Chi l’avrebbe mai detto? Nel giro di 24 ore, il ‘sobillatore in capo’ Donald Trump, che ancora martedì arringava i fan davanti al muro al confine con Messico, si (tra)veste da capo di Stato responsabile che, diligentemente seduto alla sua scrivania, pronuncia parole gravide di buon senso: condanna “inequivocabilmente” la violenza dell’assalto al Congresso, scarica i ‘trumpiani’ rivoltosi e invita gli americani a “superare gli impeti del momento”, senza fare cenno alla procedura d’impeachment. Il video di cinque minuti diffuso dalla Casa Bianca dà, del magnate presidente, un’immagine inedita e artefatta: regia e testo sono degli avvocati che preparano la sua difesa, nel processo che si svolgerà in Senato dalla prossima settimana.
Le sue parole contrastano con il Trump ‘raccontato’ dai suoi intimi ai media Usa, che ancora non capisce che cosa abbia fatto di male il 6 gennaio. Martedì, prima di volare in Texas, ad Alamo, tragico simbolo di un’epopea americana, il magnate aveva definito il suo comportamento “totalmente appropriato”, aveva respinto ogni responsabilità nelle violenze successive al suo comizio e aveva bollato come “completamente ridicola” la procedura d’impeachment, che provoca una “rabbia enorme” – suona velata minaccia – tra i suoi sostenitori. La metamorfosi di Trump si spiega con il tentativo di evitare la condanna, che comporterebbe l’interdizione dai pubblici uffici, cioè niente più rivincita presidenziale 2024. “Nessun mio vero sostenitore – prosegue il magnate – potrebbe mai giustificare la violenza politica. Nessun mio vero sostenitore potrebbe disprezzare le autorità o la nostra grande bandiera americana. Nessun mio vero sostenitore potrebbe mai minacciare o attaccare i suoi compatrioti americani. Se fate qualcuna di queste cose, non sostenete la nostra causa, la state attaccando; e state attaccando il nostro Paese. Non possiamo tollerarlo”. Quindi affronta le minacce di proteste a Washington per il giuramento di Biden: “Tutti hanno diritto di far sentire la propria voce in base al primo emendamento della Costituzione”, ma senza violare la legge.
L’unico tratto in comune ai due Trump è l’attacco a Big Tech, che ha bloccato i suoi account social, rimosso decine di migliaia di account controversi – oltre 70 mila su Twitter, legati ai cospirazionisti di destra di QAnon – e messo al bando Parler, chat di destra. Martedì, parla di “errore catastrofico”; mercoledì, denuncia “un attacco senza precedenti alla libertà di parola. Gli sforzi di censurare, cancellare e mettere nella lista nera i nostri cittadini sono sbagliati e pericolosi”. Secondo la Cnn, Jared Kushner, il marito di Ivanka, è intervenuto con altri consiglieri per impedire che il suocero cominciasse a usare piattaforme ritrovo di estremisti, come Gab, mentre altri suoi collaboratori, come il capo del personale Johnny McEntee, stavano invece lavorando in quella direzione. Nonostante la virata, il presidente uscente va giù nei sondaggi, subisce un’emorragia di sostenitori – l’ha abbandonato anche la fedelissima consigliera Hope Hicks –, New York rescinde i contratti con la Trump Organization, compresi quelli per l’iconica giostra e le piste di pattinaggio di Central Park. Il Partito Repubblicano si prepara a un futuro senza Trump: una decina di deputati gli hanno votato contro alla Camera – la loro capofila è Liz Cheney, del Wyoming, figlia dell’ex vice di Bush jr –; e il leader della minoranza repubblicana Kevin McCarthy lo ritiene responsabile delle violenze, anche se giudica “inutile” la destituzione.
Il crescente consenso per l’impeachment tra i repubblicani è il segno di uno scontro nel partito: i ‘trumpiani’ che devono il seggio all’appoggio del presidente rischiano di restare fuori nel 2022, quando le elezioni di ‘midterm’ rinnoveranno la Camera. Un ruolo chiave lo avrà Mitch McConnell, leader repubblicano al Senato, che in privato considera l’impeachment fondato e utile per consentire al partito di voltare pagina. Se assumesse in pubblico una posizione del genere, McConnell potrebbe consentire il formarsi della maggioranza dei due terzi necessaria per condannare Trump in Senato – ci vogliono almeno 17 transfughi repubblicani e, per il momento, se ne contano una manciata. Anche gli aspiranti alla nomination repubblicana 2024 sono favorevoli a sbarazzarsi di Trump. Nikki Haley è già uscita allo scoperto, come pure il senatore Tom Cotton. Ma i giochi sono ancora aperti.