Se mai l’imbecille collettivo necessitasse di un proprio manifesto dei valori propongo il seguente titolo de La Stampa di ieri: A Treviso shopping e spritz ma gli obitori sono stracolmi. E per chi trovasse ingiusto che il Nord faccia come al solito la parte del leone, dal Centro e dal Sud c’è chi contribuisce fattivamente alla coesione nazionale.
Infatti, Repubblica segnala, a Roma, la chiusura della fontana di Trevi “per assembramenti”. Mentre il Mattino registra a Napoli “fiumi di cittadini in via Toledo” per l’acquisto dei regali di Natale. Nella copiosa letteratura sull’idiozia umana ricorrono due aspetti.
A) Il soggetto in questione tende, preferibilmente, ad agire in maniera isolata e nel farlo rivendica una sua spiccata individualità perché aspira alla rimembranza. Se egli ne fosse al corrente (in genere è all’oscuro di tutto) si appunterebbe come una medaglia la definizione di “cretino fosforescente” che D’Annunzio diede di Marinetti (ma qui voliamo alto).
B) Nello schema classico l’imbecille è tale quando danneggia gli altri senza ottenere alcun vantaggio per se stesso.
Non v’è chi non veda come riguardo al punto A) della suddetta tipologia, del tutto opposto appaia il comportamento delle mandrie umane che, domenica, si accalcavano nei centri storici delle città, massificando in tal modo il concetto di puttanata (altro effetto nefasto della globalizzazione).
Il punto B) ne esce invece rafforzato: per la natura stessa del Covid, e del contagio esponenziale che ne deriva, le conseguenze di ogni singolo comportamento insensato possono avere inesorabili effetti a catena. Per esempio, sull’intero nucleo familiare a passeggio, o parcheggiato al bar che una volta rientrato a casa potrà rivalersi sui nonni, destinatari incolpevoli degli insani portatori (vedi “spritz e obitori stracolmi”). Sotto questo aspetto il fall-out che egli genera contro se stesso e la sua comunità introduce la figura, definitiva, dell’imbecille atomico.
La genetica non ha ancora detto una parola definitiva sul carattere ereditario dell’imbecille. Tuttavia, la scienza propende per il sì alla luce delle bande di ragazzotti che si danno appuntamento in piazza del Popolo per picchiarsi appassionatamente alitando germi.
Lo spazio tiranno non consente infine di approfondire il ruolo esercitato dagli imbecilli da talk, nella dissennata corsa (altrui) verso le terapie intensive (“libertà, libertà”). Quanto alle inevitabili responsabilità della politica, potremmo affidarci ad Alexandre Dumas (figlio) che preferiva i mascalzoni agli imbecilli, “perché a volte si concedono una pausa”. Anche se davanti a chi chiede la caduta del governo, pure in presenza di centinaia di morti al giorno, restiamo nell’imbarazzo della scelta.