Se le parole messe a verbale dal commercialista Michele Scillieri hanno svelato il “sistema” delle retrocessioni alla Lega di Matteo Salvini da parte di chi ottiene incarichi o lavori grazie alla politica, ora una nuova informativa della Finanza, agli atti dell’inchiesta milanese sui presunti fondi neri del partito e sul caso della fondazione regionale Lombardia Film Commission, traccia il giro del denaro. Per farlo si concentra sulla figura di Francesco Barachetti, l’idraulico di Casnigo oggi ai domiciliari con l’accusa di concorso in peculato. Si scopre così, attraverso le analisi finanziare, che nell’ultimo triennio l’ex consigliere comunale vicino di casa del contabile del Carroccio Alberto Di Rubba, ha raddoppiato i suoi guadagni arrivando a circa 4,2 milioni. Denaro che in parte, ed è questa una delle novità su cui lavorano il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Stefano Civardi, gli è arrivato da lavori effettuati anche per enti religiosi, case di riposo, fondazioni e almeno nove comuni nella provincia di Bergamo, questi ultimi quasi tutti a guida leghista o appoggiati dal partito di Salvini.
Calcoli alla mano si arriva a circa 1,5 milioni, in parte anche pubblici. Denaro che in una certa misura, secondo l’ipotesi dei pm basata sull’analisi bancaria, è poi ritornato indietro o agli stessi enti o, in altri casi, a società riferibili ai commercialisti Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, quest’ultimo molto vicino al tesoriere della Lega Giulio Centemero. Un viaggio di ritorno che secondo il lavoro investigativo ancora in corso potrebbe ricalcare il sistema spiegato da Michele Scillieri nel suo ultimo interrogatorio.
Le società di Barachetti, moglie russa e affari targati Lega, così ottengono un incarico per 1,2 milioni dalla bergamasca San Giuseppe Onlus, che si occupa di case di riposo. La stessa onlus, si legge nell’annotazione, sarà destinataria di pagamenti da parte di Barachetti. Poco più di 115mila euro invece Barachetti li riceve dalla casa di riposo Caprotti-Zavaritt che si trova a Gorla (Bergamo), nata anche grazie a un lascito della famiglia Caprotti. E ancora: la Procura missionaria delle Suore Sacramentine di Bergamo paga poco meno di 10mila euro a Barachetti. Altri lavori sono commissionati dalla parrocchia Santa Maria Assunta e San’Ippolito della diocesi di Bergamo. Ci sono poi i pagamenti dalla Fondazione Accademia Carrara che gestisce, anche con denaro pubblico, la più importante pinacoteca di Bergamo. Socio promotore è il Comune, presidente il sindaco Giorgio Gori. Tra gli sponsor compare la società dell’idraulico leghista (Barachetti service). Altro denaro, spiega l’annotazione, viene pagato dalla Tranvie elettriche intercomunali. Compaiono poi nove Comuni della provincia di Bergamo annotati dagli investigatori. Sono: Dalmine, Casnigo, Cazzano Sant’Andrea, Borgo di Terzo, Trezzo sull’Adda, Peia, Fiorano al Serio, Zandobbio, Brignano Gera d’Adda. Molti, nel triennio analizzato dalla Procura, sono stati a guida leghista o appoggiati dal partito.
Ora, seguendo il filo investigativo, nell’ultimo triennio dalle casse di Barachetti il denaro oltre che entrare è anche uscito. Secondo la nota, le uscite hanno eguagliato le entrate. Tra i soggetti destinatari dei soldi di Barachetti ci sono la Fondazione Accademia Carrara, la San Giuseppe Onlus e due società citate nell’inchiesta milanese riconducibili ai commercialisti della Lega. Sono la Dea consulting e la Dea Spa. Ed è proprio su questo viaggio a ritroso del denaro che ora punta la Procura. Anche alla luce del verbale di Scillieri davanti ai pm dal quale emerge come i fornitori scelti dai commercialisti della Lega dovessero essere persone fidate alle quali poter chiedere indietro parte del denaro. Intercettato, Manzoni proponendo lavori di pulizia nelle sede della Lega in via Bellerio spiegava a Barachetti: “Sai che io lavoro per te cazzo, e sono qua a fare i tuoi interessi”. Negli ultimi anni Barachetti ha ricevuto denaro, oltre che dai soggetti citati nella nota della Finanza, anche dalla Lega nord, dalla Lega per Salvini Premier, dal tesoriere Centemero, da Alberto Di Rubba e dal vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli.