L’aereo è atterrato intorno alle 3 di notte a Fiumicino. A bordo un solo passeggero: Matteo Renzi. Grazie a quel volo ‘executive’ operato da una compagnia privata Matteo Renzi ha potuto presentarsi rapidamente a Roma per andare oggi all’incontro con Mattarella. Per evitare polemiche sulla mancata quarantena e sui rischi per il capo dello Stato che lo riceverà, Renzi si sottoporrà stamattina al tampone. Polemiche più forti potrebbero essere sollevate dal soggetto che ha pagato il volo: il FII, Future Investment Initiative Institute, una Fondazione saudita creata all’inizio del 2020 per decreto dal Re dell’Arabia Saudita, Salman bin Abd al-Aziz Al Saud.
La questione ‘volo gratis’ va inserita nei rapporti che Matteo Renzi definisce senza imbarazzo di ‘amicizia personale’ con il vero leader saudita, il 35enne principe ereditario Mohammad bin Salman, per tutti “The Crown Prince” o MBS. Teoricamente il vicepremier. Di fatto è il figlio del re premier a comandare. Ed è MBS che ha ideato le conferenze del FII Future Investments Initiative.
Matteo Renzi era in Arabia, come svelato dal Domani, per partecipare alla quarta conferenza annuale FII, la cosiddetta Davos nel deserto, dal nome della città svizzera teatro del forum mondiali dell’economia. Tutto parte nel 2018 con un debutto funestato dalle defezioni per l’omicidio efferato di Jamal Khashoggi, il 2 ottobre 2018. Il corpo dell’opinionista saudita che scriveva anche sul Washington Post non fu mai trovato. Khashoggi fu attratto in una trappola, sequestrato ucciso e – secondo le cronache dell’epoca – sezionato, cioè tagliato a pezzi, nell’ambasciata saudita di Instanbul. La fidanzata Hatice Cengiz nel dicembre 2019 venne a Roma per chiedere all’Italia di prendere una posizione più netta. Quando, nel maggio 2020 i figli di Jamal Khashoggi hanno perdonato gli assassini, Hatice Cengiz ha twittato: “Jamal è stato ucciso all’interno del consolato del suo Paese mentre prendeva dei documenti per il nostro matrimonio. Gli assassini sono venuti dall’Arabia Saudita con l’obiettivo premeditato di adescarlo, tendergli una trappola e ucciderlo. Noi non perdoneremo gli assassini né quelli che hanno ordinato l’omicidio”. Poi ha presentato una denuncia alle autorità Usa contro il principe MBS e altri funzionari a lui vicini per chiedere i danni. Il processo saudita chiuso con cinque condanne a morte poi commutate in pene detentive di 20 anni per molti è stato una farsa.
Non per Renzi. L’ex premier deve aver creduto alla versione di MBS che si proclama all’oscuro di tutto. Dopo l’omicidio Khashoggi ha partecipato agli eventi del FII e nel 2020 è entrato nel board della neonata fondazione infischiandosene delle polemiche. Oneri e onori: quando Renzi ha fatto presente la sua esigenza di rientrare velocemente in Italia non ha dovuto cercare un volo anticipato.
In qualità di membro del board ha usufruito di un ‘benefit’ incluso nel suo status. Stando a quel che Renzi stesso ha raccontato a chi gli chiedeva stupito del rientro con volo ‘privato’, non c’è stato un pagamento per il singolo volo. Esisterebbe una sorta di ‘diritto’ del membro del board FII a volare da e verso casa attingendo a questo ‘monte ore’.
Non tutti gli speaker hanno questo privilegio. Solo i membri del board. Le conferenze si svolgono da quattro anni. Però solo un anno fa il regime saudita ha creato la Fondazione.
L’amministratore delegato è il pubblicitario francese Richard Attias, marito di Cecilia, ex moglie dell’ex presidente francese Sarkozy. Attias con Renzi ha scritto anche un saggio pubblicato sulla rivista della Fondazione. Il presidente del board è Yasir Al-Rumayyan, governatore del fondo sovrano saudita PIF Public Investment Fund, un ‘giocattolino’ con un valore netto di 360 miliardi di dollari. Poi ci sono la principessa Reema Bint Bandar Al Saud, Mohamed Alabbar, il Professore Tony Chan, l’imprenditore americano e futurologo Peter H. Diamandis, il professor Adah Almutairi.
Al primo evento, nell’aprile del 2020, in piena pandemia, Renzi ha lanciato l’idea del nuovo rinascimento contro la nuova pandemia. In occidente si è ‘rivenduto’ il Nuovo Rinascimento già con la Merkel nel 2014 con la Pixar nel 2015, con Macron nel 2019 ma Attias e il board hanno battezzato così il quarto convegno FII, il primo della Fondazione. Renzi per fornire le sue visioni e il suo nome al board del think tank saudita è pagato 80 mila dollari all’anno che includono i gettoni di presenza. Sui compensi paga le tasse in Italia e a chi gli parla di conflitto di interesse (FII si occupa per esempio di intelligenza artificiale e altri settori nei quali possono esserci interessi italiani contrastanti con quelli sauditi) Renzi risponde: “Evito di occuparmi di temi simili e resto sulle grandi questioni”. Inoltre l’ex premier è convinto che il rapporto personale con MBS e quello formale con FII siano medaglie da vantare e non relazioni imbarazzanti per un politico. Agli eventi partecipano grandi nomi come l’ex premier australiano Kevin Rudd, il manager di Blackrock Larry Fink e l’ex Ad Ferrari Jean Todt. Però va detto che quasi sempre i manager sono in carica mentre i politici sono usciti davvero dalla scena.