Per la stampa straniera Renzi è “Demolition Man”
La stampa straniera massacra e distrugge Renzi. “Renzi sinonimo di slealtà”. “Un uomo disperato, più il partito affonda più lotta per avere attenzione”. “Mette a rischio l’opportunità data dai fondi europei”. Gli osservatori stranieri scrivono che nessuno capisce le motivazioni dell’ex premier. Per l’agenzia Reuters “Renzi completa la trasformazione da riformatore a distruttore”. Der Spiegel: “Duello quasi tragico: da una parte Conte, il premier più popolare da 25 anni, dall’altra Renzi, uno dei politici più impopolari”. Guardian e Ft rispolverano la definizione di “Demolition Man” riservatagli dall’Economist quando uscì dal Pd. Le Figaro mette in evidenza l’ambiguità degli annunci di mercoledì. Eccetera.
Il solito successone del più grande sopravvalutato politico degli ultimi 187 anni.
E intanto il paese muore. Che vergogna.
Farsi demolire da Calenda
I medici: “Quando ha cominciato a parlare nessuno ci credeva”.
Che uomo gigantesco.
Chi è ancora renziano (scusate quindi se parlo solo a sei o sette persone) è cieco. Oppure complice.
Siamo alla f-o-l-l-i-a. I due Matteo hanno colpe storiche eterne.
Romano Prodi.
Su Instagram ha appena intervistato Umberto Carriera. Chi è? Un ristoratore di Pesaro, che stasera sarà anche da Mario Giordano. Carriera ha spiegato l’iniziativa #ioapro, con un Salvini palesemente in visibilio e plaudente.
Di cosa si tratta? Di questo: Salvini sta dando voce a quei ristoratori che dal 15 gennaio, in barba a tutte le regole, intendono riaprire anche a cena.
Il loro ragionamento è più o meno questo: “Noi apriamo e poi abbiamo gli avvocati, sia per i ristoranti sia per i clienti che verranno multati, e faremo tutti ricorsi alle multe”.
E Salvini li appoggia.
Potrei dire che siamo quasi dalle parti dell’istituzione a delinquere. Ma non mi permetterei mai: stimo troppo Salvini. Diciamo allora che, come sempre, siamo dalle parti dello sciacallaggio politico. Sfruttare la disperazione della gente per fornire (non) soluzioni facili a problemi dannatamente tragici. E complicatissimi.
Ringraziamo Renzi per riportare uno così al governo!
Volto noto della tv brasiliana, era salito alla ribalta per le sue posizioni negazioniste nei confronti della pandemia di Covid-19.
Gusman si era scagliato contro il sindaco di Belo Horizonte, Alexandre Kalil, reo a suo giudizio di aver consigliato di evitare riunioni familiari a Natale.
“Andrò dai miei genitori a Natale”, aveva replicato in tivù come certi “giornalisti” italiani. “Non li ucciderò per questo. Credo sia una mancanza di rispetto da parte del sindaco: non si impicci della mia famiglia. Difenderò mio padre e mia madre”.
Gusman aveva 49 anni. È morto ieri notte. Di Covid.
“Per me, in questo momento, il governo non è l’espressione di un partito avversario, ma la guida dell’intera nazione che tutti abbiamo il dovere di aiutare. Non parliamo più di opposizione, ma di collaborazione. Signor primo ministro Antonio Costa conti sul nostro aiuto. Le auguriamo coraggio, nervi d’acciaio e buona fortuna perché la sua fortuna è la nostra fortuna.”
Da questo a dire ai tuoi alleati “o si fa come dico io oppure buco il pallone” ce ne passa Renzi. Tiratela meno e ragiona di più”.
Natalino Balasso
Twitter ha deciso di limitare l’account del quotidiano Libero. Sul profilo ufficiale appare infatti un alert: “Attenzione: questo account è temporaneamente limitato“.
Evidentemente Libero ha raggiunto un’overdose di cazzate persino per un social marginale e irrilevante come la versione italiana Twitter.
