentare: un annuncio di cui Di Maio sapeva da settimane. “Non mi ricandido per coerenza” ha spiegato la sindaca, facendo riferimento alla recente condanna a sei mesi di carcere subìta per falso in atto pubblico. “Le tempistiche per arrivare alla sentenza di appello vanno oltre la scadenza elettorale del 2021” fa notare. E allora Appendino si fa di lato: “La condanna, anche se di lieve entità e per i motivi che conoscete, resta tale. E in politica bisogna essere coerenti con i propri principi, anche se è doloroso”. Ma con ogni probabilità non avrebbe comunque cercato il bis: stanca di un impegno che trova estenuante, e consapevole che serva un nome diverso per favorire un accordo tra Pd e M5S nel 2021.
E da domani? “Non sempre si fa un passo indietro perché c’è già qualcosa d’altro” assicura Appendino. Ma Di Maio la celebra guardando già avanti: “Chiara è una risorsa per tutto il M5S”. Il reggente Vito Crimi suona la stessa nota: “Risorsa insostituibile”. E il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni va dritto al punto: “Chiara serve qui a Roma”. Ergo, nella segreteria. Prima però sarà necessario modificare il codice etico che attualmente le sbarra la strada, proprio per quella condanna per cui si è anche autosospesa dal Movimento.
Come raccontato dal Fatto sabato scorso, il M5S lavora già alla modifica della normativa. “Come organi ci stiamo interrogando sul caso di Appendino e sull’attualità delle norme che la riguardano” aveva confermato il presidente del comitato di garanzia Crimi. Troppo draconiano il codice di fronte a condanne lievi, “oltretutto per reati legati al profilo amministrativo” come ribadiscono dal Movimento. Sullo sfondo, gli Stati generali. Nonostante le voci, ieri dal M5S hanno ribadito che l’assemblea del 7 e 8 novembre si farà a Roma con persone fisicamente presenti (mentre quelle locali dal 23 al 25 ottobre saranno via web). Per cautelarsi in tempi di Covid, si pensa di dividere i 300 rappresentanti in tre sale diverse di un ampio spazio (tra le possibili sedi, la Fiera di Roma). L’obiettivo di Crimi è di riunire esponenti di ogni ordine e grado, dagli attivisti ai 5Stelle di governo.