Buone notizie e buone pratiche
In Francia lo Stato crea una piattaforma per scambiare i suoi beni
Mobili, scrivanie, stampanti e apparecchi elettrici usati. Non parliamo di un mercatino dell’usato o un di bazar, ma di una piattaforma online creata dallo Stato francese dove amministrazioni pubbliche e associazioni possono donare e ricevere gratuitamente oggetti inutilizzati a cui dare nuovo valore. Nel mondo statale, sostituire una stampante, un computer o un mobile è spesso un percorso a ostacoli che di solito termina con lo stesso risultato: l’impossibilità di acquistare nuovi oggetti per mancanza di fondi. Con il sito internet Don.encheres, creato nel 2019 e reso pubblico quest’anno, lo Stato fornisce quindi uno strumento per facilitare lo scambio di beni pubblici e un esempio di circolarità. Prendendo parte a questa iniziativa infatti, le amministrazioni pubbliche francesi evitano di far diventare rifiuto tutto ciò che può essere utile in un altro ufficio, in una scuola o in un’associazione.
Nasce l’Agenzia ItaliaMeteo
Nasce l’Agenzia nazionale per la meteorologia e climatologia ItaliaMeteo, “una notizia molto positiva che fa fare al nostro Paese un salto in avanti nell’ambito della gestione e della produzione di previsioni meteo e climatiche nel contesto nazionale e internazionale”, commenta Antonio Navarra, presidente della Fondazione Cmcc Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. Prevista nella legge di bilancio 2017, la nuova agenzia rappresenta una novità di grande rilievo per il coordinamento e la collaborazione di tutti gli enti che finora lavoravano in maniera separata per la produzione di dati e informazioni meteo e climatiche. “ItaliaMeteo sarà il servizio meteorologico nazionale, lavorerà in collaborazione con il servizio meteo dell’aeronautica militare, i Servizi Regionali, e in generale, con tutti gli enti che fino ad oggi hanno operato in maniera separata. La sua istituzione migliorerà la capacità di pianificare lo sviluppo sostenibile, di lavorare per la crescita nei diversi settori economici e di progettare azioni mirate alla salvaguardia della salute delle persone e dell’ambiente”, ha spiegato Navarra.
Fonte: Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici
#BlockFossilsOut, stop all’industria fossile e ai suoi supporter finanziari
Un set di strumenti digitali per denunciare e bloccare la presenza online dell’industria fossile e dei suoi supporter finanziari. Con il nome di #BlockFossilsOut, è stato lanciato dalla coalizione internazionale Europe Beyond Coal. #BlockFossilsOut consiste innanzitutto di un’estensione per browser Chrome e Firefox, “che blocca le pagine online delle società legate all’industria fossile; si aggiunge poi anche un filtro personalizzato in realtà aumentata, per aiutare gli utenti a creare contenuti online per Instagram e Facebook, attraverso una maschera virtuale accompagnata da messaggio e sfondo sostituibili” spiegano da Re:Common. Gli strumenti prendono in considerazione un’ampia gamma di società europee operative nei settori del carbone, petrolio e gas (ad eccezione del Regno Unito, per ora), nonché le istituzioni finanziarie che le supportano. Sono inoltre disponibili in lingua inglese, tedesca, italiana, polacca e spagnolo.
Nuovi livelli di riferimento per monitorare l’impatto climatico delle foreste dell’UE
La Commissione europea ha recentemente adottato nuovi “livelli di riferimento forestale” che si applicheranno in ogni paese dell’Ue tra il 2021 e il 2025. I livelli descrivono l’impatto sul clima della silvicoltura di ogni paese. Se i paesi apportano modifiche alla gestione delle foreste o all’uso del legno che riducono le emissioni o aumentano il carbonio immagazzinato nei prodotti del legno, possono compensare i debiti di altri usi del suolo. Ad esempio eventuali debiti derivanti dall’abbattimento di più alberi o dalla combustione di più legna per produrre energia rispetto al livello di riferimento della foresta, devono essere compensati migliorando altri usi del suolo ed eventualmente riduzioni delle emissioni in altri settori o scambiando crediti da altri paesi dell’Ue.
