Il dibattito sul Next Generation Ue
Next Generation Ue, Forum uguaglianze e diversità: “Partiti col piede sbagliato”
Il confronto politico sui fondi del Next Generation Ue, secondo il Forum Diseguaglianze e Diversità, è partito con il piede sbagliato, con una corsa a inviare progetti da parte di ministeri e grandi aziende controllate dallo Stato. Manca un’analisi dei problemi e delle priorità su cui si vuole intervenire per non sprecare le ingenti risorse messe a disposizione che per l’Italia ammontano a 209 miliardi (85 di sovvenzioni e 124 di prestiti) per Next Generation EU e circa 40 miliardi per i fondi di coesione, incluso il Just Transition Fund: investimenti cruciali per tradurre in realtà la transizione verde e digitale nel nostro Paese. Il Piano dovrà individuare anche le riforme strutturali di cui il nostro Paese ha bisogno, a partire dalla pubblica amministrazione con una forte semplificazione degli interventi green e investimenti nella Pubblica amministrazione per accelerare nella definizione dei progetti, nell’accesso alle risorse e nel coordinare gli interventi. La stella polare delle politiche europee dei prossimi anni è la decarbonizzazione e il governo italiano è chiamato a individuare scelte coerenti e a riscrivere il Piano energia e clima (Pniec) per adeguare gli obiettivi al nuovo target di almeno il 55% della riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030.
Forum Diseguaglianze Diversità
Wwf, sei aree dove investire le risorse europee
Nel momento in cui si stanno definendo i progetti per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), con fondi assegnati all’Italia dalla Commissione Europea per un ammontare di 191,4 miliardi, bisogna investire sul patrimonio naturale italiano ricordando che il nostro Paese ha una delle biodiversità più ricche d’Europa. Per questo il Wwf ha presentato il dossier “Riqualificare l’Italia” per indicare 6 aree vaste prioritarie dove investire utilizzando le risorse messe a disposizione dalla Commissione Europea con lo strumento Next Generation Eu. Le aree sono: Alpi, Corridoio Alpi-Appennino, Valle del Po, Appennino Umbro-Marchigiano, Appennino Campano Centrale, Valle del Crati – Presila Cosentina. Nel dossier si avanzano proposte concrete per il risanamento e la valorizzazione del nostro patrimonio naturale, favorendo nel contempo l’adattamento ai cambiamenti climatici e una maggiore capacità di resilienza al rischio idrogeologico.
Le associazioni chiedono di partecipare al tavolo per i fondi verdi
Alcune associazioni ambientaliste hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e ai ministri Sergio Costa, Dario Franceschini e Stefano Patuanelli chiedendo che gli obbiettivi che il Green Deal europeo si prefigge – combattere il riscaldamento globale di origine antropica, conservare la biodiversità, usare saggiamente le risorse naturali e il territorio – siano attuati coinvolgendo tutti gli stakeholders, anche le associazioni ambientaliste, definendo una cornice entro cui realizzare la transizione energetica e ambientale in modo equo e realmente sostenibile. Alle ingenti risorse a disposizione del Green Deal si aggiungerà presto l’ulteriore sostegno finanziario del Next Generation EU per gli investimenti nel settore della green economy. Ora, il combinato disposto di queste due misure, se lasciato senza governo e slegato da rigorose limitazioni, rischia di rispondere al problema climatico ed energetico penalizzando gravemente i preziosi valori del paesaggio e della natura.
