Notizie e denunce
Biden rientra nell’accordo di Parigi poche ore dopo essere diventato presidente
Joe Biden si è mosso immediatamente per riportare gli Stati Uniti all’accordo sul clima di Parigi poche ore dopo aver prestato giuramento come presidente. L’azione esecutiva di Biden vedrà gli Stati Uniti, secondo emettitore mondiale, unirsi nuovamente allo sforzo internazionale per frenare il pericoloso riscaldamento del Pianeta. Il cambio di direzione rispetto all’era Trump è stato profondo e immediato: sul sito web della Casa Bianca, dove tutte le menzioni sul clima sono state cancellate nel 2017, un nuovo elenco di priorità ora pone la crisi climatica al secondo posto solo dietro la pandemia di Covid.
“No, un inverno freddo non significa che il climate change non esista”
“Non fatevi sedurre da un negazionista che cerca di presentare una palla di neve come prova che il cambiamento climatico non c’è”. La rivista Climate Reality spiega che “meno freddo” non significa “mai freddo”. Inoltre, aggiunge la rivista, un numero crescente di ricerche indica che con l’aumento delle temperature medie globali e l’Artico che continua a riscaldarsi, la corrente a getto sta rallentando e diventando sempre più ondeggiante. Nei mesi invernali, questo consente all’aria gelida artica di fuoriuscire molto più a sud del solito e di indugiare su aree non abituate. Quindi, anche se gli inverni in media sono diventati più brevi e più caldi, molti luoghi dovrebbero comunque aspettarsi di vedere periodi di tempo molto freddo di tanto in tanto.
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Next Generation EU: nessun fondo per le foreste italiane
A lanciare l’allarme è Società Italiana di Selvicoltura ed ecologia: nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Next Generation EU approvato dal Consiglio dei ministri il 12 gennaio, l’iniziale proposta di dotazione finanziaria di 1 miliardo di euro da spendere nei prossimi 6 anni per questo progetto è stata azzerata, caso unico in tutto il piano. Alla luce delle attuali emergenze idrogeologiche del Paese e dei periodici annunci a seguito di ogni calamità, la scelta operata, afferma la Sisef, risulta incomprensibile. “Le foreste italiane, che coprono un terzo del territorio nazionale, evidentemente non sono ritenute essere custodi del futuro e strategiche in un progetto di rinascita nazionale nel segno della sostenibilità”.
Fonte: Società Italiana di Selvicoltura ed ecologia
Toyota multata per aver omesso di segnalare difetti che interferivano con le emissioni di scarico dei suoi veicoli
Toyota Motor pagherà una multa di 180 milioni di dollari per violazioni di lunga data del Clean Air Act. Si tratta della più grande sanzione civile mai imposta per una violazione dei requisiti federali di segnalazione delle emissioni. Dal 2005 al 2015 circa, la casa automobilistica mondiale ha sistematicamente omesso di segnalare i difetti che interferivano con il modo in cui le sue auto controllavano le emissioni di scarico, violando gli standard progettati per proteggere la salute pubblica e l’ambiente dagli inquinanti atmosferici nocivi. La Toyota ha accettato di non contestare la multa.
L’Italia riconosce i migranti climatici
Quando nel 1951 venne approvata la Convenzione di Ginevra, si stabilì che la condizione di rifugiato venisse riconosciuta a chi si trovava costretto ad attraversare una frontiera internazionale “a causa del timore fondato di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per un’opinione politica”. Questo ha inevitabilmente generato un notevole ritardo nella gestione del fenomeno da parte dei singoli Paesi, che nella maggior parte dei casi hanno considerato i migranti climatici alla stregua di quelli economici, riservandosi dunque la facoltà di respingerli. Lo scorso dicembre invece l’Italia ha finalmente riconosciuto i migranti climatici.
