Le accuse contestate pochi giorni fa dalla Procura di Roma a Tiziano Renzi e agli altri indagati del caso Consip somigliano a un abito incongruo, come un cappotto doppio petto con il cappuccio stile eskimo sopra.
La sensazione, a leggere l’avviso di chiusura indagine, è che i pm Paolo Ielo e Mario Palazzi avessero confezionato un capo che a loro aggradava, la richiesta di archiviazione per Tiziano Renzi e compagni. Purtroppo il cliente (il Gip Gaspare Sturzo) ha trovato il soprabito sghembo e sbagliato. Invece di rifarlo lui però, non essendo questo il suo compito, Sturzo ha chiesto a Palazzi & Ielo di trasformare il cappotto, magari brutto ma comunque un cappotto fatto e finito, in un eskimo rivoluzionario. Così è nato questo strano atto di accusa per traffico di influenze illecite a Renzi senior, Alfredo Romeo e Italo Bocchino in concorso con Carlo Russo, già rinviato a giudizio per un millantato avente il medesimo oggetto, cioè la gara Fm4 della Consip. Quel millantato credito era coerente con il cappotto di Ielo-Palazzi, che volevano archiviare Tiziano Renzi perché non ritenevano provato che Tiziano conoscesse le trattative a suo nome fatte da Russo con Romeo nel settembre del 2016.
Il Gip Gaspare Sturzo ha riletto le carte e non si è trovato d’accordo con l’inquadramento di Russo come millantatore. Così ha rigettato in parte la richiesta di archiviazione per il traffico di influenze di Tiziano Renzi chiedendo nuove indagini e nuove imputazioni.
Si è avuto così un ribaltamento dei ruoli. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha fatto le veci del pm (trovando nelle carte indizi a carico) mentre i pm hanno fatto le veci del Gip avanzando nella loro richiesta di archiviazione una serie di perplessità che rendono incoerente l’accusa da loro stessi formalizzata obtorto collo con il 415 bis.
Quando Sturzo ha scritto il 17 febbraio 2020 più di 190 pagine di bacchettate ai pm suggerendo a Ielo e Palazzi come andavano fatte le indagini, i due magistrati avrebbero potuto ribellarsi al Gip che li trattava come scolaretti.
Invece, con senso delle istituzioni, hanno ubbidito a Sturzo, e hanno fatto i compiti, magari senza troppa convinzione ma con rispetto. Così hanno chiuso l’inchiesta con il 415 bis che solitamente prelude non all’archiviazione da loro desiderata ma al rinvio a giudizio, che non vedevano utile.
Se il Gip fa il pm senza i poteri di indagine e il pm esegue le indagini prescrittegli come un automa, il risultato può essere un doppio sgorbio.
Come un albero storto non diventa dritto se subisce una seconda stortura più in alto, così questo avviso di fine indagine detto 415 bis avrà vita difficile in un’eventuale udienza preliminare. Le difese di Alfredo Romeo e Tiziano Renzi si divertiranno a indicare al giudice dell’udienza preliminare le incoerenze e le cuciture posticcie del doppio petto con l’eskimo sopra. Alla fine le spinte divergenti delle due impostazioni inconciliabili di Pm e Gip rischiano di creare una rotta a zig e zag che porterà l’accusa a sbattere.
La richiesta di archiviazione di Ielo e Palazzi era basata su un postulato: l’amministratore di Consip Luigi Marroni ha sempre detto la verità. Sia su Luca Lotti sia su Tiziano Renzi. Sia quando è stato sentito dai Carabinieri del Noe e dai pm di Napoli nel dicembre 2016, sia dai pm di Roma nel 2017-2020. Sia quando accusa Luca Lotti e i generali Emanuele Saltalamacchia e Tullio Del Sette (mediante il presidente della Consip Luigi Ferrara) di avere spifferato l’esistenza delle indagini sulla Consip. Sia quando dice che Carlo Russo non gli raccomandò Alfredo Romeo ma un’altra impresa per la gara Fm4. Sia quando non ricorda il nome della ditta sponsorizzata, nonostante lui abbia incontrato sette volte Russo da settembre 2015 a maggio 2016, su invito iniziale di un tal Tiziano Renzi, padre del premier dell’epoca.