Appelli e denunce
Il progetto per riutilizzare i ricambi medicali ignorato dalle istituzioni
Claudio Tedeschi è l’amministratore delegato di Dismeco srl, azienda specializzata nello smaltimento e trattamento dei Raee, i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. A inizio anno, quando si cominciava a parlare in maniera estesa di Covid-19, ha promosso un progetto per il recupero delle apparecchiature elettromedicali e per un successivo riutilizzo, da queste, dei pezzi di ricambio. Un esempio di economia circolare al servizio della collettività: in questo modo gli ospedali avrebbero potuto sopperire alla cronica carenza di strumenti come ventilatori e respiratori polmonari – essenziali, come abbiamo imparato con l’arrivo della pandemia, soprattutto nei reparti di terapia intensiva. Eppure, nonostante la collaborazione con l’università di Bologna e l’adesione della Croce Rossa, il progetto non è stato recepito dalle istituzioni. “Abbiamo scoperto – spiega l’ad di Dismeco – che ci sono ospedali con magazzini pieni di elettromedicali, magari con pochissimi anni di vita e però inutilizzati perché manca un pezzo di ricambio semplicissimo come può essere una manopola o una scheda video, comunque ricambi funzionali e nemmeno sanitari che costano pochissimo. Così finisce che queste apparecchiature si deperiscono, con un danno non solo economico per le aziende ospedaliere ma soprattutto sanitario per l’intera popolazione”.
La strana campagna dell’Europa che spinge a mangiare carne rossa
Nonostante i numerosi avvertimenti sulla riduzione in modo significativo della quantità di carne per ridurre il nostro impatto sul Pianeta e ridurre le emissioni di gas serra, la Commissione Europea ha sostenuto una campagna triennale di 4,5 milioni di euro per invitare le persone a diventare “beefatarian”, mangiando carne di manzo. L’Ue finanzierà infatti l’80% (3,6 milioni di euro) del budget e gli annunci verranno pubblicati in Francia, Germania, Belgio, Portogallo e Spagna. La campagna fa parte del più ampio progetto “Proud of European Beef”, che è stato lanciato dalle organizzazioni di carne Provacuno in Spagna e Apaq-w in Belgio. L’Ue è un importante produttore di carne bovina e ne ha prodotto 2,7 milioni di tonnellate nei primi cinque mesi del 2020. Ma il portavoce europeo di Greenpeace John Hyland ha dichiarato: “La scienza è chiara: le enormi quantità di carne coltivata e consumata in Europa hanno un impatto disastroso sul clima e sulla natura. L’Ue dovrebbe stabilire obiettivi per ridurre la carne in linea con gli obiettivi climatici, produrre meno e produrla in modo migliore, e spendere i suoi soldi per sostenerlo. Sprecare denaro pubblico in una campagna pubblicitaria per aumentare il consumo di carne bovina sostenendo di avere a cuore l’azione per il clima non torna ed è un’idea terribile”.
Buone notizie e buone pratiche
Con nuovi impegni climatici dei governi si rispetterebbe l’Accordo di Parigi
Il Climate Action Tracker (Cat) ha calcolato che il riscaldamento globale entro il 2100 potrebbe scendere fino a 2,1 ° C come risultato di tutti gli impegni per emissioni zero annunciati a novembre 2020. Incluso nella nostra nuova modellizzazione è l’annuncio della Cina nel settembre 2020 che intende raggiungere la neutralità del carbonio prima del 2060, il che riduce la stima del riscaldamento di fine secolo da 0,2 a 0,3 ° C da soli. Ipotizzando inoltre la neutralità del carbonio negli Stati Uniti entro il 2050, come proposto dal presidente eletto Biden, si ridurrebbe il riscaldamento di altri 0,1 ° C. Anche il Sudafrica, il Giappone, la Corea del Sud e il Canada hanno recentemente annunciato obiettivi netti zero. In totale, 127 paesi responsabili di circa il 63% delle emissioni stanno considerando o hanno adottato obiettivi di zero netto.
