Ci siamo sbagliati. Non immaginando che i negazionisti estivi si sarebbero trasformati in rigoristi autunnali, sabato avevamo titolato: “Ora non parlano più”. Invece parlano e danno pure lezioni. I più timorati chiedono che cos’ha fatto il governo per prevenire la seconda ondata, mentre loro la negavano e la favoreggiavano. I più spudorati, tipo Sallusti, chiedono le dimissioni del governo (“Conte vada a casa”) e indicano come modello la Regione Lombardia dei noti serial killer colposi o preterintenzionali. Siccome altri 15 Paesi stanno molto peggio di noi, dovremmo lasciare senza governi mezzo mondo e tutta Europa: ideona per combattere il virus.
Ora, noi nutriamo la massima ammirazione per chi persegue fino in fondo le sue idee, purché siano davvero le sue e le mantenga almeno per due o tre giorni di seguito. Per tutta l’estate i partiti e i giornali di destra ci avevano spiegato che Conte faceva apposta a “spargere terrore” su un “Covid clinicamente morto” (Zangrillo) per “salvare la poltrona”, “tenersi pieni poteri e dittatura sanitaria e, da sadico qual è, rovinarci le vacanze e rinchiuderci al più presto in casa. Quando Salvini si presentava smascherinato a un convegno in Senato e se ne vantava (“Non ce l’ho e non la indosso”), poi girava l’Italia sbaciucchiando bimbi e sputazzando sui fan, attaccavano chi lo criticava. E giù interviste à gogo a Zangrillo, che poi almeno ebbe il buon gusto di rettificare, e alla sua versione al pesto: Matteo Bassetti, quello che “a marzo il Covid era una tigre, oggi è un gatto selvatico addomesticabile” (1.6).
Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, inneggiava agli sgovernatori che riaprivano le discoteche: “L’ultima dei terroristi del virus: guerra alle discoteche”, “Han creato il terrore del virus e della seconda ondata. Mi han chiesto di fare il tampone, sapete cosa dico io? Tiè! (gesto dell’ombrello, ndr). Ma quale cacchio è l’allarme? Tutto questo pessimismo e paura hanno portato i pieni poteri a Conte e Casalino” (11.7). Così dipingevano la proroga dello stato d’emergenza, che non aumenta di un grammo i poteri del premier, ma consente soltanto di tenere in piedi il Cts e la struttura commissariale di Arcuri: “Colpo di mano. Emergenza Conte” (Giornale, 29.7). “No! No! No!” (Tempo, 29.7). “Conte come Erdogan” (Libero, 2.8), “Tira un’arietta di regime” (Verità, 2.8). Inneggiavano persino il partigiano Montesano per l’eroica Resistenza alla mascherina: “All’aperto è dannosa”, è “un bavaglio”, “una museruola”, “limita le libertà” (Verità, 7, 8 e 16.10). Il duce Conte era troppo duro. Giornale: “Il Covid salva Conte: ora chiede pieni poteri fino al 31 gennaio” (2.10).
E ancora: “Il regime sanitocratico uccide la libertà” (6.10), “Virus, attacco alla famiglia: ora il governo vuole entrarci in casa” (11.10), “Speranza ministro comunista voleva il modello Stasi” (13.10), “Chiusi e mazziati” (14.10). Verità: “C’è immunità di gregge ma creano l’emergenza” (2.10), “Seminano il panico ma il Nord potrebbe aver raggiunto l’immunità di gregge” (Telese, 2.8), “No, non siamo messi male come ad aprile” (3.10), “Verso lo stato d’emergenza infinito nonostante l’epidemia sia sotto controllo” (Capezzone, 3.10), “L’emergenza manovrata per il culto di Giuseppi e per comprare consenso” (Tarchi a Piroso, 6.10), “Torna in auge il circolino dei medici” (10.10), “Per restare al potere Conte e i suoi hanno trasformato la paura in virtù” (11.10), “Richiudono tutto su dati farlocchi. Le terapie intensive sono semivuote. Ma il governo darà una nuova stretta” (Piroso, 12.10), “Ci governano col terrore” (Veneziani, 13.10), “Tra i giacobini e il Terrore mediatico siamo tornati indietro di due secoli”, “Ci vogliono rubare il Natale”, “Ci chiudono in casa e la tassano pure (15, 16 e 17.10), “Conte non sa più cosa vietare”, “Tornano i decreti dittatoriali” (Formigoni, 18.10). Libero: “Conte ha sequestrato molta più gente di Salvini” (3.10). Stampa: “I vicini invitati a farsi Stasi, Kgb, Ovra” (Mattia Feltri, 13.10). E giù interviste a Giucas Cassese: “Lo Stato di emergenza non serve a nulla perché non c’è nessuna emergenza” (2.10).
Ora invece, dopo aver dipinto i Dpcm come marce su Roma, ne invocano uno al giorno, possibilmente draconiano: “Il coprifuoco copre solo i ritardi” (Verità, 21.10). “Giuseppi in tilt. La sua linea soft già scricchiola” (Giornale, 22.10), “Conte sa cosa significa ‘esponenziale’?” (Feltri jr., Stampa, 22.10). Si risente perfino Cassese: “Un sistema debole” (Corriere, 22.10). E pure Bassetti, quello della tigre e del gatto: “Il sistema andava potenziato, così non arriviamo a marzo”. Ma tu pensa.
Da duce che era, Conte diventa un mollaccione indeciso a tutto: da Mussolini a Rumor. Se chiude, sbaglia perché deve aprire; se tiene aperto, sbaglia perché deve chiudere. Se decide tutto da Roma, sbaglia perché non coinvolge Regioni e Comuni (federalismo! decentramento! Devolution! autonomia differenziata! Roma ladrona!); se coinvolge Regioni e Comuni per le chiusure locali (in base alla legge 833/1978), sbaglia perché fa “scaricabarile” (statalismo! centralismo! Roma padrona!).
Per carità, può darsi che Conte abbia sbagliato con misure troppo soft: lo vedremo a fine mese dai primi effetti (o meno). Ma lorsignori che avrebbero fatto al suo posto? A parte ripetere che il virus non c’è più e la mascherina fa male alla salute, s’intende.