Studi e report
Tutti i decessi legati all’inquinamento delle città
La rivista The Lancet Planetary Health ha stimato la percentuale di decessi annuali prevenibili a causa dell’inquinamento atmosferico in quasi 1000 città in Europa. La riduzione dell’inquinamento atmosferico alle concentrazioni più basse misurate potrebbe prevenire 124.729 morti all’anno per l’esposizione a PM2,5 (polveri sottili) e 79.435 morti all’anno per l’esposizione a NO2 (biossido di azoto). Il più alto carico di mortalità PM2,5 è stato stimato per le città della Pianura Padana (Italia settentrionale), Polonia e Repubblica Ceca. Il carico di mortalità per NO2 più elevato è invece stato stimato per le grandi città e le capitali dell’Europa occidentale e meridionale. Per l’Italia le due città in testa alla classifica di morti premature legate all’inquinamento da PM2.5 sono proprio due città italiane, Brescia e Bergamo, mentre le città italiane in cui l’inquinamento da NO2 colpisce di più sono Torino (al terzo posto) e Milano (al quinto).
Fonte: The Lancet Planetary Health
L’Africa discarica mondiale dei rifiuti elettronici
53,6 milioni di tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono state prodotte a livello globale nel 2019. A stimarlo è il Global e-waste monitor, che evidenzia anche come ad essere riciclati sono solo il 17% di questi rifiuti. A rimetterci più di ogni altri sono, ancora una volta, i Paesi in via di sviluppo. Come accade per la plastica, che i Paesi più ricchi – in primi gli Stati Uniti – esportano prevalentemente verso l’Asia, così accade anche per i rifiuti elettronici. In una recente lettera di denuncia, i ricercatori Ifesinachi Okafor-Yarwood e Ibukun Jacob Adewumi denunciano l’esistenza di una vera e propria forma di razzismo ambientale legata allo smaltimento dei Raee. Gli studiosi insistono sull’urgenza di ratificare la Convenzione di Bamako, adottata dai Paesi africani proprio con l’intento di proibire l’importazione e il movimento transfrontaliero di materiali pericolosi e invitano le Nazioni Unite a riconoscere lo scarico di rifiuti pericolosi come una violazione dei diritti umani.
A che punto è l’Italia con lo smaltimento dei rifiuti nucleari
Il 5 gennaio 2021 Sogin, l’azienda pubblica italiana che ha il compito di smantellare le centrali e di mettere in sicurezza le scorie nucleari, ha pubblicato la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee al deposito dei rifiuti nucleari (Cnapi). Sono 67 e si distribuiscono tra Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia e Sardegna. La pubblicazione della Cnapi ha sollevato critiche da parte dei territori coinvolti, che segnalano come la presenza di questi depositi costituirebbe un pericolo per la biodiversità e un danno in termini paesaggistici. Dall’altra parte però c’è in gioco anche la normativa europea, che richiede all’Italia l’attivazione di queste aree per non incorrere in ulteriori sanzioni, rispetto a quelle già ricevute per il ritardo nell’adempimento di tale programma.
Oltre un milione di barriere ostacolano i fiumi europei. E non sono solo grandi dighe
I corsi d’acqua di 147 fiumi in 36 Paesi europei sono frammentati da barriere di piccole dimensioni. Strutture obsolete, briglie, rampe, guadi, chiuse e tombinature, che interrompono la continuità del fiume e mettono a rischio la biodiversità. Il consorzio Amber, Adaptive management of barriers in european rivers, di cui fa parte il Politecnico di Milano, le ha mappate e monitorate, pubblicando gli esiti sulla rivista Nature. Più di 1,2 milioni di barriere ostacolano i corsi d’acqua mettendone a rischio la biodiversità. Secondo i dati raccolti, la maggioranza delle barriere, circa il 68% del totale analizzato, è di dimensioni ridotte e inferiori ai due metri. “Siamo portati a ritenere che siano solo le grandi dighe ad ostacolare l’alveo dei fiumi e ad avere impatti sull’ambiente, non è così. Il nostro studio mette in evidenza che milioni di piccoli sbarramenti hanno sulla biodiversità gli stessi effetti delle grandi opere,”, spiega Andrea Castelletti, responsabile del Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano, ateneo che aderisce ad Amber.