Legambiente, nasce “Unfakenews”, il sito per smontare le bufale su clima e ambiente
Legambiente e Nuova Ecologia lanciano la campagna “Unfakenews”, un impegno permanente e pluriennale per costruire un percorso che metta al riparo chi ha a cuore i temi ambientali da falsi pregiudizi e bufale che tengono l’Italia lontana dalla sostenibilità. La campagna, che sarà portata avanti anche grazie al supporto di Wunderman Thompson Italia, sarà un’azione forte contro la deriva anti scientista che attraversa il Paese, per rimettere al centro del dibattito “verde” l’ambientalismo scientifico. La campagna proporrà contenuti e testimonianze dei membri del comitato scientifico di Legambiente e di scienziati che collaborano con l’associazione per dare rigore e coerenza alle battaglie in difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini. Per ogni tematica verranno prodotti position paper, organizzati webinar, in attesa di incontri nelle scuole e corsi di formazione per giornalisti riconosciuti dagli Ordini regionali. Strumento principale della campagna è il sito internet unfakenews.it, che ospita approfondimenti scientifici, documenti dell’associazione, testimonianze di esperti e contenuti a prova di fake. Sul sito si può controllare, attraverso una semplice barra di ricerca, la veridicità di una notizia trovata in rete, oppure segnalarla agli esperti di Legambiente.
I nuovi Iphone verranno venduti senza caricatore e senza auricolari
Per la nuova linea di iPhone 12s – oltre che per tutti i modelli precedenti ancora in vendita – la Apple ha annunciato che la scatola che li conterrà sarà un po’ diversa da quella che veniva spedita prima: includerà solo il cavo da USB-C a Lightning ed eviterà gli altri accessori, ovvero il caricatore da muro e gli auricolari. Una mossa che ridurrà anche gli imballaggi, “riducendo ulteriormente le emissioni di carbonio ed evitando l’estrazione e l’uso di materiali preziosi, il che consente imballaggi più piccoli e leggeri e permette di spedire il 70% in più di scatole su pallet”, ha affermato Apple in un comunicato. La società stima che questa decisione farà risparmiare a Apple e al Pianeta più di 2 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio all’anno, all’incirca lo stesso effetto del togliere 450.000 auto dalla strada per lo stesso tempo. Secondo Apple, nel mondo ci sono già due miliardi di alimentatori Apple e 700 milioni di cuffie.
Lanciato il satellite per monitorare gli oceani del mondo
Un satellite congiunto Usa-Europa costruito per monitorare il livello globale del mare è decollato su un razzo SpaceX Falcon 9 dallo Space Launch Complex 4E presso la base aerea di Vandenberg in California. Sentinel-6 Michael Freilich, che ha circa le dimensioni di un piccolo camioncino, produrrà un set di dati continui per quasi 30 anni sul livello del mare raccolti, migliorando le previsioni meteorologiche e fornendo informazioni dettagliate sulle correnti oceaniche su larga scala per supportare la navigazione navale vicino alle coste. “La Terra sta cambiando e questo satellite ci aiuterà a capire come”, ha detto Karen St. Germain, direttore della Divisione di Scienze della Terra della Nasa. “I mutevoli processi della Terra stanno influenzando il livello del mare a livello globale, ma l’impatto sulle comunità locali varia notevolmente. La collaborazione internazionale è fondamentale sia per comprendere questi cambiamenti che per informare le comunità costiere di tutto il mondo”.
La corte d Strasburgo accoglie la causa dei sei giovani attivisti climatici
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha detto ai governi di 33 paesi industrializzati di rispondere prontamente a una causa contro il clima promossa da sei giovani attivisti a settembre, attribuendogli uno status prioritario a causa della “importanza e urgenza delle questioni sollevate”. I giovani, sostenuti dalla ong Global Legal Action Network (Glan), affermano che i paesi – che includono Germania, Regno Unito, Russia e Portogallo – non sono riusciti a mettere in atto i tagli alle emissioni necessari per proteggere il loro futuro. Il caso si concentra su paesi le cui politiche, secondo gli avvocati, sono troppo deboli per raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi di 1,5 gradi Celsius (2,7 gradi Fahrenheit). I querelanti vanno dagli 8 ai 21 anni e provengono da Lisbona e Leiria in Portogallo. Nella causa si afferma che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia crescente per la vita dei sei giovani e il loro benessere fisico e mentale e si invocano argomenti sui diritti umani, compreso il diritto alla vita, a una casa e alla famiglia. “La nostra generazione sta vivendo un’epoca di grande pericolo e incertezza, quindi la nostra voce deve essere ascoltata”, ha detto Andre Oliveira, 12 anni.
