“Piaccia o no, quell’unica via di salvezza si chiama Conte”.
Marcello Sorgi. “La Stampa”
No, di fronte a questa sincera ammissione, almeno da parte mia non arriverà, come scrive Sorgi, alcuna “rampogna di quelli che sono sempre pronti a rinfacciare le critiche mosse ieri e l’altro ieri a questo anomalo presidente del Consiglio”. Facciamo entrambi da una vita questo mestiere e ne conosciamo (e ne comprendiamo) il limite fondamentale che consiste nel tentativo quotidiano di fornire ai lettori l’osservazione delle cose che avvengono secondo il nostro punto di vista.
Giusto o sbagliato che sia, a deciderlo saranno sempre i fatti, inevitabilmente testardi e che giorno dopo giorno, spesso a nostra insaputa, pensano loro a comporre e a ricomporre il quadro d’insieme. È un po’ quello che nell’editoriale (“Il Covid, Conte e l’invidia”) viene descritto elencando i motivi per i quali, a furia di “criticare, sbeffeggiare, canzonare”, “ciò che sta succedendo appare quasi completamente ingovernabile”. Sì, indubbiamente la “politica sconsiderata che ha cercato di legare le mani a Conte” nasce da “una popolarità, una riconoscenza personale, che non gli sono state riconosciute”.
Se tuttavia ci si limitasse a ciò, all’invidia, saremmo tutto sommato all’interno del normale conflitto politico che non fa sconti all’avversario per disarcionarlo. Perfino nell’eccezionalità della pandemia le critiche più corrosive all’azione di governo avrebbero potuto trovare giustificazione nell’ansia di fare meglio, di più. Si ha l’impressione invece che l’Italia sia la sola, grande democrazia europea che oltre al Covid sia costretta a subire la virulenza patogena di una certa opposizione e di una certa informazione. Riguardo alla prima non faremo di tutta l’erba un fascio (e un fascismo) ma è innegabile come in questi drammatici mesi il salvinismo non si sia mai posto il problema di come combattere il virus, preoccupato esclusivamente di come usarlo per raccattare qualche voto in più.
Parlano le pressioni del capo leghista sul governatore Fontana per ridiscutere il coprifuoco in Lombardia con la crescita esponenziale dei contagi. Quanto all’informazione, venerdì su queste pagine Marco Travaglio ci ha mostrato, frase per frase, l’impressionante colonna infame dei “negazionisti estivi” che trasformati in “rigoristi autunnali” accusano ora il governo di non aver prevenuto quella seconda ondata che essi sbeffeggiavano. Tutto ciò, sembra di capire, per qualche copia, o qualche decimale d’ascolto in più fottendosene allegramente della salute degli italiani.
Ma ecco che arriva la seconda ondata di questi tragicomici comportamenti. Imperversano gli apocalittici alla Vincenzo De Luca, del presidente facimme ‘a faccia feroce al virus, che proclama lockdown come gli gira in una regione dove sbandati e delinquenti non aspettano altro per scatenare guerriglie urbane. Il tutto in un clima di catastrofismo a tutto volume, il “si salvi chi può” di tg e talk che non fa che accrescere lo smarrimento dei cittadini. Come stessimo fronteggiando non una grave emergenza sanitaria ma l’invasione da Marte. Negli anni di piombo, lo ricordiamo, pur nelle differenze e nei contrasti, partiti, istituzioni e società civile fecero fronte nei momenti decisivi fino alla sconfitta del terrorismo. Allora però il nemico lo avevamo davanti. Oggi lo abbiamo alle spalle.