Fonte: The European Commission’s science and knowledge service
Nel Recovery Plan fino a 50 milioni di alberi da piantumare
“Nel Recovery plan è mia ferma intenzione andare oltre, e piantumare nei tempi previsti, vale a dire 3 anni di impegno di spesa e 6 anni complessivi, fino a 50 milioni di alberi che si sommano ai fondi che già abbiamo messo. Stiamo facendo un piano di riforestazione urbana ed extraurbana mai fatto prima per avere un inventario forestale che riguardi anche le zone interne della città, e trasformare il concetto di superficie forestale”: così il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
Una iniziativa, spiega Costa, che “fa il palio con il Cam (Criteri ambientali minimi) verde pubblico: una norma che ci consente di dire a tutti gli enti pubblici che ogni volta che si vuole fare un intervento che riguarda il green, questo va fatto secondo indicazioni precise stabilite dal ministro dell’Ambiente. Sul molto contestato taglio degli alberi in città il ministro afferma: “Nei Cam abbiamo previsto la gestione pluriennale da parte degli enti, Comuni Province Regioni e lo Stato stesso delle stesse, delle alberature verdi, che si possono tagliare solo in caso di patologie e prevedendo l’impegno a sostituirle”.
Fonte: Ministero dell’Ambiente
Gli studi
Vedere chiaramente le nuvole: ci stanno raffreddando o riscaldando?
In un dato giorno, le nuvole si diffondono in circa due terzi del globo. Controllano la temperatura superficiale globale più di ogni altro singolo fattore di influenza, compresi i gas serra. E anche se sono una delle parti più critiche del sistema climatico globale, le nuvole sono ancora la principale fonte di incertezza quando si tratta di proiettare quanto la Terra si riscalderà in futuro. Ma questo sta iniziando a cambiare mentre gli scienziati scrutano nel profondo delle nuvole per studiare i cambiamenti a livello microscopico e utilizzare nuovi satelliti che catturano il quadro generale. A seconda di quanto sono alti e spessi e di quanta acqua e ghiaccio contengono, raffreddano o riscaldano il pianeta riflettendo la radiazione solare in arrivo nello spazio o intrappolandola in superficie, come una coperta. Per ora, l’effetto complessivo delle nuvole è quello di raffreddare il Pianeta. Ma due nuovi studi pubblicati di recente sulla rivista Nature Geoscience suggeriscono che è probabile che le nuvole cambino in modi che intensificheranno il riscaldamento globale.
Il verde nelle città come servizio ecologico fondamentale
La presenza di aree verdi nelle città è cruciale per la qualità della vita. Non solo perché parchi e giardini offrono occasioni di socialità, di pratica di sport all’aperto, di gioco per i più piccoli, ma anche perché garantiscono un importante servizio ecologico. Ma cosa si intende per verde urbano? La classificazione stabilita da Istat, Ispra, Mattm e altri soggetti istituzionali comprende diverse tipologie di verde. Dai parchi alle aiuole nelle rotonde, dagli orti botanici ai cimiteri, dal verde incolto ai giardini scolastici. I dati più recenti sulla presenza di aree verdi sono al 2018, di fonte Istat e relativi ai comuni capoluogo di provincia. Nei capoluoghi in media 15 m² di verde urbano per abitante. Si conferma in un certo senso la maggiore offerta dei capoluoghi delle regioni del nord, ma con qualche eccezione. Sia in positivo, come nel caso di Umbria e Abruzzo, territori del centro-sud che però spiccano tra i primi posti in classifica. Sia in negativo, come per Liguria e Valle d’Aosta, le uniche regioni del nord a trovarsi nella metà inferiore della classifica. Per quanto riguarda le città: Venezia e Verona sono ai primi posti, con oltre 20 metri quadri per abitante, tra verde storico, quello attrezzato e grandi parchi urbani. Seguono Trieste (18,3), Torino (14,7) e Roma (13,9), mentre al lato opposto della classifica troviamo, fatta eccezione per Genova (4,4), i grandi comuni del sud. In particolare quelli siciliani, con Palermo, Messina e Catania agli ultimi posti, con meno di 4 m² pro capite.