Sì, le auto elettriche abbatterebbero l’inquinamento
Una diffusione massiccia di auto elettriche in Italia consentirebbe di abbattere in modo drastico le emissioni di agenti inquinanti nocivi nelle nostre città. A confermare, dati alla mano, l’utilità del superamento dei motori termici è uno studio dell’Istituto per l’inquinamento atmosferico del Cnr. L’analisi, effettuata in collaborazione con l’associazione per lo sviluppo della mobilità elettrica Motus-e si è concentrata sulle città di Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo. E ha riguardato le concentrazioni di polveri sottili (PM10) e biossido di azoto (NO2). In particolare, sono stati esaminati due scenari possibili, al 2025 e al 2030. Essi immaginano un cambiamento del parco circolante di veicoli, con una progressiva riduzione delle auto a benzina, diesel e gas, a favore di quelle elettriche, considerando non solo il trasporto privato, ma anche la logistica dell’ultimo miglio e il trasporto pubblico locale su gomma. I risultati sono tutti a favore delle auto elettriche. A Torino le concentrazioni di NO2 potrebbero calare del 61% al 2025 e del 93% al 2030. Mentre per le PM10 le riduzioni sarebbero del 36 e del 39%. A Roma il biossido di azoto presente in atmosfera scenderebbe del 53 e dell’89% (sempre al 2025 e 2030). Le polveri sottili segnerebbero -36 e -42%. Similmente, a Milano i dati sulle NO2 sarebbero pari ad un -62 e -84%; quelli delle PM10 a -36 e -41%. Bologna gioverebbe di un calo delle NO2 del 47% al 2025 e del 79% al 2030. Le PM10 calerebbero invece del 28 e del 34%. Infine, a Palermo il biossido di azoto scenderebbe del 52 e 74%, mentre le polveri sottili lo farebbero del 38 e 46%.
I rapporti
Oceani più caldi, “medicanes” anche nei nostri paesi
Gli effetti di un mare più caldo sono sostanzialmente due. Da un lato il mare evapora di più, ma le molecole di vapore acqueo sono proprio il “materiale di costruzione” delle nubi, che sono fatte di vapore d’acqua condensato in acqua liquida o divenuto addirittura ghiaccio. Quindi con maggiore evaporazione c’è più “materiale” per formare le nubi, da cui cade la pioggia. Da un altro lato, il mare trasferisce più calore (che è una forma di energia) all’atmosfera e quest’ultima, per ragioni descritte bene dalla termodinamica, non può far altro che scaricare violentemente questo surplus di energia sul territorio con piogge molto intense e venti forti. Ecco quindi che i fenomeni meteorologici possono diventare più violenti. Lo si è visto bene nell’Oceano Atlantico, dove negli ultimi 40 anni gli uragani più forti (quelli dalla classe 3 in su) sono aumentati almeno del 15%,. Ma anche nel nostro mare troviamo fenomeni analoghi. I cosiddetti Medicanes (Mediterranean Hurricanes) sono per fortuna più piccoli e meno distruttivi degli uragani atlantici, un po’ perché l’acqua del Mediterraneo è meno calda di quella atlantica equatoriale e tropicale, e poi perché hanno meno spazio libero da terre per svilupparsi rispetto all’Oceano. Ma in futuro potrebbero aumentare in numero e violenza.