Daje ragazzacci di Libero, siete sempre
Il 103enne Basilio e la “dose sprecata”
Lui è Basilio Pompei. Ha 103 anni ed è il più anziano ad aver ricevuto il vaccino in Toscana.
“Nonno Basilio” è uno dei 15 ospiti della Rsa Villa San Biagio, struttura covid free di Dicomano, nel Mugello.
Ha avuto una vita durissima. È stato uno dei tanti soldati italiani rastrellati, deportati dal Terzo Reich e rinchiuso per due anni in un campo polacco riuscendo a fare ritorno in patria solo al termine di un viaggio lungo e rocambolesco.
Ha ricevuto il vaccino, giustamente e per fortuna.
Ma è arrivata la rumenta della Rete, e non solo della Rete. Hanno scritto che era “una dose sprecata”. E lo hanno scritto quei sottosviluppati che, probabilmente, sono pure no vax. O anche solo carogne (o entrambe le cose).
La razza umana è sempre più orrenda. E Nonno Basilio, che ha reagito con garbo estremo agli insulti, è molto più giovane e molto più vivo di quei criminali (purtroppo a piede libero) dei suoi odiatori.
La dura scelta dei medici
La devastazione attuata dal Covid è tutta qui. Nel nuovo piano pandemico, nero su bianco, c’è scritto: “Risorse scarse? Medici curino chi può trarre benefici”.
Tradotto, vuol dire questo: i medici, messi alle strette, dovranno scegliere chi curare e chi lasciare morire. Una situazione allucinante e straziante.
Pensate a quello che vivono, ogni giorno, medici e pazienti.
Viviamo dentro un disastro di cui non tutti, ancora, hanno piena contezza.
Ci attendono altri mesi duri, inutile girarci intorno.
Renzi stropicciato da una studentessa
Ogni volta che va in tivù, Renzi chiede che quello o quell’altro giornalista non ci sia. Ovviamente io sono il primo, o secondo, della lista (e me ne vanto!).
Non è il solo a fare queste richieste, anzi lo fanno tutti. Io stesso, con certi “colleghi” e/o politici, in tivù non vado. Certo però se lo fa un politico è molto più grave, perché significa non accettare (certe) domande.
Ogni tanto capita però l’imponderabile. Tipo una studentessa che fa critiche e domande non previste.
Guardate come Renzi ci rimane male.
Salvini e Parler, quello che tocca esplode
Continua il tocco magico di Salvini. Il genio si è iscritto alla piattaforma social sovranista Parler, tanto per ribadire da quale parte (fascia) stia.
E che succede? Succede che Parler viene puntualmente sospesa.
È straordinario: ormai tutto quello che tocca implode. Da Trump alla Borgonzoni, dalla Lega a Ceccardi. Una roba che neanche Crisantemi della Longobarda.
Speriamo che non ricominci ad andare allo stadio, altrimenti il mio Milan retrocede.
Daje Matte’!
L’assessora all’Istruzione e “faccetta nera”
Dimissioni subito e una bella indagine con l’ipotesi di reato di apologia del fascismo: è quello che merita Elena Donazzan, assessora all’Istruzione (!!!) della Regione Veneto in quota Fratelli d’Italia.
La simpatica donzella ha cantato in radio Faccetta nera convinta di essere simpatica.
C’è un clima di revisionismo in Italia che fa vomitare. E rabbrividire.
Uccisioni inutili. E la chiamano caccia!
Massimo Wertmuller ha commentato con parole molto dure questa foto. Mi dissocio dagli insulti al soggetto, ma condivido totalmente (ancor più da vegetariano) il senso dell’invettiva di Massimo. Ammazzare un essere innocente, e poi vantarsi pure di averlo fatto in una foto macabra, è qualcosa di insostenibile.