La smemoratezza sul nome e la negazione di Marroni della raccomandazione di Romeo rappresentano il perno della richiesta di archiviazione di Tiziano Renzi.
Il Gip Sturzo invece non crede molto a questa versione di Marroni e pensa anzi che Russo, d’accordo con Tiziano, abbia raccomandato proprio Romeo all’Ad di Consip.
La tesi di accusa va riscontrata e fino a prova contraria sono tutti innocenti. Però, per capire il senso della partita giuridica in corso, partiamo dai fatti emersi dalle indagini:
• Febbraio 2015 Iniziano i messaggi (poi trovati nel telefonino di Russo dai Carabinieri) per fissare gli incontri tra Carlo Russo e Domenico Casalino da un lato e tra Alfredo Romeo e Carlo Russo dall’altro. A gennaio 2016 in una conversazione intercettata in ambientale (con una microspia del Noe) tra Italo Bocchino e Alfredo Romeo tra i due si parlerà di Russo, definito ‘il ragazzo’. Secondo i Carabinieri, Italo Bocchino in quel contesto dice a Romeo che proprio Casalino aveva mandato a loro ‘il ragazzo’.
• Romeo ha incontrato con Russo il tesoriere del Pd renziano Francesco Bonifazi (non indagato) il 4 marzo 2015. Il Gip Sturzo sottolinea che la gara Consip da 2,7 miliardi che interessava a Romeo in quel momento entrava nel vivo ma Bonifazi dice ai pm nel 2020 che l’incontro ci fu ma non si parlò di Consip né di gare;
- 22 aprile 2015 Russo scrive messaggi sms con il suo telefonino (poi ritrovati dai Carabinieri nella memoria del suo IPhone) a Tiziano Renzi e a Domenico Casalino per un appuntamento al Tiki Bar dell’Eur. Secondo Casalino i tre si incontrano poi al bar vicino al laghetto dell’Eur a Roma. Secondo Casalino non si parlò di Consip o di gare.
- Romeo ha incontrato Carlo Russo e Tiziano Renzi a Firenze il 16 luglio 2015 e poi ha commentato positivamente l’incontro con i suoi collaboratori; Tiziano dopo l’incontro con Romeo scrive di essere soddisfatto a Russo su Telegram e chiosa: “speriamo che non mi creino ostacoli”. Chi? Mistero.
- L’incontro è stato negato da Tiziano Renzi nell’interrogatorio del marzo 2017 con i pm romani che non gli credono (e, anche se con poca convinzione, nella telefonata fatta due giorni prima dell’interrogatorio con il figlio Matteo, da noi pubblicata nel maggio 2017) e non è stato mai ammesso da Romeo e da Russo;
- Quattro giorni dopo l’incontro con Romeo a Firenze, il 20 luglio 2015, Tiziano Renzi contatta Luigi Marroni per incontrare l’Ad di Consip. Altri 4 giorni dopo, il 24 luglio 2015, usando il social network Telegram non intercettabile, riferisce a Russo che è in attesa di sapere quando vedrà Marroni, non indicato per nome ma come ‘il colorato’ nel messaggino;
- 13 settembre 2015 – Tiziano scrive a Carlo Russo che lui ha parlato con Marroni e poi chiede a Russo di chiamare l’Ad di Consip previo messaggino. Russo gli scrive però che lo ha già chiamato per fissare l’appuntamento e poi Russo incontra effettivamente Marroni il 15 settembre a Roma.
