2020. Mentre gennaio viene indicato come il mese più caldo mai registrato in 141 anni, l’Australia brucia. Le fiamme dei megafires – nuova generazione di incendi associati a condizioni insolitamente calde e secche, conseguenza diretta del cambiamento climatico – hanno distrutto più di 19 milioni di ettari di foreste australiane, cancellato numerose vite umane e, secondo le stime del WWF, ucciso più di 3 miliardi di animali, spingendo molte specie come il koala ancora più vicine all’estinzione. Due mesi dopo l’Oms dichiara ufficialmente pandemia l’infezione da nuovo Coronavirus SARS-CoV-2. Il WWF, sulla base delle numerose ricerche scientifiche pubblicate negli ultimi anni nel mondo, denuncia come le sempre più frequenti malattie emergenti, trasmesse dagli animali all’uomo (malattie zoonotiche, tra cui il Covid-19), non siano altro che la conseguenza della distruzione degli ecosistemi e la gestione insostenibile della fauna selvatica. E lancia una petizione per chiedere all’Oms la chiusura dei wet market, quei mercati dove il commercio insostenibile di animali selvatici mette a rischio la salute umana. È da questo traffico promiscuo, che avviene in condizioni igienico-sanitarie inesistenti e a stretto contatto con le persone, infatti, che i virus riescono a passare da specie a specie e dagli animali all’uomo con un “salto” chiamato spillover. Pare sia stato proprio il meccanismo con cui dal mercato cinese di Wuhan, si sia generata l’epidemia da Covid-19.
Quello che è successo al Pianeta poi, lo abbiamo visto con i nostri occhi: drammatici incendi hanno colpito anche la California, mentre la deforestazione in Amazzonia ha raggiunto livelli record. Una grave fuoriuscita di combustibili fossili al largo della costa dell’isola Mauritius ha provocato drammatici impatti sul delicatissimo ecosistema costiero e sulle comunità che da queste risorse dipendono, mentre poche settimane prima oltre 20.000 tonnellate di carburante diesel si erano sversate da un serbatoio di stoccaggio crollato in Siberia. Il Living Planet Report, realizzato dal WWF con la Zoological Society of London e con centinaia di scienziati nel mondo, ci ha detto che in meno di 50 anni abbiamo assistito a un declino del 68% delle popolazioni selvatiche di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci. Una così grave perdita di natura riconosciuta anche dal World Economic Forum come uno dei principali rischi che l’umanità si trovi oggi ad affrontare, e confermata dalla recente ricerca pubblicata su Nature, che testimonia un altro tragico traguardo per l’umanità: la massa degli oggetti di origine antropica, come palazzi, strade e macchine ha superato in peso la biomassa.
Mentre l’intero Pianeta sta ancora affrontando la pandemia e il suo effetto drammatico sulle nostre vite, niente ferma il riscaldamento globale, che ha una progressione molto più rapida nelle regioni polari con effetti si ripercuotono sul sistema climatico planetario. Il Parlamento europeo ha fatto un piccolo passo avanti per il clima, votando in plenaria per una riduzione del 60% delle emissioni di gas serra entro il 2030 (obiettivo non ancora in linea con la riduzione delle emissioni di almeno il 65% entro il 2030 che chiede la scienza per avere una possibilità di evitare i peggiori impatti provocati dal cambiamento climatico) ma ne ha fatto uno indietro votando a favore di emendamenti che mettono a serio rischio la riforma delle politiche agricole europee, ostacolando il passaggio ad un’agricoltura più ecologica.
L’anno che ha sconvolto il Pianeta, ma che ci ha anche aperto gli occhi sulla crisi ecologica provocata dalle nostre azioni, ora è arrivato alla fine. E se c’è una lezione che dobbiamo imparare dal 2020 è che la nostra salute dipende da quella della natura. Non c’è più tempo per discussioni infinite su impegni che non si trasformano mai in fatti; per politiche attendiste o sbagliate; non abbiamo più tempo per costruire un futuro sostenibile in cui ricostruire la natura che abbiamo perso. Se vogliamo difendere la nostra salute e sicurezza non dobbiamo più parlare al futuro ma al presente rispetto alle grandi sfide ambientali. Ogni decisione, ogni scelta, ogni investimento deve contribuire immediatamente alla conversione ecologica di cui abbiamo bisogno per proteggere la nostra salute e il nostro futuro.