Super Covid, super Brexit, super sfiga. Fanno persino tenerezza ’sti disgraziati di inglesi, anche al netto della loro naturale arroganza. Volevano la Brexit per andarsene dall’Europa, specialmente i più poveri e i più ricchi, tenersi le sterline tutte per loro e la pop music, guai a toccargliela, e il vecchio Paul che ancora canta, tra un lifting e l’altro, e la regina Elisabetta che tra un po’ seppellirà il figlio Carlo, il quale a suo tempo seppellì Diana, la principessa dei fotoromanzi, e il Pub centenario di Brighton con quella porcheria di Fish and Chips maleodoranti d’aceto e l’Union Jack, insignita di molte medaglie e molti massacri, quando sventolava sugli inferni coloniali, e il cinema triste, ma giusto, di Ken Loach, e la loro ridicola pretesa di guidare contromano.
Benissimo: ora si ritrovano talmente assediati dagli eventi, talmente soli che nessun Paese d’Europa vuole più vedere non dico l’Inghilterra, non dico una sterlina di carta, ma neppure un inglese in carne e ossa. Vade retro, sciò. Abbiamo chiuso il Tunnel della Manica, fermato alla partenza i traghetti, i Tir e i voli. Lasciato l’isola alla sua deriva verso le nebbie del Mare del Nord con al timone Boris Johnson, matto di testa e di capelli, che auspicò, per pragmatismo liberista e dunque con doppia tracotanza, l’immunità di gregge, prima di ritrovarsi, anche lui, tra i primi, pecora disgraziata, con ricovero d’urgenza, la bombola d’ossigeno, lo spavento, e dopo il malanno le pubbliche scuse per avere detto così tante idiozie in una volta sola. Anche se non ha del tutto imparato la lezione.
Il danno lo hanno perfezionato con le loro mani. Ancora ieri l’altro, il solito Johnson diceva che anche senza accordo con Bruxelles non ci sarebbe stato nessuno rinvio della Brexit. Il 31 dicembre prossimo sarà l’ora fatale, addio, proibito piangere, perché loro non si sarebbero lasciati intimorire dai tentennamenti burocratici della sorda Europa. Non vedevano l’ora di respirare il vento della piena, non più negoziabile, libertà di starsene da soli. Eccoli serviti.
Ma poveri inglesi, davvero. I nostri eroi del Dopoguerra, i vincitori del demone nazista. Era la culla di tutto quello che accadeva di scintillante nel mondo, quando la nostra giovinezza ci sembrava ancora imprigionata nei riti in bianco e nero di provincia italiana, compresa la messa e i pasticcini la domenica, mentre lassù i ragazzi di quel meraviglioso pandemonio musicale, che arrivava da noi via radio, sulle onde di Per voi giovani e con il vinile di sola importazione, si lasciavano crescere i capelli almeno quanto le ragazze si accorciavano le gonne.
Scoperta a 18 anni Londra era full color. C’era un traffico mai visto. Autobus a due piani. Una metropolitana da fantascienza. Musica dal vivo ovunque. Sui marciapiedi di Oxford Street passavano ragazze stratosferiche con i capelli verdi e Urban boys coi tatuaggi in vista e indiani sikh in bicicletta e turbante tra i mercati e gli hipster di Camden Town. E i turisti di tutto il mondo a farsi la foto davanti alle vetrine optical di Carnaby Street.
Solo dopo sarebbe comparsa l’odiosa Margaret Thatcher, con la sua borsetta stretta in grembo, le labbra serrate, a dirci che “la società non esiste, bamboccioni, esistono solo gli individui” e che dunque era finita la ricreazione dei sussidi, toccava fare silenzio e lavorare. E fu grande la delusione quando Tony Blair prima annunciò il riscatto progressista della Terza via, per poi lasciarsi portare al largo dalla globalizzazione e cavalcare l’onda delle nuove disuguaglianze, come se non ci fosse un rimedio praticabile.
In questo anticipo di Super Brexit, 40 Paesi hanno chiuso le frontiere, bye bye Big England. Che torna separata e distante come quando c’erano ancora i nebbioni sulla Manica e il Times titolava spocchioso: “L’Europa è isolata”, credendo davvero di essere loro il centro del mondo e non un’isola orfana d’impero.
Nelle ultime notti da Londra c’è stato il fuggi fuggi generale. Migliaia di italiani mandano messaggi iracondi, bloccati in cima alle scogliere di Dover, ultima frontiera della nuova Era.
E se BoJo aveva puntato le sue carte su quell’altro campione del risentimento planetario, l’ottuso Donald Trump, per fargli da galoppino pagato in spiccioli, dovrà aggiornare di corsa il piano. L’ex padrone d’America è salpato anche lui, dovrà vedersela a breve coi federali, con la voragine delle tasse non pagate, che prima o poi gli inghiottiranno anche le 18 buche di Palm Beach.