- 4 ottobre 2015 Tiziano scrive messaggi per un appuntamento e poi incontra Marroni a Firenze a Borgo Santo Spirito. Marroni narra ai pm però un primo incontro con Tiziano nel 2015 al Bargello e un secondo a Santo Spirito nel 2016. Risentito sul punto non è preciso sulle date. Sul primo incontro al Bargello racconta: “Tiziano Renzi – spiega Marroni – mi disse subito che mi aveva chiesto quell’incontro perché voleva chiedermi di ricevere un suo amico imprenditore a nome Carlo Russo che voleva partecipare a delle gare d’appalto indette da Consip. Tiziano Renzi mi chiese di fare il possibile per assecondare le richieste del Russo e di dargli una mano atteso che era un suo amico”.
- Russo incontra sette volte Luigi Marroni dal settembre 2015 al maggio 2016 e gli chiede di aiutare una società nella gara Fm4. Marroni non ricorda quale sia la società. Ricorda che però non era Romeo.
- Alfredo Romeo paga vacanze in hotel a Carlo Russo e una consulenza alla cognata di Russo stesso nel 2015-2016;
- Romeo incontra molte volte Russo tra agosto e ottobre 2016 mentre è intercettato e gli promette 30 mila euro al mese per Tiziano Renzi e 5 mila al bimestre per Carlo Russo (viene trovato dai carabinieri a settembre 2016 un ‘pizzino’ strappato nella spazzatura di Romeo con su scritto – per i pm da Romeo che era intercettato – ’30 mila al mese per T. e 5 mila ogni due mesi per CR’,) per ottenere in cambio la protezione della sua società nelle gare Fm4 e in Consip da parte del Pd renziano. Si parla anche di un ‘accordo quadro’ che includa anche altre gare di altre società pubbliche come Grandi Stazioni;
- Carlo Russo, presentatogli da Maurizio Gentile di RFI, incontra una decina di volte l’amministratore di Grandi Stazioni Silvio Gizzi fino al settembre del 2016. Russo gli parla del gruppo Romeo;
- Secondo i Carabinieri nelle intercettazioni ambientali Carlo Russo si vanta con Romeo di poter far vincere alla sua società la gara delle pulizie di Grandi Stazioni chiedendo in cambio a Romeo il 2-3 per cento;
Di fronte a questi elementi i pm contestano nell’avviso di chiusura indagine due traffici di influenze per due gare, la Fm4 di Consip e la gara pulizie di Grandi Stazioni, a Tiziano Renzi, Alfredo Romeo e Italo Bocchino in concorso con Russo. Con le relative turbative sulle medesime due gare si arriva a quattro capi di imputazione. Il padre dell’ex premier potrebbe ricevere la richiesta di rinvio a giudizio a breve.
Per i patiti del caso Consip è bene riportare integralmente il capo di imputazione principale. I pm scrivono: “In concorso tra loro e con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso: Russo Carlo (nei cui confronti si procede separatamente), il quale agiva in accordo con Tiziano Renzi, sfuttando relazioni esistenti con Marroni Luigi- A.D. di Consip S.p.a. e in tale qualità pubblico ufficiale – relazioni ottenute anche per il tramite del concorrente nel reato Renzi Tiziano, come prezzo della propria mediazione illecita, costituita dall’istigare Marroni al compimento di atti contrari al proprio ufficio consistenti nell’intervenire sulla commissione aggiudicatrice della gara c.d. FM4 ed in particolare sul presidente Licci Francesco, anche per il tramite di Casalino Domenico, per facilitare la ROMEO GESTIONI S.p.a. partecipante a detta gara, mediante l’innalzamento del punteggio tecnico nella fase in corso di valutazione tecnica dei progetti, si faceva dare da Romeo Alfredo, il quale agiva in accordo con Italo Bocchino, utilità consistite nella stipula di un contratto di lavoro a favore di Martella Monia, sorella della propria compagna Martella Serafina, numerose ospitalità negli hotel di proprietà del gruppo Romeo, nonché si faceva promettere denaro in nero per sé e per Renzi Tiziano nonché promettere la stipula di un contratto di consulenza;
In Roma e altrove, fino all’autunno 2016”
Cosa c’è che non va in questo capo di imputazione?
