È da ieri in libreria “Io, disordinaria. Storia di una rinascita, fuori dai preconcetti” di Maurizia Triggiani (De Agostini, pagg. 192, Euro 15.90). Imprenditrice, scrittrice, dopo una laurea alla Bocconi e numerosi incarichi come buyer, insieme con il marito Marco si è messa in proprio per rifondare una vita libera dai condizionamenti della società. Su Instagram e Facebook hanno pagine molto seguite, @disordinaryfamily. Pubblichiamo uno stralcio del libro appena uscito.
Il mio piccolo manuale di sopravvivenza
Ve l’ho detto qualche pagina fa, che alla fine è tutta la vita che traccio la mia personale mappa per stare bene e ritrovare la via quando la perdo, e se ho una certezza è che mi perderò ancora. Ora la condivido con voi, non perché abbia un qualche valore universale e oggettivo o una base scientifica, ma perché ho capito che la condivisione dei nostri percorsi aiuta gli altri nei loro, sempre, che sia per emulazione o per contrasto. Sia che ne traiamo uno spunto sia che ce la ritroviamo cucita addosso come un abito vintage che trova una nuova innamorata proprietaria.
=> Liberiamoci dei preconcetti e pensiamo con la nostra testa e il nostro cuore.
Non esiste una strada giusta per tutti, non esiste una soluzione che renda tutti felici, non esiste il giorno in cui tutti i dolori passano e la vita diventa perfetta, semplicemente non esistono vite perfette. Imparare a essere noi stessi non è tanto diverso da giocare a Paper Boy. Ve lo ricordate il videogioco in cui il bambino doveva consegnare i giornali in bicicletta e gli capitava di tutto? Ecco, il nostro percorso verso l’autenticità del nostro pensiero è costellato di cani che cercano di morderci, vecchiette che attraversano la strada e bucce di banana su cui scivolare per ritrovarci lunghe distese.
Il nemico più grande lungo questa via sono i preconcetti, perché quelli sono fatti di pezzi di convenzioni e idee altrui che paiono tanto sensati da insinuarsi sotto la nostra pelle, pronti a guidare silenziosamente le nostre scelte come una sorta di governo ombra. È così che io mi sono ritrovata laureata, sposata, con un figlio, la taglia 40, il tempo indeterminato… e ho capito che non ero sulla mia strada. Non me l’ha imposto nessuno di fare le scelte che ho fatto, solo che io ho agito secondo il preconcetto di quello che mi sembrava giusto in senso assoluto, ma che, a conti fatti, non era giusto per me.
=> Diventiamo quello che ci piace di più.
Chi ci dice di non farlo, lo dice perché in realtà lui (o lei) non ne è capace. Troppo grassi, troppo magri, troppo instabili, troppo tatuati, capelli troppo corti, troppo lunghi, vestiti bene, vestiti male, pesantoni, superficiali… Il mondo ci giudicherà qualsiasi scelta decidiamo di prendere e allora decidiamo di assomigliare al noi che ci piace di più. Io mi piaccio magra, muscolosa, tatuata, con gli occhi truccati pesanti, la pelle quasi nuda e le scarpe senza tacco e ho iniziato a sentirmi davvero leggera quando con dieta, allenamento, trucco e guardaroba ho iniziato a impersonare me stessa per davvero. Essere belli non è importante, sentirsi a proprio agio nei propri panni e riconoscersi allo specchio sì, direi anche immensamente importante. Non c’è nulla di superficiale in questa forma di autenticità estetica e credo vada perseguita con tutte le proprie forze, fosse anche solo per mettere da parte il problema e poter liberamente pensare ad altro.
=> Costruiamo una vita su misura per le nostre esigenze, qualsiasi esse siano.
Non si può avere tutto, ma nemmeno passare la vita in una dimensione che non ci piace aspettando la pensione, magari accanto a un uomo, o a una donna, che non amiamo. Se non ci piace la nostra quotidianità, se non ci piace il posto in cui viviamo, se il lavoro non ci soddisfa, se le nostre abitudini non ci permettono la serenità… noi cambiamo. Io ho scoperto che non ero poi così insoddisfatta, solo che non cambiavo mai abbastanza. Ho scoperto che quello che volevo era accettare il rischio di guadagnare anche meno, ma non essere costretta a prendere ordini da chi non mi piace. Ho scoperto che non tollero le imposizioni orarie e che, pur peggiorando il mio tenore di vita, la qualità della mia esistenza oggi mi soddisfa a pieno. Non arrendiamoci, non è mai troppo tardi per cambiare marcia.
=> Impariamo a stare nel presente e a godere delle piccole cose.
Soprattutto non dimentichiamo le piccole cose accecati da quelle grandi. Meglio che il viaggio duri un giorno in più, purché quel giorno sia speso per visitare un posto nuovo, andare alle terme, guardare un tramonto. Si può andare lungo il proprio personale percorso senza correre tanto velocemente da smettere di godere del viaggio. Perché anche questa cosa l’ho capita: il viaggio è tutto; alla meta, per davvero, non si arriva mai. Direi che la meta è una tappa di un viaggio più lungo, un modo per continuare a viaggiare.
=> Ricordiamo i nostri “perché”.
Ognuno di noi ha dei valori alla base delle sue scelte che danno un senso profondo a tutto, e quei valori vanno ricordati sempre, ogni volta che mettiamo in discussione la nostra vita. E qui si torna al punto di partenza, perché un compito difficilissimo è liberare quei valori dai preconcetti di cui parlavo sopra. Quando pensiamo ai nostri perché, liberiamoci da quelli che non ci appartengono fino in fondo: non esistono i valori giusti e quelli sbagliati, esistono solo i nostri.
=> Rialziamoci e ripartiamo.
Ci capiterà mille volte di cadere, di soffrire, di subire la vita, di avere paura, ma non ci sono alternative alla ricerca della felicità, quindi piangiamo un po’, poi rialziamoci e andiamo. Il treno riparte adesso, per sempre.
=> Amiamo senza paracadute, senza tutela, senza vergogna.
L’unica cosa da proteggere dal nostro amore sono i soldi, il resto si aggiusta (e persino i soldi si possono e si devono riguadagnare insieme all’indipendenza). Separiamo i beni e uniamo i cuori: che siano amici, amori, famiglia, di amare sconsideratamente vale sempre la pena. Io, qui e ora, vi saluto dall’abbraccio di questa nuova vita che mi sono scelta con cura, che non è come la prima casa in cui viviamo da adulti, piena di errori dettati dall’inesperienza, di pareti del colore sbagliato, di mobili sotto i quali dopo un po’ non riesci più a pulire. Somiglia invece a quella che arredi dopo anni di ritagli, di foto collezionate su Pinterest, con l’esperienza di tutti i tuoi errori, di tutti i tuoi traumi, stando ben attenta a non lasciare angoli inaccessibili dove la polvere possa prendere il sopravvento.
Non so dove sarò quando leggerete questo libro, ma so che qui e ora sono felice. E spero che, leggendo queste pagine, vi sia venuta voglia di mettervi in cammino verso la versione migliore di voi. Quella libera di fare il cazzo che vuole!