C’è un nuovo gioco in città. Che assomiglia tanto a quelli vecchi. Il direttore di Repubblica, travestendosi da “consigliori” della sinistra, avverte del nuovo asse tra la presidenza americana di Joe Biden e il leader del Labour inglese, Keir Starmer. Entrambi, fiuta l’abile Molinari, hanno capito che le elezioni si vincono al centro e che “la riconquista del ceto medio operaio passa per posizioni incompatibili con quelle della sinistra estrema”. Bye bye Bernie Sanders, bye bye Jeremy Corbyn. Anche se non è chiaro cosa stia facendo Starmer, senza alcuna vittoria elettorale da esibire e con una rivolta interna in corso proprio su Jeremy Corbyn, è proprio lui a indicare Biden e Kamala Harris come il duo che offre la possibilità “di riempire il vuoto di leadership globale”.
Chi poteva abboccare a simili visioni? Ieri il buon Nicola Zingaretti ha scritto a Repubblica (ancora?) per dire che il Pd non è da meno. La sinistra italiana non si fa certo prendere alla sprovvista, se c’è da “vincere al centro” e isolare le ali estreme mica deve spiegarcelo Molinari, noi siamo qui.
A parte il fatto che, secondo i dati forniti dalla “socialista” Alexandria Ocasio Ortez, i deputati statunitensi che hanno difeso le posizioni radicali hanno riconquistato il seggio, gli smemorati dell’ulivo globale fanno finta di non vedere che nel 2016 Trump ha vinto le elezioni proprio contro il centrismo dei Dem e che la storia dimostra che importare “modelli”, tra l’altro inventati, non ha mai portato bene. Al massimo può solleticare la fantasia di chi, Matteo Renzi, sogna di celebrare l’anniversario della scissione comunista del 1921 a Livorno invitando… Tony Blair. Che è come celebrare la Rivoluzione francese invitando Maria Antonietta.