“In un colpo solo questa immagine postata dai cacciatori toscani, che si complimentato pure con questa specie di individuo per “il suo primo daino”(!), dimostra tante cose. Una di queste è quanto sia nociva la caccia che elimina vite ed ecosistemi, un’altra è che mostra quanto gli animali in genere siano più belli dell’essere umano. Vuoi mettere qui la magnificenza di quella splendida creatura che questo (bip) ha ucciso e la faccia da (bip) di questo (bip)? Quanto serviva di più a questo mondo quella creatura uccisa e quanto invece non serve questo pezzo di (bip) col fucile?
Quanto servivano col loro amore tutti gli Angelo, il grande e bellissimo maremmano ammazzato per gioco, e quanto non servono quelli come quei balordi che l’hanno ucciso? Sempre e comunque no, fortemente no alla caccia, una attività che ci tiene ancorati alla preistoria, lontani dalla civiltà”.
Condivido totalmente il tuo dolore, caro Massimo. Ma l’umanità non è seconda a nessuno, quando vuole raggiungere l’abominio morale più totale.
L’istigazione all’assalto dei Trump di casa nostra
Questo genio qua è consigliere comunale di Orvieto, capogruppo della Lega (strano!).
Dopo aver fatto un link tutto suo con gli Stati Uniti, il genio ha allegramente incitato ad assaltare il Ministero dell’Istruzione. Idolo.
Un altro giuggiolone che sta perfettamente dentro la congiura dei peggiori.
La destra italiana è davvero a livelli imbarazzanti.
SanPa è una serie straordinaria
Gli autori hanno recuperato una storia dal passato che nessuno (neanche loro, credo) immaginava potesse appassionare ancora così tanto. Il risultato sono puntate in crescendo, esaltanti e strazianti, enormi e definitive.
Il dibattito attuale, come spesso capita, rischia di svilire l’opera. È in atto questa semplificazione manichea, triste e colpevole come tutti i manicheismi, secondo cui “se sei di sinistra devi essere contro Muccioli e se sei di destra devi difenderla”. Che idiozia. Io sono di sinistra e, al netto delle tante luci e non poche ombre, continuo a pensare che Vincenzo Muccioli abbia fatto cose incredibili.
E continuo a pensare che il “come” le abbia fatte, per quanto (o proprio in quanto) discutibile, fosse l’UNICO modo per ottenere quei risultati.
La sinistra odiava Muccioli perché autoritario e megalomane (L’Unità lo impallinava di continuo, la rivista satirica Cuore lo chiamava “Benito Mucciolini”). La destra, ora, fa l’offesa perché Netflix avrebbe fatto passare Vincenzo per “violento, assassino e omosessuale” (come se la terza definizione, peraltro, ove vera fosse un’offesa).
Anche Red Ronnie, auto-dichiaratosi “soldato fedelissimo” di Muccioli, si dice schifato. Eppure è uno dei protagonisti (efficaci) delle cinque puntate. Red, persona intelligente e spesso bravissimo ad aver torto anche quando ha ragione, sbaglia come tanti su un punto fondamentale: Muccioli non esce affatto male da questa serie. Ma proprio per niente.
E sbaglia pure la comunità attuale di San Patrignano, non meno infastidita di Ronnie dalla serie: Muccioli “esce male” solo se uno spettatore non sa guardare/pensare o, più probabilmente, se odiava Muccioli a prescindere anche prima.
La verità – granitica – è che Vincenzo Muccioli, con la sua San Patrignano, si è accollato la vita di migliaia di anime perse in un momento storico in cui lo Stato non se ne interessava minimamente (soprattutto tra fine Settanta e metà Ottanta). Anime che, senza di lui, probabilmente sarebbero morte. Non ha usato i guanti bianchi, ma col Demonio i guanti bianchi non puoi usarli mai. A meno che, di lavoro, tu faccia il sofista a tempo perso (magari sui social).
Muccioli dividerà sempre, come tutte le figure forti (anzi fortissime). Ma vincerà sempre lui. Non è un caso che quelli che convincano meno nella serie siano le voci più apertamente critiche (familiari delle vittime esclusi), su tutti l’ex autista Delogu.