Gli uragani non si fermano alle coste, ma arrivano nell’entroterra
La crisi climatica sta provocando uragani che, una volta toccata terra, impiegano più tempo per indebolirsi. Lo ricostruisce uno studio pubblicato su Nature. I ricercatori hanno dimostrato che gli uragani che si sviluppano su oceani più caldi trasportano più umidità e quindi rimangono più forti più a lungo dopo aver toccato terra. Ciò significa che in futuro, poiché il mondo continua a riscaldarsi, è più probabile che gli uragani raggiungano le comunità più interne e siano più distruttivi. “Le implicazioni sono molto importanti, soprattutto se si considerano le politiche messe in atto per far fronte al riscaldamento globale”, ha affermato il professor Pinaki Chakraborty, autore senior dello studio e capo dell’unità di meccanica dei fluidi presso l’Istituto di scienza e tecnologia di Okinawa Graduate University (OIST). “Sappiamo che le aree costiere devono prepararsi per uragani più intensi, ma anche le comunità dell’entroterra, che potrebbero non avere il know-how o le infrastrutture per far fronte a venti così intensi o forti piogge, devono essere preparate”.
Fonte: Il Giornale della Protezione civile
Le denunce
Perché è importante fermare il Mercosur
Il Mercosur è l’ennesimo partenariato politico ed economico che l’Europa intende stipulare per rendere più semplice il commercio con altri Paesi. In questo caso si tratta di un accordo con il mercato sudamericano (Mercosur appunto) e più precisamente con il blocco che comprende l’Argentina, il Brasile, il Paraguay e l’Uruguay. Come ben spiega la coalizione Stop Ttip Italia che (di cui Slow Food fa parte): “L’accordo Ue-Mercosur promuove un aumento delle importazioni europee di carne bovina, soia e biocarburanti, in cambio di maggiori esportazioni di automobili nei Paesi sudamericani. Uno scambio fra agroindustria e automotive le cui pesanti esternalità ricadranno sulle condizioni della foresta amazzonica, già colpita da incendi e deforestazione guidata dai grandi allevatori e agricoltori. A soffrire per la liberalizzazione degli scambi saranno inoltre le deboli industrie sudamericane, così come l’agricoltura europea di piccola e media scala, costretta a competere con i colossi brasiliani e argentini. Infine, i consumatori saranno esposti a maggiori rischi di sicurezza alimentare, sia a causa della possibile presenza di pesticidi vietati in Europa nei prodotti agricoli provenienti dal Mercosur, sia per gli scandali e le frodi di cui si è macchiata l’industria della carne brasiliana”.
Basta esportazione di pesticidi vietati in Ue
Escono dalla porta per rientrare comodamente dalla finestra. Incurante delle emissioni clima alteranti generate, i Paesi membri dell’Unione europea continuano ad approvare la produzione ed esportare pesticidi contenenti sostanze vietate nei campi europei – perché dannosi per la salute umana e nocivi all’ambiente – per poi reintrodurli in Europa attraverso le importazioni di cibo. A sostenerlo è una ricerca di Pan europe (Hazardous Pesticides in European Food). I residui di 74 pesticidi vietati nell’Ue sono stati trovati nei prodotti alimentari testati sul mercato europeo nel 2018. Tra i pesticidi in questione, 22 sono stati esportati dall’Europa nello stesso anno. Un buon motivo per spingere 60 organizzazioni europee della società civile a firmare una lettera inviata al vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, per chiedere la fine di questi “doppi standard”.
Fonte: Pesticide Action Network
Dagli Stati Uniti
Nove cose che l’amministrazione Biden potrebbe fare subito per l’ambiente
Il presidente eletto Joseph R. Biden Jr. ha condotto una campagna sul clima più ambiziosa di qualsiasi candidato presidenziale nella storia, promettendo di spendere duemila miliardi in quattro anni per ridurre le emissioni di combustibili fossili che riscaldano il Pianeta e convertire gran parte della nazione in energia pulita. Con o senza il controllo democratico del Senato, è probabile che i primi 100 giorni dell’amministrazione Biden vedranno una raffica di azioni esecutive che affrontano il cambiamento climatico, nonché una spinta importante per inserire disposizioni sull’energia pulita nella legislazione. Ecco nove cose che Biden potrebbe fare all’inizio per riportare gli Stati Uniti sulla strada giusta per affrontare il cambiamento climatico: rientrare negli Accordi di Parigi, convocare i leader globali in un summit climatico, legare azione sul clima e ricovero dal virus, firmare ordini esecutivi per tagliare le emissioni, creare nuove normative per la finanza, rivedere le regole sulla produzione di combustibili fossili, rendere prioritaria la giustizia climatica, ripristinare le aree naturali.