Il punto debole del capo di imputazione è che è stato scritto dai pm ricalcando le ipotesi del Gip, senza però un tentativo di risolvere le contraddizioni con le precedenti risultanze degli atti raccolti dai pm.
Il nodo principale da sciogliere nell’eventuale udienza preliminare è la testimonianza di Marroni. Il capo di imputazione non tiene conto che Luigi Marroni (ritenuto un testimone credibile dai pm) ha affermato più volte che non fosse Romeo Gestioni Spa la società raccomandata a lui da Russo.
La prima volta che fu sentito Luigi Marroni spiegò ai Carabinieri così quel che accadde nel settembre 2015 dopo l’incontro con Tiziano Renzi che gli chiedeva di vedere Russo: “dopo una quindicina dì giorni venne presso questa sede della Consip Carlo Russo e io lo ricevetti nel mio ufficio da solo. Il Russo mi disse in concreto che tramite una società, di cui non ricordo il nome ma disse che era a lui riferibile, stava partecipando alla gara d’appalto indetta da Consip che riguardava il facility management (credo potesse trattarsi proprio della gara FM4 di cui oggi avete richiesto gli atti) e in modo esplicito mi chiese di attivarmi sulla commissione da me nominata al fine di aumentare il punteggio tecnico relativo all’offerta presentata da una società da lui segnalata di modo da favorirlo”. Posizione poi mantenuta nelle successive sommarie informazioni testimoniali, SIT, anche se con piccoli aggiustamenti insignificanti.
Il Gip Sturzo nell’ordinanza manifesta perplessità sulle deposizioni di Marroni.
“Appare molto strano – scrive Sturzo – che nella testa di Marroni si sia ingenerata una bizzarra confusione tale da non fargli ricordare, inizialmente, di quale società il Russo gli parlasse ma avendo poi escluso ai PM , nel sit del primo giugno 2017, di aver mai parlato di società riferibili al Romeo”.
All’opposto Sturzo così conclude nella sua ordinanza: “la società caldeggiata” a Marroni da Russo è “da individuare nel gruppo Romeo”.
Ora i pm Ielo e Palazzi lo accontentano scrivendo nel capo di imputazione che Russo, Tiziano Renzi, Romeo e Bocchino devono essere indagati per traffico di influenze illecite perché Russo ha chiesto, sfruttando la relazione di Tiziano Renzi con l’Ad di Consip, a Luigi Marroni di far cambiare i punteggi tecnici delle offerte della gara della FM4 della Consip in favore di Romeo.
Peccato che Luigi Marroni nega di avere sentito il nome di Romeo nei sette incontri con Russo. I pm di Roma hanno contestato a Russo, d’accordo con il compare Tiziano, di avere raccomandato Romeo, come voleva il Gip, ma non hanno contestato a Marroni le sue dichiarazioni sul punto.
C’è poi un secondo problema: la coerenza delle accuse a Tiziano Renzi con quelle a Luca Lotti. Se i pm ora considerano Luigi Marroni un testimone impreciso nel traffico di Tiziano Renzi, avranno più difficoltà a sostenere in giudizio l’accusa contro Luca Lotti e i generali dei carabinieri per le rivelazioni sul caso Consip a Marroni stesso e il conseguente favoreggiamento.
Si può accusare Russo, Tiziano Renzi e Romeo di traffico di influenze sorvolando sulle dichiarazioni di Marroni al pm? Si può sostenere che Marroni dica il vero quando accusa Luca Lotti e i generali e menta o ricordi male quando scagiona Romeo e Russo (e quindi indirettamente Tiziano Renzi) sul traffico di influenze sulla gara Fm4?
Questo è il grande rebus che dovrà sciogliere il giudice dell’udienza preliminare.