La serie, e faccio qui un plauso agli autori/sceneggiatori Gianluca Neri, Carlo G. Gabardini, Paolo Bernardelli e alla regista Cosima Spender, è mirabile nella mole industriale di dati, immagini di repertorio, testimonianze. Ci sono punti, non pochi, in cui si vola altissimi. Per dirne una: la figura di Fabio Cantelli, scrittore e filosofo, col suo drammatico ondivagare continuo tra fedeltà a tutti i costi a Muccioli (Cantelli era anche il responsabile della comunicazione negli anni d’oro) e dolorosa ma necessaria onestà intellettuale. Straordinario. Come è straordinario rivedere Montanelli. Villaggio. Biagi. Eccetera (e che eccetera!)
C’è, in SanPa, un’aria costantemente epica che pervade anzitutto la figura immensa (anche nel fisico) di Vincenzo Muccioli, tonitruante e devastante, teatrale e marziale, gigione (meravigliosamente) e spaziale. Le sue interviste andrebbero mostrate a scuola, le sue pause andrebbero insegnate a teatro.
Carismatico e ieratico come pochi, si mette in tasca fischiettando Pannella e ammalia oltremodo i supermiliardari Gian Marco e Letizia Moratti, che lo difendono a spada tratta e riempiono di miliardi (mai capito perché: per le sedute spiritiche, per il coraggio, per il voler dominare il Male. Boh).
Che serie fantastica!
Non date retta al cicaleccio miope: SanPa non è né agiografica né colpevolista. Più la seconda, siamo d’accordo, ma l’opera è chiara e onesta nel distinguere un primo e un secondo Muccioli. Il primo è quello che arriva fino al 1989, gestendo non si sa come – ma gestendola – una megalomania bulimica senza la quale (del resto) non avrebbe fatto quel che ha fatto.
Il secondo è quello che delega ed esonda. È quello che perde la misura, in sé delicatissima. E’ quello indifendibile che nasconde per anni la sieropositività ai suoi ragazzi (a partire da Cantelli). Che tollera prima e asseconda poi una gestione paramilitare e “iper-casermica”, con tanto di sequestri, picchiatori e reparti “lager”. Che fa quella schifosa metafora sull’anello e le donne stuprate. Che non dice la verità al fratello di Natalia Berla, morta (forse) suicida inghiottita da uno dei tanti misteri. Che chiude un occhio ben sapendo (temo) le mattanze di cui talora abusavano casi psichiatrici come coloro che ammazzarono orrendamente il povero Roberto Maranzano (e la rabbia della famiglia è sacrosanta!).
Giudici e sinistra si domandavano e domandano ancora se Muccioli potesse salvare vite senza effetti (devastanti) collaterali. Domanda tanto lecita e necessaria quanto impossibile da risolvere compiutamente. La destra e i muccioliani tendono a rispondere che “uno o due morti su 5mila e più vite salvate sono quasi niente” (cito a memoria Red Ronnie).
Io dico che, al netto di tutto, il primo Muccioli non potesse fare altro.
Quanto al secondo: ormai non c’era più (solo) lui. Ormai era anche e soprattutto onnipotenza: capìta, quando ti abitui al ruolo di Demiurgo delle anime che nessuno ha a cuore tranne tu. Capìta, quando te ne vai troppo giovane e, se è vero quel che tanti a lui vicinissimi dicevano e dicono, non trovi il coraggio di dire al mondo che hai contratto l’Aids (o l’epatite). Come se, pure quello, fosse stato una colpa (e purtroppo per molti all’epoca lo era).
SanPa è una serie rara, che toglie dalla dimenticanza una storia che in tanti avevano (avevamo) sottovalutato: ridurla a mera boxe politica è un atto intellettualmente empio, nonché masochista.
Capolavoro. Che resterà. Come resterà Vincenzo Muccioli. Un gigante con molte (molte) più luci che ombre.