La discussione su Next Generation Eu dovrebbe uscire dal “palazzo” e stare nel Paese. Questo chiede Maurizio Landini che appare preoccupato non solo di come si spenderanno i soldi del Recovery, ma ha fretta di offrire soluzioni concrete al mondo del lavoro soprattutto all’avvicinarsi della fine del blocco dei licenziamenti.
Vorreste incontrare Conte e il governo?
Certo. Il conflitto interno alla maggioranza sta impedendo al Paese di poter discutere e scegliere come investire i soldi europei che sono l’occasione per definire la rinascita del nostro Paese. È il momento del confronto con le parti sociali e il tessuto democratico del Paese. Perché un’occasione di questa natura non è ripetibile.
C’è però in atto una mezza crisi di governo, come si fa?
Questa discussione non può esser blindata nella maggioranza e non è certo il momento di votare. È il momento della responsabilità e della soluzione dei problemi. Non possiamo più aspettare. Se questo confronto non si apre nei prossimi giorni proporrò a Cisl e Uil e alle associazioni d’impresa di discutere come prendere parola. Del resto, nei primi mesi dell’anno di fronte alla pandemia è stato proprio il coinvolgimento delle parti sociali a permettere i protocolli di sicurezza e un consenso sociale importantissimo.
Pensa che se la discussione fosse più ampia cambierebbe anche il tipo di dibattito?
Certo, il messaggio che rischia di arrivare è di un palazzo chiuso che ragiona per finalità politiciste e non per il futuro del Paese. Del resto l’Europa finanzia i risultati concreti che sapremo realizzare.
Cosa vorreste dal governo?
Proporre le tematiche fondamentali: combattere le diseguaglianze, gli investimenti nel Mezzogiorno, la questione del lavoro e il superamento della precarietà; lo Stato sociale, e la riforma della Pubblica amministrazione. Politiche industriali ambientalmente sostenibili.
Temete il peggio con la fine del blocco dei licenziamenti?
Non possiamo aspettare il 31 marzo per sapere cosa succede sui licenziamenti. Abbiamo bisogno di una rete universale di protezione. Era stato preso l’impegno a un confronto per realizzare questi obiettivi senza i quali nessuno pensi di sbloccare i licenziamenti.
Alcune misure prioritarie?
Incentivare i contratti di solidarietà, estendere la Naspi e Dis.coll a tutte le forme di lavoro e fare una vera riforma degli ammortizzatori sociali collegati alla formazione. Non certo per sostituire la spesa corrente, ma investimenti aggiuntivi e riforme di sistema.
Il governo garantisce incentivi alle imprese.
Sulla politica industriale dobbiamo uscire dalla logica degli incentivi. Occorre rivedere il Piano sull’energia e il clima e investire sulle rinnovabili, puntare sull’idrogeno verde, la mobilità sostenibile. Costruendo le filiere produttive necessarie.
Uscire dalla logica incentivi è una critica a Industria 4.0?
Messa così non ci convince, si impiega un sistema già utilizzato senza condizionalità e vincoli. Non si fanno i conti con la mancata crescita delle piccole imprese o le disparità territoriali. Serve un autorevole intervento pubblico.
Quando parla di Stato sociale, quindi anche di sanità, sta chiedendo anche lei di ricorrere al Mes?
Trovo che sarebbe utile smettere di discutere di Mes sì o no, ma decidere come dobbiamo investire sulla sanità pubblica, la ricerca di base, la medicina di prossimità. Questo significa fare assunzioni, formazione e definire i risultati attesi. Lo stesso vale per la riforma della pubblica amministrazione.
Che intende per riforma?
Utilizzare meglio la tecnologia digitale per migliorare i servizi e immettere nuove figure. La discussione sulla governance del Next Generation è un’occasione per rivedere e rafforzare la pubblica amministrazione con assunzioni lungo tutta la filiera dai ministeri ai comuni.
Quanti posti di lavoro servirebbero nella Pa?
Nella sanità non sono stati sostituiti tutti quelli dimessi e l’età media è molto avanzata e c’è bisogno di un ricambio generazionale. Nell’insieme della Pa parliamo di qualche centinaia di migliaia di posti di lavoro.
A proposito di pubblica amministrazione, pensa che i lavoratori pubblici dovrebbero vaccinarsi?
Io mi metto in lista di attesa e appena sarò chiamato farò il vaccino. È un atto di responsabilità e stiamo parlando della salute e sicurezza di tutti. Certe decisioni e responsabilità le deve assumere chi governa e il tema riguarda tutto il mondo del lavoro.