Il festival “L’eredità delle donne” diretto da Serena Dandini, un progetto di Elastica e Fondazione CR Firenze, si terrà dal 23 al 25 ottobre alla Manifattura Tabacchi. L’ingresso agli eventi è libero fino ad esaurimento posti e tutti gli appuntamenti saranno trasmessi in diretta su www.ereditadelledonne.eu e sulla pagina Fb del festival. Tra gli ospiti Madeline Di Nonno, CEO del Geena Davis Institute on Gender in Media, che interverrà sabato al panel “Una nuova leadership” e che ha prodotto questo pezzo inedito per “A parole nostre”.
Il consumo di tv e media da parte dei bambini è da sempre smisurato, è noto, ma durante la pandemia da Covid-19 ha toccato livelli esorbitanti. Basti pensare che negli Stati Uniti solo la fruizione in streaming è aumentata dell’85% nei mesi scorsi. È altrettanto noto che le immagini che scorrono su di uno schermo hanno una grande influenza su come noi, intesi come società, vediamo noi stessi rappresentati nella nostra cultura. C’è di più. Vederci ritratti su di uno schermo ci restituisce un messaggio: il rimando che ‘io devo essere importante’.
Il Geena Davis Institute on Gender in Media sta lavorando al fine di spingere l’industria dell’intrattenimento e i media per raggiungere la parità di genere e l’inclusione di protagoniste femminili nei film, nei programmi e – più in generale – nella televisione americana.
Ci siamo accorti che non esistono molti studi sulla rappresentazione di personaggi femminili nei film di maggior successo a livello globale. Da lì, la necessità di farci promotori della questione di genere anche in questo settore. Lo scorso anno in collaborazione con Plan International abbiamo quindi prodotto una ricerca in due fasi, dal titolo Taking the lead (Essere protagoniste) e #Rewrite her story (Riscrivi la sua storia), studi condotti con un approccio scientifico data-driven, che abbiamo ritenuto fondamentale per il raggiungimento dei nostri obiettivi.
Il quadro generale ci dice che globalmente, nel mondo reale, le donne occupano solo il 24% dei seggi parlamentari e il 18% delle posizioni governative. Nel 2018 solo 17 donne erano capi di Stato o primi ministri; mentre una società su 4 registra lo zero assoluto in termini di donne in posizione di Senior Management.
Complessivamente, nel nostro studio ci sono state due fasi: un sondaggio e poi un’analisi dei film a livello globale. Prima abbiamo intervistato 10.064 ragazze e giovani donne tra i 16 e i 25 anni da 19 paesi diversi. Per quanto riguarda le loro aspirazioni di leadership, il 59% vorrebbe essere leader, mentre il 62% è sicuro di poterlo diventare nella propria carriera.
Tuttavia, nonostante abbiano il desiderio e la certezza di poter essere leader, queste stesse ragazze credono anche che le donne ricevano più critiche e che siano molto più spesso sotto esame. Il 60% crede che, come donne, dovranno lavorare più duramente per essere rispettate quanto gli uomini. Il 94% ritiene che, come leader donne, non saranno trattate allo stesso modo dei colleghi maschi e il 93% crede che, in quanto donne leader, saranno destinate a subire molestie.
Grazie al nostro studio, abbiamo appreso che ci sono fattori chiave che influenzano le ragazze in maniera negativa o positiva nel loro percorso verso la leadership. Cominciamo da quelli negativi.
L’età di una ragazza è un fattore chiave: più aumenta e più si abbassano le sue ambizioni, a meno che non aumenti anche la sua istruzione. Più una donna si convince che come leader riceverà molestie sessuali e meno sarà interessata a diventarlo. E più una ragazza ha la percezione che per ricoprire posizioni di leadership dovrà sacrificare il proprio tempo in famiglia e la maternità, meno sarà motivata.
La nota positiva è che, di contro, i modelli vincenti – i role model – spronano le ragazze e le ispirano. E qui l’educazione gioca un ruolo fondamentale: più elevata è l’istruzione di una giovane donna, maggiori saranno le sue ambizioni nel diventare leader. I ragazzi tendono già di base a ricevere un maggior incoraggiamento. Perciò, un maggior supporto da parte della famiglia sarà sicuramente una preziosa fonte di ispirazione per bambine e adolescenti.
Per la seconda fase del nostro studio, intitolata #Rewrite her story, abbiamo esaminato come i media ritraggono le donne al comando nei 56 film di maggior successo in 20 Paesi diversi, pellicole che rappresentano un business da 21 miliardi di dollari al botteghino e che sono state viste da milioni di spettatori in tutto il mondo.
Abbiamo rilevato che, nel complesso, i personaggi maschili sono presenti e parlano il doppio del tempo rispetto a quelli femminili. Invece, quando si tratta di scene di sesso le interpreti che rappresentano donne al comando registrano un ben diverso genere di primato e sono mostrate completamente nude 4 volte in più rispetto ai maschi leader.
Il nostro motto è “If She Can See It, She Can be it!” (Se una ragazza può vederlo, allora può esserlo!). I media, la televisione, tutta l’industria dell’intrattenimento rappresentano fattori cruciali nel plasmare la nostra percezione rispetto al nostro valore. Se vogliamo crescere giovani donne che aspirino a ricoprire ruoli di comando dobbiamo mostrare loro che possono farlo. Se non rappresentiamo donne e ragazze come leader, stiamo insegnando alle giovani che – di fatto – non valgono e che non ne avranno la possibilità di esserlo.
Ci potrebbero volere centinaia di anni per raggiungere la parità di genere nella leadership nel modo reale, ma c’è una categoria di business dove possiamo agire concretamente e con effetti immediati: i media e l’intrattenimento. La prossima trasmissione televisiva o il prossimo film che vedremo al cinema ha l’opportunità di mostrarci una varietà ricca e inclusiva di donne leader, una gamma di protagoniste al comando, e può farlo sin da subito. Quello che succede sugli schermi ha effetti anche nel mondo reale. Lasciamo che la vita imiti l’arte!
*CEO del Geena Davis Institute on Gender in Media