Clima, minaccia esistenziale per l’uomo: i rischi per il 2021
È uscito il nuovo Global Risks Report 2021, la sedicesima edizione dell’analisi annuale del World Economic Forum. Il documento ripercorre le turbolenze del 2020, tra pandemia, recessione economica, agitazioni politiche e una crisi climatica in continuo peggioramento. Sul fronte degli impatti il rischio rappresentato dalle malattie infettive è ora al primo posto dal 10° della scorsa edizione. Nonostante la pandemia abbia ricadute importanti, però, le questioni legate al clima e all’ambiente continuano a occupare gran parte della lista dei rischi, sia per impatto che per probabilità. Il Global Risks Report 2021 descrive questi temi come “una minaccia esistenziale per l’umanità”.
Buone pratiche
I nuovi sistemi di illuminazione Oled per l’agricoltura del futuro
Favorire la crescita di piante in ambienti chiusi attraverso l’utilizzo di una illuminazione di nuova generazione progettata per aumentare il comfort delle persone e risparmiare energia. È quanto si propone il progetto Isaac (Innovativo Sistema illuminotecnico per l’Allevamento di vegetali in Ambienti Chiusi e per migliorare il benessere umano), finanziato dal ministero dello Sviluppo Economico e avviato presso il Centro Ricerche Enea di Portici, dove si stanno sperimentando per la prima volta sulle piante sistemi di illuminazione basati su sorgenti Oled (Organic Light Emitting Diode). Dai primi test è emerso come l’illuminazione Oled con luce diffusa e a spettro bianco con tonalità calda abbia risvolti positivi sulla crescita delle piante e sul loro metabolismo secondario.
Catturare i gas serra, l’ultima sfida delle aziende
Un numero crescente di aziende sta investendo nella cosiddetta rimozione del carbonio ingegnerizzata, ad esempio utilizzando ventole giganti per estrarre l’anidride carbonica dall’aria e intrappolarla. Occidental Petroleum e United Airlines stanno investendo in un grande impianto di “cattura diretta dell’aria” in Texas che utilizzerà ventilatori e agenti chimici per rimuovere l’anidride carbonica dal cielo e iniettarla sottoterra. Stripe e Shopify, due società di e-commerce, hanno iniziato ciascuna a spendere almeno 1 milione di dollari all’anno in start-up che lavorano su tecniche di rimozione del carbonio, come il sequestro del gas nel calcestruzzo per gli edifici. Microsoft annuncerà presto piani dettagliati di pagamento per rimuovere un milione di tonnellate di anidride carbonica. Molte tecnologie di rimozione del carbonio rimangono troppo costose per un uso diffuso, spesso costano 600 dollari o più per tonnellata di carbonio. La speranza, dicono le aziende, è che i primi investimenti possano aiutare a ridurre i prezzi verso qualcosa di più appetibile, come 100 dollari per tonnellata o meno. Ma ci sono anche dei rischi. “La rimozione del carbonio”, ha affermato Jennifer Wilcox, uno dei massimi esperti di tecnologia presso l’Università della Pennsylvania, “ha un ruolo da svolgere, in particolare per i settori che sono molto difficili da decarbonizzare, ma non dovrebbe essere una scusa per tutti per continuare a emettere gas serra indefinitamente”.
Contatori intelligenti per monitorare i consumi idrici in casa
Fornire al consumatore informazioni dettagliate sui propri consumi idrici in casa per individuare eventuali malfunzionamenti e consentire un possibile risparmio. È questo l’obiettivo di Idro Smart Meter, il nuovo contatore intelligente brevettato da Enea per integrare in una Smart Home anche i dati sull’acqua, oltre a quelli su elettricità e gas. Idro Smart Meter prevede una componente “hardware” da installare al posto (o subito a valle) del contatore dell’acqua preesistente e un’altra software implementata su una piattaforma cloud, dove risiedono i programmi di calcolo e vengono integrate le informazioni provenienti anche dagli altri contatori presenti nell’abitazione.