Quando un giorno, ci auguriamo non lontano, si racconterà la storia di questi tempi difficili, con il distacco dello scampato pericolo, una parola chiave sarà: idrossiclorochina. Che non è soltanto un farmaco antimalarico (prescritto anche per l’artrite reumatoide), ma un efficace strumento della strategia del discredito.
Volta a dimostrare che i lockdown servono unicamente alla dittatura sanitaria di Conte, della Merkel, di Macron per soggiogare i popoli attraverso la paura del contagio e la minaccia della segregazione. Mentre con il costo “di sei, sette euro in farmacia”, la miracolosa pillola “ha salvato migliaia di pazienti a primi sintomi”. Parola di Matteo Salvini che, l’altroieri, affiancato da un paio di infettivologi di stretta fiducia, e dal celebre scienziato leghista Armando Siri, ha propinato la medesima patacca propagandata mesi fa da Donald Trump. Per dimostrare che i nove milioni e mezzo di contagi negli Stati Uniti, e i 233mila decessi, erano una fake news di quel menagramo di Anthony Fauci.
Visto e considerato che il Commander in Chief, aveva sconfitto in un baleno il virus grazie a quell’idroqualchecosa. Sulle pesanti controindicazioni a livello cardiaco di queste cure fai-da-te si è già espressa l’Agenzia del farmaco, ma è il format, diciamo così, politico, a suscitare un rinnovato interesse nel momento in cui la stella (di latta) di Trump non sembra più splendere incontrastata nel cielo d’America.
Infatti Salvini, che dall’estate del mojito non ne azzecca una, ha scelto proprio il giorno giusto per provarci con l’ennesima spallata a Conte, riciclando la trovata che non ha portato molta fortuna al suo mentore. Il fatto che nel presiedere quel consesso di premi Nobel egli indossasse la mascherina “Trump 2020” conferma in pieno la teoria marxiana della storia che si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Speriamo che l’inquilino della Casa Bianca rinunci a drammatizzare l’esito del voto a lui non favorevole, visto il clima abbastanza teso. Perché la farsa ce la prendiamo volentieri noi.