Un simulatore per capire come gestire le foreste (e quali alberi piantare)
La gestione forestale sostenibile mira a dare a una foresta la “forma” più adatta a produrre i benefici desiderati – anche tagliando singoli alberi e facendone crescere altri, se necessario. Ma talvolta non è possibile ottenere tutti i benefici contemporaneamente, e occorre chiedersi quale siano quelli prioritari. Come dovrebbe cambiare quindi la gestione di una foresta a seconda del beneficio che riteniamo più importante? Se lo è chiesto un team di ricercatori coordinato dall’Università Tecnica di Monaco di Baviera. Per rispondere alla domanda, i ricercatori hanno utilizzato un modello matematico della crescita delle foreste (SILVA), e simulato più volte la crescita di un ettaro di bosco di faggio e abete rosso per un periodo di 120 anni. Le simulazioni hanno considerato ben 65.536 varianti differenti di gestione selvicolturale, ognuna caratterizzata da una diversa intensità o epoca di taglio e rinnovazione. Sono stati poi valutati i benefici prodotti dal bosco in ogni simulazione in termini di sequestro di carbonio, produzione di legno e ricarica della falda acquifera. Per proteggere la foresta e i suoi benefici contro i rischi climatici, la strategia migliore è una combinazione di tagli precoci e tardivi: i primi per ringiovanire rapidamente il bosco ed i secondi per aumentare la quantità di carbonio assorbito e di legno prodotto (pur prolungando il pericolo di danni climatici).
Fonte: Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale
Sempre più persone scelgono di non avere figli per paure della crisi climatica
Secondo uno studio accademico, pubblicato sulla rivista Climatic Change e per la prima volta dedicato a questo tema, le persone preoccupate per la crisi climatica stanno decidendo di non avere figli a causa del timore che il loro figli debba affrontare un’apocalisse climatica. I ricercatori hanno intervistato 600 persone di età compresa tra 27 e 45 anni e hanno scoperto che il 96% è molto o estremamente preoccupato per il benessere dei loro potenziali futuri bambini in un mondo in drastico peggioramento. La ricerca ha anche scoperto che alcune persone che erano già genitori hanno espresso rammarico per avere i loro figli. “I timori sull’impronta di carbonio di avere figli tendono a essere astratti e aridi”, ha detto Matthew Schneider-Mayerson, dello Yale-NUS College di Singapore, che ha guidato lo studio. “Ma le paure sulle vite dei bambini esistenti o potenziali sono invece davvero profonde ed emotive. È stato spesso straziante esaminare attentamente le risposte: molte persone hanno davvero aperto il proprio cuore”. Il numero di persone che prendono in considerazione il cambiamento climatico nei loro piani riproduttivi è destinato a crescere, ha affermato Schneider-Mayerson, poiché gli impatti del riscaldamento globale sono diventati più evidenti.
Se il clima si riscalda, le foglie su alcuni alberi muoiono prima
Misurare accuratamente il modo in cui l’anidride carbonica attraversa le foreste è fondamentale per prevedere quanto velocemente e quanto si riscalderà la Terra e per capire come le foreste possono aiutare nella lotta per limitare l’accumulo di gas serra. Gli scienziati avevano previsto che l’aumento delle temperature e della CO2 avrebbe indotto gli alberi a perdere le foglie nel corso dell’anno e ad allungare la stagione di crescita generale, il che avrebbe contribuito a rallentare il tasso di riscaldamento globale. Una nuova ricerca mostra tuttavia che, mentre il pianeta si riscalda, gli alberi nelle foreste europee temperate perdono le foglie prima e ciò potrebbe al contrario ridurre la quantità di CO2 che le foreste rimuoveranno dall’atmosfera nei decenni a venire. “Contro le aspettative precedenti, è probabile invece che le foglie cadano prima in autunno”, ha detto Constantin Zohner, biologo del clima del Crowther Lab dell’ETH di Zurigo, coautore del nuovo studio sulla senescenza delle foglie, pubblicato sulla rivista “Journal Science”.