Tutti insieme sospettosamente: la maxidelegazione del centrodestra che sale domani da Sergio Mattarella si spiega con il rigido e reciproco marcamento a uomo (e a donna) come raramente si è visto nelle consultazioni al Quirinale.
E poiché, come dice il saggio, la diffidenza più che sfiducia preconcetta è prudenza lungimirante, nello studio presidenziale i commessi di sedie dovranno aggiungerne parecchie visto che accanto ai leader di Lega e FdI, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, occorre fare posto ad Antonio De Poli dell’Udc, a Giovanni Toti di Cambiamo e a Maurizio Lupi di Noi per l’Italia.
Quanto a Forza Italia, dovrebbe esserci l’eterno vice, Antonio Tajani, anche se non è del tutto esclusa la presenza di Silvio Berlusconi. Ringalluzzito dalla candidatura al Colle lanciata inopinatamente dal capo del Carroccio, l’ex Cavaliere potrebbe, chissà, considerare augurale e propizio l’invito a palazzo. Anche se è evidente a tutti che l’esca salviniana è stata lanciata nella speranza che l’ex Cavaliere nel baloccarsi con i sogni quirinalizi – resi meno impossibili da un Parlamento dominato dalla destra – si uniformasse alla richiesta di elezioni anticipate, piantandola con la solfa dell’unità nazionale. Anche qui classica difesa a uomo, ma anche a zona dal momento che dopo Mariarosaria Rossi e Andrea Causin possono esserci altri senatori forzisti in libera uscita verso i Responsabili, e dunque verso Giuseppe Conte.
Detto che pure Salvini e Meloni hanno le loro buone ragioni per non perdersi di vista, impegnati come sono a strapparsi i voti nello stesso serbatoio elettorale populista e sovranista, ci vuole un cuore di pietra per non essere toccati dal crudele destino dei cespugli centristi. I vari Toti e Lupi che al cospetto del capo dello Stato saranno costretti a chiedere il voto subito, e dunque la loro molto probabile scomparsa dai radar parlamentari. Con lo stesso entusiasmo, immaginiamo, dei capponi che fremono per anticipare il pranzo di Natale. Sicuramente meno astuti dell’Udc Lorenzo Cesa, che all’autolesionismo preferisce il darsi indagato.